Sembra che l'intervista del nuovo Direttore Generale di Banca Carim dr. Scardone, apparsa recentemente su Il Resto del Carlino, abbia suscitato un dif
Sembra che l’intervista del nuovo Direttore Generale di Banca Carim dr. Scardone, apparsa recentemente su Il Resto del Carlino, abbia suscitato un diffuso interesse stando anche alla larga partecipazione al convegno “Rinnova Rimini” avente a tema l’individuazione delle opportunità tecniche, progettuali, fiscali e creditizie per la rigenerazione urbana, al quale lo stesso Direttore è intervenuto.
Nella circostanza il Direttore, rivedendo in parte le sue precedenti dichiarazioni a proposito dell’erogazione del credito a quei settori (edilizia nel caso di specie) che hanno creato problemi alla Banca, assicura che il piano industriale in fase di elaborazione terrà conto delle proposte emerse durante il convegno, convinto che “senza la ripresa del settore edilizio non ci sarà ripresa reale”. Anticipa la nuova mission della Banca, che non sarà più banca del “territorio” (quella che da sempre ha legato il proprio sviluppo e la propria crescita al progresso complessivo dell’economia locale, sia pure con pregi e difetti), ma banca di “prossimità” aperta alle aziende innovatrici, al terzo settore e a progetti di espansione e diversa da quella attuale. C’è già chi si domanda se basterà il cambio di denominazione per perseguire lo scopo.
Alle voci che si sono alternate durante il convegno ha fatto da contrappunto il silenzio della Fondazione Carim, nessuno dei cui alti rappresentanti risulta avervi presenziato. Assente anche il Presidente Pasquinelli, forse impegnato a curare in altre sedi gli interessi della Fondazione?
Eppure non più tardi del 20 ottobre scorso, durante l’assemblea generale dei soci, Pasquinelli si è compiaciuto di disegnare il nuovo corso dell’Istituto che egli presiede, specialmente rivolto a “mettere in moto dinamismi che possano coinvolgere altri soggetti e risorse e creare un più ampio effetto leva per la crescita del territorio”.
L’occasione per informare un uditorio attento e competente sarebbe stata eccezionale. Il disegno è indubbiamente interessante, ma non è dato di sapere se sia stato anche soltanto abbozzato.
In ogni caso il Presidente Pasquinelli potrebbe prendere spunto dall’intervista del Prof. Gardini (Il Resto del Carlino del 18 novembre scorso) e farsi promotore di un piano di interventi integrati in grado di riavviare lo sviluppo, affinare la cultura d’impresa e creare valore per tutti gli stakeholders, da realizzarsi mediante accordi di programma tra le Categorie economiche e le Istituzioni territoriali, in sinergia con il Piano Strategico di cui l’Amministrazione Comunale si è già dotata.
Tutti gli attori beneficerebbero di ritorni positivi:
1) la macchina comunale troverebbe in quel piano l’ispirazione per la definizione di coerenti strumenti urbanistici e per introdurre procedure amministrative che riducano, fino ad eliminarli, gli ostacoli burocratici a tutto vantaggio delle iniziative imprenditoriali; 2) la Banca opererebbe in un contesto di rischio controllato salvaguardando al contempo quella caratteristica di banca territoriale connaturata alla sua struttura proprietaria;
3) la Fondazione tutelerebbe il valore del proprio asset principale (ancorché ne sia prevista la parziale obbligata cessione), proseguirebbe con maggiore convinzione il percorso iniziato dai fondatori ed inoltre, quale socio di riferimento, potrebbe chiedere ed ottenere dal Fondo interbancario gestito all’interno di Banca d’Italia quegli aiuti a sostegno della stessa Banca che altri similari Istituti bancari in crisi (Cariferrara, Banca delle Marche, Popolare Etruria, Carichieti, per esempio) sono prossimi a ricevere. Qualora ne sussistessero le condizioni e non l’avesse ancora fatto, vi sarebbe da dubitare sulla influenza della Fondazione e di chi la rappresenta negli ambiti del sistema bancario in cui si assumono le decisioni e confermerebbe che una guida più competente avrebbe forse anche potuto scongiurare un commissariamento lungo e stressante che ha riconsegnato la Banca più debole e meno patrimonializzata (si osserva che a quel Fondo, alimentato da tutte le banche, contribuirà paradossalmente anche Banca Carim la quale, per salvarsi a suo tempo, ha dovuto fare appello ai propri azionisti);
4) i piccoli azionisti si riappacificherebbero con la loro Banca, nella speranza di godere finalmente dei frutti del loro investimento.
Alfonso Vasini (socio Fondazione Carim)
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