Nel 1969 il comune di Rimini indisse un concorso e ad aggiudicarselo furono i due autori della composizione ceramica. Finì sulla parete esterna della scuola di via Pescara a Miramare. Ma che fine ha fatto? Se si pone la domanda sia dentro l'Istituto che a palazzo Garampi non si ottiene risposta. Bisognerà rivolgersi al nucleo tutela del patrimonio culturale della Benemerita?
Lungo tutto il Bel Paese ci sono diverse opere molto interessanti (realizzate grazie alla meritoria legge 717/49, detta del 2%) che identificano vari momenti e movimenti artistici nazionali. Dopo avere appreso che una composizione ceramica di cui si era persa memoria è dello scultore, caricaturista e medaglista riminese Guido Baldini (1933 – 1999), guardo sul web se ci siano altre sue realizzazioni artistiche visibili in zona.
Sul sito del Patrimonio Culturale dell’Emilia Romagna trovo immediatamente l’immagine di una ceramica che figura essere sistemata su una parete esterna di una scuola di Miramare. La didascalia riporta: “D’Augusta e Baldini risultano vincitori del concorso indetto dal Comune di Rimini nel 1969 […]”. La ceramica è dunque stata eseguita a quattro mani con D’Augusta (1938), valente artista istriano, riminese d’adozione.
La scultura mi piace, la voglio vedere subito e da vicino. In un attimo sono al 33 di via Pescara, ma rimango interdetto, a rimirare una parete vuota. Non resta neanche un velo, nemmeno una sbiadita impronta che ricordi la presenza dell’opera, come evaporata dal muro dell’istituto scolastico. Entro e domando spiegazioni in segreteria, ma nessuna delle persone presenti sa con precisione perché e da quanto tempo l’opera non faccia più parte del corredo scolastico. L’ambiente stimola l’apprendimento: imparo in un nanosecondo che anche la memoria è soggetta a evaporazione. Dunque… che stavo scrivendo…?
Ah! È legittimo ritenere che ogni amministrazione comunale, proprio perché siamo la nazione con il più importante patrimonio artistico del mondo, debba tenere traccia e sapere dove, come, quando e per quale motivo sia stata spostata un’opera d’arte. Preda di questo mio bizzarro presupposto, telefono all’Assessorato Lavori Pubblici, Edilizia Scolastica, Cura e Sviluppo dell’Identità dei Luoghi, Transizione Digitale. Che calca. Faccio presente che la scultura del ’69 sta marinando la scuola, forse da diversi anni, addirittura. Vorrei sapere se l’assenza sia “giustificata”. Come richiestomi, metto tutto per iscritto. Invio immediatamente una dettagliata e–mail. È il 12 di settembre. Mentre attendo con ansia l’istituzionale riscontro, telefono alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (Ra – FC e Rn) per sapere se l’opera D’Augusta/Baldini sia sotto la loro tutela, ma avendo questa meno di 70 anni, no, non lo è. Quanto al Settore Patrimonio Culturale Regionale (parlo anche con Bologna), svolge principalmente attività di censimento e valorizzazione delle opere frutto della “legge del 2%” collocate nei luoghi pubblici. Pertanto il comune di Rimini non è tenuto a comunicare alcunché all’organismo regionale. Nemmeno spostamenti, restauri o altro. Sono spiacenti di non poter essere d’aiuto, ma gentilmente, dietro mia richiesta, in un paio di giorni mi fanno avere due immagini che nel ’71 un loro fotografo scattò alla ceramica di Miramare. Con serafica semplicità, sarei portato a dedurre che il loro archivio funzioni a dovere e sappiano dove trovare le cose che cercano.
Tra telefonate, vari invii e un paio di «nessuna novità» via telefono dall’ufficio di segreteria dell’assessorato di cui sopra, quanto tempo sarà trascorso? E poi, il quesito posto è di quelli impegnativi? E ancora, se il comune di Rimini non deve rendere conto delle opere alla soprintendenza di Ravenna e neppure all’organo regionale più sopra citato, non sarebbe forse tra le sue prerogative giustificare ai cittadini o agli organi di informazione che lo richiedessero, l’assenza (temporanea?) di una scultura che per anni è stata su una parete, seppur quasi ignorata? Vedere una targhetta esplicativa accanto alle opere, càpita di rado.
Potrei capire, se fossimo a Tokyo, Giacarta o Città del Messico, megalopoli che insieme raccolgono più di 88 milioni di abitanti. Rimini, in definitiva è invece poco più che un paesotto di provincia che di bipedi (umani) ne conta circa 150mila. Parrebbe scontato che un quesito tanto elementare non debba richiedere tempi biblici. Invece fra quattro giorni, la “non risposta” della pubblica amministrazione ne compirà ben 60. Tra l’altro, dato che nella scia dei più noti colleghi di Torino, Firenze e Napoli, Jamil Sadegholvaad ha tenuto per sé l’assessorato alla Cultura, ne sa nulla? In totale assenza di notizie, non posso che rastrellare solo ipotetici scenari in merito alla misteriosa sparizione di Miramare:
gli assessori competenti, nonostante il ruolo ricoperto, non riescono in alcun modo a sapere dove sia l’opera;
la scultura, dopo la ristrutturazione della scuola che dicono essere avvenuta 7 o 8 anni fa, non è più stata rimontata e giace colpevolmente, insieme con (troppi) altri lavori artistici, in un deposito comunale;
la ceramica, andata rotta durante o dopo la defissione è stata smaltita come rifiuto speciale;
o forse è in restauro ed è stata messa in fila ad attendere diligentemente il proprio turno. Si avvisa tuttavia che l’opera “Due figure” di Pino Castagna (1932 – 2017) è decollata (senza prendere il volo) da quarant’anni;
come ultima ipotesi, può essere che la scultura sia stata còlta dalla perniciosa “sindrome di Gruau”, una rarissima dematerializzazione spontanea, senza colpevoli. Che dire? Per il lavoro D’Augusta/Baldini, di certo non si scorgono segnali rassicuranti. E forse non rimane che invocare la bacchetta magica della fata Smemorina.
Almeno la fata, la si troverà?
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