Monsignor Lambiasi e la Chiesa che verrà

Monsignor Lambiasi e la Chiesa che verrà

Alla Fondazione Righetti il vescovo di Rimini ha tenuto ieri una lectio importante. Si è soffermato a lungo sul tema della crisi, interpretata con molta speranza. Ha sottolineato l'attualità della profezia di Ratzinger. E rispondendo ad una domanda ha detto: «Sento sempre più gratitudine verso il Signore per avermi aperto la strada di Rimini, mi sono sempre ritenuto uno dei vescovi più fortunati…». Nonostante i debiti.

«Adesso che sono a fine corsa, sento sempre più gratitudine verso il Signore per avermi aperto la strada di Rimini, che è una Diocesi fortunata, ed io mi sono sempre ritenuto uno dei vescovi più fortunati… con tutti i debiti che abbiamo… perché qui c’è qualcosa di più». Così ha parlato il vescovo di Rimini ieri pomeriggio in una conferenza pubblica ma molto “familiare”, organizzata dalla Fondazione Righetti, un dialogo fra amici, e proprio per questo mons. Lambiasi non ha badato troppo al protocollo e si è sentito libero di lanciarsi anche in qualche divagazione che in una cornice ufficiale forse avrebbe evitato. Ha pure scherzato, ad esempio abbassando il tono della voce quando ha fatto riferimento ai «debiti» della Diocesi, aggiungendo: “si è capito?”.
Tema impegnativo quello che gli è stato affidato: “La Chiesa che verrà».
Tutto l’intervento di oltre un’ora è stato dedicato alle quattro «ondate di evangelizzazione» che hanno caratterizzato la storia della Chiesa dalle origini ad oggi, individuando per ognuna di esse gli “attori” della evangelizzazione. Lambiasi ha dimostrato tutta la sua preparazione ed anche un’ottima capacità oratoria, comunicando argomenti difficili con un linguaggio comprensibile a tutti.
In estrema sintesi, la prima ondata, ha spiegato, è stata quella dei primi tre secoli del cristianesimo, dove i protagonisti della missione sono stati i cristiani e i vescovi, quasi tutti martirizzati.
La seconda è quella che ha avuto il suo epicentro nelle invasioni barbariche e fino al IX secolo, soffermandosi sulla quale ha posto l’accento sul ruolo giocato dai monaci, a partire da Benedetto da Norcia. Per trarne subito una lezione: «Si può dire che la Chiesa sia stata sempre in crisi, non c’è stato un tempo tranquillo nella storia della Chiesa, che convive con la crisi e la crisi diventa prodigiosamente fattore di crescita, di un radicamento più solido».
La terza ondata è stata quella dell’evangelizzazione dell’America, con protagonisti «i frati mendicanti», soprattutto i gesuiti e i francescani. La quarta è quella del tempo presente, imperniata sui laici.
A questo punto Lambiasi ha introdotto la «profezia di Ratzinger» (utilizzando una scheda che era stata consegnata ai presenti contenente il testo della profezia, la lettera a Diogneto, e una mappa dell’evangelizzazione secondo l’Evangelii Gaudium), ovvero quel discorso che tenne nel dicembre del 1969 rispondendo alla domanda su cosa sarebbe diventata la Chiesa in futuro. Parole davvero profetiche: «Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. In contrasto con un periodo precedente, verrà vista molto di più come una società volontaria, in cui si entra solo per libera decisione». E a proposito delle chiese costruite nella prosperità ed oggi spesso senza fedeli, Lambiasi ha annotato che «in Canada qualche anno fa si vendeva una chiesa al giorno» ed è sembrato un riferimento indiretto al dibattito in corso anche a Rimini sulla vendita degli edifici di culto.
Ma un Ratzinger poco più che trentenne rassicurava che «nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la Chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell’assistenza dello Spirito, che durerà fino alla fine. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica».
Lambiasi si è soffermato a lungo su questa pagina ratzingeriana, commentando che «quella che verrà sarà una Chiesa di lievito; noi non possiamo continuare ad ammassare farina se non abbiamo almeno un pugno di lievito. Non importa più quanti cristiani siamo, ma quali cristiani siamo».
Poi è stato il turno delle domande, e qui il vescovo si è sentito in dovere di togliere anche il minimo filtro formale (è stato in questa parte finale dell’incontro che ha fatto riferimento ai debiti).
«A me sembra che anche questa sia un’epoca benedetta della Chiesa. Il Signore non ci ha abbandonato». Quindi ha agganciato una serie di esempi riminesi: don Luigi Tiberti (è in uscita un libro che si occupa di questa figura di sacerdote nel mondo del lavoro), «una storia interessante» perché «ha vissuto il dramma del distacco del mondo operaio e lo ha fatto con una forza e un impeto» che hanno lasciato il segno. Poi don Oreste Benzi, il campo lavoro missionario («non ho trovato da nessuna parte un’esperienza così»), la fioritura dei movimenti ecclesiali, con una sottolineatura particolare su Comunione e liberazione («Rimini è un po’ una seconda patria di questo movimento»). Per concludere che «è tutto un pullulare di esperienze interessanti». In questo capitolo ha inserito anche il caso degli incontri che si tengono a Sant’Agostino per «aiutare a riscoprire la bellezza delle fede». Ed ha ricordato il modo in cui ha conosciuto don Giorgio Dell’Ospedale. «Io soffrivo quando ero a Latina per le feste parrocchiali», che erano un po’ l’esibizione di un quartiere, il cantante, eccetera. «Vengo a Rimini il 15 settembre 2007, e mi arriva una telefonata di don Giorgio dell’Ospedale, che mi invita ad una festa parrocchiale…». Ma fu una sorpresa, cioè l’incontro con una realtà viva: «Una festa preparata dai giovani della parrocchia durante tutta l’estate, permettendo di percepire la bellezza di una esperienza, rimasi incantato, e questo non accade solo a Riccione».
Il prossimo appuntamento della Fondazione Righetti, lunedì 14 novembre alle ore 17,30 (Aula Magna Maria Massani in via Cairoli 63) sarà con il prof. Stefano Zamagni: «Economia e politica nella stagione dei grandi cambiamenti».

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