Molo Street Parade: i numeri fasulli e lo sballo reale (che non può essere promosso dal Comune)

Molo Street Parade: i numeri fasulli e lo sballo reale (che non può essere promosso dal Comune)

L'amministrazione comunale dichiara alla stampa le solite 200mila persone all'evento sardoncini & dj. Ma negli atti ufficiali i dirigenti scrivono 100mila. E per la Questura sono ancora di meno. Di certo Gnassi spende quasi 60mila euro per la Molo. Ma quanto costa la sicurezza, ovvero l'impiego delle forze dell'ordine? E chi ci guadagna con questa manifestazione che somiglia a qualcosa a metà fra una discoteca dallo sballo assicurato e un rave party?

E’ passata un’altra Molo Street Parade, che ha cinto d’assedio la zona del porto fino a piazzale Fellini, ma anche Marina centro, lasciando a terra un tappeto di bicchieri e bottiglie scolate fino all’ultima goccia, ma anche tanti giovani che per rialzarsi hanno avuto bisogno di passare dall’ospedale da campo della Croce Rossa o dal pronto soccorso perché imbottiti di alcol e altre sostanze o colpiti dallo spray urticante prima di ritrovarsi alleggeriti di catenine, orologi, soldi. Tanti altri si sono fatti passare la sbornia da soli, distesi su un marciapiede o sulla sabbia. Un evento per il quale il Comune di Rimini continua inspiegabilmente a vantarsi, quando invece ci sarebbe da chiedere scusa alla città e interrompere la serie.

Numeri fasulli. Il “conta presenze” di palazzo Garampi si è inchiodato. Sono sempre 200mila. Può essere un numero credibile? In quello spazio non possono entrarci 200mila persone, a meno di non infilarle come i tranci di tonno nel vasetto che si compra al supermercato. Tanto è vero che secondo la Questura ce ne sarebbero stati 45 mila nella zona rossa e altrettanti nella zona esterna (lo riferisce l’Ansa). Meno della metà rispetto ai numeri dichiarati dal Comune. Almeno quelli dichiarati a favore dei media. Perché invece negli atti ufficiali (Determinazione Dirigenziale n. 1316 del 19/06/2017) si legge che “nel corso delle precedenti edizioni l’iniziativa ha visto la partecipazione di circa 100.000 persone appartenenti ad ogni fascia di età”. Che bisogno ha una amministrazione comunale di gonfiare il petto con numeri drogati, come farebbe un qualunque imprenditore della notte un po’ pataca per andare sul giornale?

Chi ci guadagna con la Molo?  Perché un’amministrazione comunale deve indossare panni che sono propri di chi di mestiere fa l’imprenditore del divertimentificio? “Dodici ore di musica, tutto esaurito continuo, 200 mila persone che si sono ‘date il cambio’ durante questo lunghissimo debutto dell’estate italiana”. Sono questi i toni del comunicato stampa ufficiale di palazzo Garampi. Col sindaco che stravede per “uno dei festival più di appeal d’Europa”. Sì, ma cosa lascia all’economia turistica di Rimini? Quanto costa in termini di sicurezza un evento che mette in strada (e in mare) diversi mezzi e un centinaio di agenti fra polizia di Stato, carabinieri, GdF, polizia municipale? Quanto costa in termini di impatto sulla città per residenti e turisti, spiagge, strade e cortili privati disseminati di tutto e di più, blocchi stradali e traffico impazzito, caos? Chi ci guadagna con la Molo Street Parade? In termini di ricettività alberghiera mancano cifre ufficiali e attendibili. Ma si sa che il pubblico della Molo è formato prevalentemente da giovani e giovanissimi. Secondo i dati diffusi lo scorso anno dagli organizzatori, la fascia 18-34 anni la fa da padrona e c’è addirittura un 20% fra i 13 e i 17 anni. Non è una “clientela” da hotel, e nei giorni che precedono la manifestazione si notano anche tanti ragazzi che dormono in tenda al mare o in altri luoghi della città. Ci guadagnano quindi quelle attività che insistono nella zona della Molo, e che probabilmente in una o due serate realizzano incassi record.

