Mercato coperto: dov’è l’interesse pubblico?

Mercato coperto: dov’è l’interesse pubblico?

In una città sempre più silente di fronte a decisioni politiche della massima importanza dal punto di vista sociale, economico e culturale, c'è chi esce dal mutismo e tenta una valutazione sul "chi perde" e "chi guadagna" con la costruzione della nuova struttura di via Castelfidardo.

A Rimini per vari motivi si è silenziato il “Nautofono” della nebbia al porto. Così pure l’amministrazione comunale è riuscita a sviluppare quella nebbia e ad ottenere il mutismo della “Città”, ormai afona su tutto e priva di confronto. Muta anche di fronte a opere che gridano “scandalo”, come, da ultimo, l’intervento programmato nel Mercato Coperto a ridosso del Tempio Malatestiano.
A proposito, facciamo il gioco della lavagna: una riga in mezzo, da un lato scriviamo “chi perde” e dall’altro “chi guadagna” in questa partita.

Chi perde:
la città nel suo insieme, Rimini, perché si ricostruirà a ridosso del “Duomo” e della più antica Biblioteca pubblica (ora rudere!), una costruzione che, anziché valorizzare questi beni culturali, ne limiterà l’importanza storica e artistica, alla faccia della capitale della cultura, chiacchere molte sostanza poca, come comprova anche questa circostanza;
i commercianti, agricoltori e pescatori del mercato coperto, i quali verranno nel tempo a pagare un canone incrementato, più “salato”, quindi con una ripercussione sui prezzi finali;
i consumatori, che vedranno condizionare le loro spese dai costi aggiuntivi;
il Comune (noi tutti, cittadini), quindi l’ente pubblico, dovrà pagare un affitto (nella sua proprietà) per il Centro per l’impiego (cosa c’entrano con le attività commerciali questi uffici che possono trovare locazione in uno stabile apposito?), un ufficio pubblico dislocato in un luogo di difficile accesso per i fruitori visto che i parcheggi non verranno realizzati perché una norma edilizia (fatta dal Comune) permette ciò.

Chi guadagna:
la Società che realizzerà l’intervento, che potrà contare anche sugli affitti (che in parte pagherà sempre il Comune) e sugli oneri che andrà a incamerare così come previsto dallo schema di convezione pattuito con il Comune;
la grande distribuzione (avendo le spalle più grandi!) che potrà nel tempo “prevalere” sui piccoli commercianti.

Alcune considerazioni
La realizzazione del complesso commerciale “Le Befane” ha creato lo spopolamento delle attività commerciali nel Centro Storico, quando nell’accordo con il Comune c’era un impegno economico finalizzato alla realizzazione di parcheggi per cercare di bilanciare in parte le necessità di questo servizio a favore dei fruitori dei negozi del Centro. Incassati i soldi (qualche milione di euro) i parcheggi non sono stati realizzati, anzi in molte realtà sono stati eliminati (Piazza Malatesta, zona Arco d’Augusto, via Bastioni, ecc.). Ora, con la nascita del nuovo Mercato Coperto (considerati i prezzi di affitto e altre condizioni come da convenzione) si continuerà sul solco della desertificazione perché il risultato sarà quello di far morire le attività commerciali rimaste lasciando libero campo solo alla grande distribuzione. Questa è una considerazione e non una dichiarazione di guerra alla grande distribuzione, l’importante è che tutti ne siano consapevoli e non si piangano poi lacrime di coccodrillo.
Le associazioni dei commercianti e produttori non dicono nulla a riguardo dei propri associati? Aspetteranno forse, come è successo dopo la realizzazione delle Befane, per dichiarare poi che loro hanno detto e fatto tutto il possibile e la responsabilità è solo di altri!

Proposte
Fatta la fotografia della situazione occorre anche indicare una proposta utile ad avviare un ragionamento funzionale al coinvolgimento della città, e non “prendere o lasciare” come va di moda oggi e come se fosse una proprietà privata e non pubblica.
Dal momento che l’amministrazione comunale ha intenzione di realizzare il nuovo mercato coperto, allora sarebbe opportuno individuare il sito più adatto (tipo piazzale Gramsci) con una accessibilità e parcheggi appropriati. L’attuale collocazione era stata identificata oltre 60 anni fa, e già erano stati indicati dei problemi, adesso la città è cambiata in modo sostanziale e per questo occorre rispondere ai bisogni attuali di accessibilità, mobilità, viabilità, servizi e parcheggi. Tutto in un contesto più grande, di un’area molto più ampia, che soddisfi varie esigenze: il trasferimento del Ceis, il recupero e la valorizzazione dell’Anfiteatro romano, l’area delle Ferrovie.
Questo sarebbe ciò che il buonsenso reclama e nella logica del “buon padre di famiglia”, ma che anche la buona politica richiederebbe. Eppure per Rimini sembra troppo, tenuto conto come si governa la città, “a francobollo” e senza visione, anziché programmando ed avendo come orizzonte un contesto più ampio.
Come si dice: ci fai o ci sei? A voi decidere.

Giulio Grillo

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