Metromare fino alla Fiera: gli impatti su verde, traffico ed espropri

Metromare fino alla Fiera: gli impatti su verde, traffico ed espropri

Siamo solo al progetto di fattibilità, che comunque permette di comprendere cosa comporterà "calare" quei 4,2 chilometri della nuova tratta nella città. E poi c'è la tempistica, da brividi: dovrà essere tutto finito entro il 2026.

Gennaio 2020. Arriva a Rimini l’allora ministra alle Infrastrutture, Paola De Micheli, e ad accoglierla e condurla in una affollata conferenza stampa ci sono il sindaco Gnassi, l’assessora Roberta Frisoni, il presidente della Provincia Riziero Santi.
«La tratta del Metromare “Rimini stazione-Rimini Fiera” si farà», scrivono i giornali e «l’obiettivo è di far partire i cantieri entro l’anno e per la realizzazione ci vorranno tra i due e i tre anni». Quindi secondo quell’annuncio quest’anno avremmo dovuto spostarci dalla stazione alla Fiera con il bus elettrico.

I pianificatori spiegavano tutto per bene: pochi espropri, «solo di pochi frustoli, in quanto il tracciato si svilupperà sostanzialmente sull’asse viario esistente». Già, l’asse viario esistente, quello che prevedeva l’attraversamento della città in uno dei tratti più congestionati e problematici: da piazzale Cesare Battisti a viale Matteotti, XXIII Settembre, via Emilia. Ma era quella la scelta, all’epoca indiscutibile e difesa contro ogni ragionevole dubbio dagli amministratori in carica (alcuni dei quali sono lì anche oggi) nonostante le tante voci critiche che si levarono, a partire da quella delle forze politiche di minoranza.
Tre anni dopo, oltre a non avere, ovviamente, la nuova linea del Metromare, non abbiamo nemmeno lo stesso progetto. È cambiato tutto. E nei documenti ufficiali si legge che il tracciato sul quale puntarono, testardamente, gli amministratori comunali, presentava enormi «criticità».

Ma gli errori si pagano quanto meno in termini di anni buttati via. Alla fine la giunta è stata costretta (rimangiandosi chilometri di dichiarazioni e annunci alla stampa) a rispolverare il tracciato già noto dal 2009, quello che corre in adiacenza alla linea ferroviaria Bologna–Ancona, che secondo i tecnici non presenta tutte le controindicazioni di quello sposato, non si sa bene perché, dalla giunta Gnassi. Anche il ritorno al passato non è però indolore. I documenti allegati al progetto di fattibilità tecnica ed economica del nuovo tracciato lo fanno chiaramente capire.

I costi. I 9,8 chilometri inaugurati nel 2019 tra le stazioni di Rimini e Riccione sono costati, così ci hanno assicurato, 92 milioni di euro. I 4,2 chilometri necessari per collegare piazzale Cesare Battisti alla Fiera (meno della metà rispetto al primo tratto), con sei fermate intermedie, ne costeranno oltre 60 di milioni e lo Stato centrale ne metterà 49.

Alberi da abbattere. Il verde esistente sarà decimato, anche se è vero che nell’ipotesi del percorso attraverso le Celle le cose sarebbe andate peggio. Gli alberi interferenti con il tracciato restano tanti, decine e decine: platani, lecci, pini, querce, aceri, cipressi, varietà di carpino, eccetera. Solo nel primo tratto, nell’area antistante alla stazione ferroviaria e nei giardini Silver Sirotti, una ventina le piante che andranno giù. È prevista la cosiddetta compensazione arborea ma si sa come vanno le cose: prima le nuove piante che saranno messe a dimora dovranno attecchire e poi diventare grandi. Bisognerà comunque attendere la «fase progettuale successiva, progetto definitivo-esecutivo», per capire esattamente quanti e quali alberi esistenti interferiscono con il tracciato, «incaricando un tecnico abilitato per le analisi ed esami necessari, prima di procedere con le richieste di abbattimento o con l’eventuale espianto e trapianto».

La aree di sosta… mancano. «L’integrazione con il trasporto automobilistico privato, per incentivare l’interscambio tra autovettura privata e mezzo pubblico» necessita, «ai fini di indurre un benefico alleggerimento della pressione a cui è sottoposta la rete viaria soprattutto durante le manifestazioni fieristiche», che, «oltre a nuovi servizi con prestazioni elevate quanto a velocità commerciale e frequenze di passaggio, il modello TRC preveda anche uno specifico intervento non contenuto all’interno del presente progetto di riqualificazione del subsistema della sosta, orientato alla valorizzazione delle aree attualmente esistenti lungo l’asse principale in direzione Fiera e in generale al potenziamento dell’offerta di sosta lungo il tracciato prescelto». Il problema della sosta rimane dunque al momento irrisolto.

I cantieri e il loro impatto sul traffico. I lavori della seconda tratta Rimini FS – Rimini Fiera saranno suddivisi in 7 macrocantieri (a loro volta suddivisi in più cantieri). Il primo macrocantiere, dal capolinea della stazione ferroviaria fino al porto canale; il secondo, riguarderà la realizzazione del nuovo ponte sul porto canale; il terzo dal porto canale al deviatore Marecchia; il quarto riguarderà la costruzione del nuovo ponte sul deviatore Marecchia; il quinto dal deviatore a via Capelli; il sesto servirà per ricavare il nuovo sottovia di via Capelli e il nuovo sottopasso su cavalcaferrovia SS16; il settimo dalla SS16 alla Fiera di Rimini. Gli impatti sono già facilmente immaginabili. Un solo esempio. Il cantiere interessato dal nuovo ponte sul porto canale prevede inizialmente il senso unico in via Madonna della Scala, che successivamente verrà totalmente chiusa e poi riaperta ma con la chiusura di via Graziani. Poi, durante il varo dell’impalcato del ponte, saranno chiuse le strade sottostanti, in seguito riaperte.

Anche gli espropri saranno consistenti. Le aree da espropriare o da acquisire appartengono a privati, gruppo FS, Demanio, Comune. Tutta la documentazione relativa a questa fase progettuale è consultabile sul sito di Patrimonio Mobilità della provincia di Rimini.

Tempistica. È stata aperta la conferenza dei servizi, verranno raccolte le osservazioni e poi si passerà alla gara per scegliere chi metterà mano alla costruzione dell’opera. Quando ormai nella sostanza è tutto deciso si apre il cosiddetto “percorso partecipativo”, prima tappa il 6 aprile alle 20,30 al palazzo del Turismo. I fondi provenienti dal PNRR impongono tempi piuttosto rapidi: aggiudicazione dei lavori entro la fine del 2023 e Metromare ultimato entro il 2026. Una sfida da far venire i brividi, conoscendo i tempi che ha comportato la prima tratta, e considerando gli espropri, la redazione del progetto definitivo e il tracciato puntuale da elaborare.

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