Il Comune sgancia quasi 60 mila euro. 39mila, come lo scorso anno, vanno al Consorzio Rimini Porto che tramite bando si è aggiudicato la realizzazione e l’organizzazione della Molo. Poi ci sono le spese per i servizi di sicurezza collegati all’evento. Perché “si rende necessario da parte dell’Amministrazione garantire la messa in sicurezza dell’evento, richiedendo pertanto:

  1. un servizio di ambulanza con assistenza medica, punto medico avanzato (PMA), rianimazione cardio-polmonare (BLSD) e trattamento del trauma grave (PTC),
  2. il servizio dei Vigili del Fuoco,
  3. il supporto dei volontari della Protezione Civile,
  4. il servizio di salvataggio in mare”.

Il primo servizio l’ha svolto Croce Rossa: 10mila euro (lo scorso anno la spesa fu molto più ridotta, 3.200 €). Il secondo (Vigili del Fuoco), è costato € 4.068, e così via. Il totale fa quasi 20mila euro (19.225,43). Complessivamente il Comune sfiora la spesa di 60 mila euro (senza contare i costi diversi, come l’intervento della polizia municipale ed altro). Un po’ più dello scorso anno, quando le spese per la sicurezza furono inferiori (€ 12.540).

Il “rave party” sotto l’ala della pubblica amministrazione è una contraddizione in termini. La Molo è un mix di musica martellante, potenti vibrazioni sparate dalle casse, luci laser, alcol e sostanze, uniti ad un’onda travolgente di persone che balla e si muove creando un magnetismo fin troppo coinvolgente. Ricrea all’aperto quel fenomeno ampiamente studiato, anche da esperti del Sert di Rimini, all’interno delle grandi discoteche della riviera soprattutto qualche decennio fa, ed anche dei rave party. La riviera romagnola, e Rimini su tutti, è stata crocifissa per le discoteche e lo sballo, il mondo della notte. Ora, scomparse ormai le discoteche, ci si ritrova l’amministrazione comunale nel ruolo di animatrice pubblica della notte. Quest’anno rischiando anche di incappare in qualcosa di serio. Ieri i titoli erano:  “Attacco al peperoncino tra la folla. Sfondata la ‘zona rossa’. Alta tensione, la polizia apre i varchi”. O anche: “Transenne sfondate e rapine con lo spray: panico e urla tra la folla”. E ancora: “Alcol, droga e traumi. Croce rossa in trincea, oltre 250 gli interventi”. Raccontano testimoni diretti che c’è stato un momento di panico alla Molo, quando fra spray e la “spaventosa pressione della folla” che si è mossa per entrare nella cosiddetta zona rossa, si sono temute conseguenze gravi. Fortunatamente è andato tutto bene, ma un evento di questa portata rischia prima o poi di presentare il conto.

Toglietemi tutto, ma non la Molo. Scrive oggi il Carlino, sempre bene informato degli umori del sindaco, che “la Molo street parade si rifarà, anche nel 2019 e negli anni a venire. E’ la ferma volontà del Comune di Rimini, che all’evento crede moltissimo e non vuole rinunciare nonostante sia il più complicato e difficile da gestire”. Se un’amministrazione comunale ha il dovere di motivare con dati di fatto la valutazione sulla bontà di un evento e non può accontentarsi di un atto di Fede(z), diverso è il discorso per uno che di mestiere fa l’imprenditore e gestisce locali di successo, come Lucio Paesani, che ha tutto l’interesse ad organizzare un evento del genere. E se sostiene che nonostante le spese (“il budget di quest’anno era di oltre 300mila”) la Molo deve continuare, significa che l’interesse è soddisfatto. Dopo di che l’interesse privato va “pesato” insieme a quello pubblico e nella decisione finale occorre tirare una riga sotto ai costi e ai benefici. Dice Paesani che «quando un evento, organizzato non all’interno di uno stadio ma all’aperto e in un’area così ampia, attira in un giorno solo così tante persone, ci può sempre essere fra loro il malintezionato. I rapinatori con lo spray al peperoncino non vengono solo alla Molo, o a Rimini…». Certo, ma perché deve essere il Comune a creare l’occasione a rapinatori, venditori abusivi, spacciatori (che già allietano abbondantemente le cronache quotidiane)? Ecco perché sarebbe bene che finisse subito il ruolo improprio del sindaco Dj, così come il contributo pubblico alla Molo.

 

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