Nel turismo riminese tutta tattica e nessuna strategia: considerazioni da fine stagione

Nel turismo riminese tutta tattica e nessuna strategia: considerazioni da fine stagione

Il sasso nello stagno.

Anni fa a conclusione dell'estate ci si confrontava liberamente, mettendo da parte il politically correct, su ciò che aveva funzionato ma soprattutto sulle criticità. Tutto questo è diventato un tabù. Cosa è successo tra pubblico e privato? Lo spartiacque è stato il fallimento di Aeradria. Adesso il pubblico decide e il privato si adegua. Per accontentare la politica. Le associazioni di categoria sono una sorta di Democrazia cristiana del turismo. Da dove ripartire? Una lettera appuntita, per cominciare a guardare la realtà per quello che è.

Fino a qualche anno fa, il fine stagione era sempre stato l’occasione per fare alcune riflessioni a caldo, prima del sciogliete le file e delle vacanze autunnali. Libere riflessioni senza il limite del politically correct (qualcuno mi dovrà spiegare cosa s’intende per politica corretta?). Queste libere riflessioni avevano come tema ciò che aveva funzionato ma soprattutto le discussioni erano sulle criticità, sulle cose che non avevano funzionato e quindi potevano essere corrette.
Un pensiero comune nel turismo riminese era che la stagione era comunque andata male… un po’ per nascondere l’aspetto fiscale dei ricavi un po’ per scaramantica patacagine un po’ per l’indole romagnola di accettare continuamente nuove sfide.
Oggi fare queste riflessioni è quasi un tabù, l’unico commento ammesso è che comunque siamo stati bravi, grazie a tutti per l’impegno, come noi non c’è nessuno.
Perché è diventato vietato esprimere una critica?

Le ragioni sono diverse e partano da lontano, proviamo ad analizzare solo alcune.

– Rapporto pubblico-privato: il nuovo patto viene sancito con la nascita delle Legge 7 del 97. Per la prima volta si riesce a creare un circolo virtuoso tra risorse pubbliche e imprenditorialità privata. Per la prima volta la politica turistica guarda all’imprenditore e non alla sua appartenenza politica, l’attenzione è sull’oggetto e non sul soggetto. Addirittura, si parla di rapporto tra privato e pubblico, una piccola rivoluzione copernicana, per la prima volta si riesce a fare “Sistema”.
– Ignorantezza: il sistema turistico ha sempre dovuto lottare con questa caratteristica dell’imprenditore medio turistico romagnolo. “L’ignorantezza”, non è ignoranza, cioè condizione determinata dalla mancanza di istruzione o di educazione. Se così fosse non si spiegherebbero la ricchezza d’esperienze imprenditoriali e professionali nate in Romagna dagli anni 70 in poi. L’ignorantezza è una forma di pragmatismo che vuole eliminare tutto ciò che apparentemente sembra forma e non sostanza. Il vertice dell’ignorantezza nel turismo si è toccato con la drammatica vicenda di Aeradria: si è pensato all’essenziale, trovare risorse per fare quello che in tutta Italia è stato fatto per incentivare in modo virtuoso le compagnie aeree Low Cost a scegliere il nostro territorio. Contava unicamente trovare le risorse e la forma era solo un impedimento.
– Aeradria: il fallimento di Aeradria rappresenta uno spartiacque del rapporto tra pubblico e privato. Il sistema turistico non è più stato lo stesso, la storia la conosciamo tutti, nessuno che all’epoca faceva parte del “sistema turistico” può dirsi innocente o colpevole… eppure hanno pagato solo alcuni e solo privati, hanno pagato materialmente e da eroi sono diventati immediatamente dei paria. In quella circostanza è emersa la debolezza del sistema privato turistico romagnolo, da quel momento il rapporto tra privato e pubblico è diventato tra il pubblico e un privato assoggettato al pubblico. Da quel momento il privato, con la coda tra le gambe è tornato a guardare il proprio orticello e non è stato più capace d’incidere nelle politiche intercomunali, da quel momento il pubblico e la politica si sono riappropriati totalmente del sistema turistico. Da quel momento si è continuato a parlare di “Sistema” come un mantra, il pubblico decide e il privato si adegua, altrimenti non fa più parte del sistema.
– Uomini… e donne: oggi praticamente non esistono più figure manageriali in ambito turistico… da Promozione Alberghiera all’AIA. Negli altri territori, forse tranne Riccione, non è diverso, non ci sono più i Rossini in Confcommercio, i Bucci in Aia, gli Angelino in Promozione Alberghiera. Le decisioni sono prese da “finti” cda gestiti direttamente da alcune figure. Oggi nel privato prevale solo la tattica alla strategia, meglio, più che tattica direi scaltrezza, bravi nel vivere alla giornata, bravi nello scegliere con chi stare (chi comanda in quel momento storico). Altrimenti non si spiegherebbe come un privato, oltrettutto non del settore, con soli 600.000 euro sia riuscito ad acquistare un asset territoriale strategico come il nostro aeroporto (molto meno di quanto investito recentemente da una realtà turistica importante del territorio per sviluppare una impresa sugli integratori alimentari).
– Rapporto pubblico/politica-privato: e si torna da dove siamo partiti con la differenza che il rapporto non è più basato su cosa fare, qualsiasi attività imprenditoriale si dovrebbe basare su questo, ma è diventato un rapporto politico. Siamo tornati a 30 anni fa. Peggio, 30 anni fa il sogno dell’imprenditore turistico era che il pubblico, meglio la politica, non s’interessasse di turismo altrimenti faceva danni. Oggi invece il privato (che è ancora convinto che esista un “sistema”) ha accettato che l’unico attore protagonista del cosiddetto sistema turistico sia, nel bene e nel male, il pubblico. Tanto è che se qualche privato evidenzia criticità l’unico a risentirsene è l’assessore/sindaco di turno che parte con la telefonata/messaggio all’interessato: “ma tu ce l’hai con me?”. Il privato fa da contorno, elogiando l’operato del pubblico, se c’è qualche problema questo è solo a carattere nazionale. Trent’anni fa nessun rappresentante di categoria in ambito turistico aveva incarichi diretti dalla pubblica amministrazione, oggi invece è la politica a determinare direttamente e indirettamente i vertici di alcuni sindacati di categoria.

Le conseguenze:

1. Non siamo più capaci, come privati, d’incidere sulla realtà, peggio, non vogliamo neanche conoscere la realtà.
Siamo nel 2022, si parla di blockchain, metaverso, bigdata… Eppure non vogliamo sapere per esempio:

a. quanti alberghi sono veramente aperti in un determinato territorio?
b. Ogni anno quante sono le nuove gestioni, potrebbe essere utile per evitare i casi alla “Gobbi”.
c. Quanti hotel sono gestiti da proprietari e quanti dati in gestione.
d. Senza parlare delle analisi sui flussi turistici e sulla redditività delle imprese. Non sappiamo e non vogliamo sapere, in fondo ci basta conoscere il micro mondo che ci circonda.

2. Le poche scelte dei privati sono fatte per accontentare il pubblico, meglio la politica, vedere come è stata gestita l’unica novità turistica di questi anni, Visit Rimini.
Nata nel 2019, dopo una gestazione di oltre un anno, il progetto prevedeva la nascita di un nuovo soggetto a forte rappresentanza territoriale in grado di svolgere sei funzioni strategiche per un territorio a vocazione turistica, con finanziamenti comunali. Le funzioni sono le seguenti:

Loro la campagna social l’hanno fatta gratis.

Lascio ad ognuno di voi il giudizio sull’operato di questi tre anni. Il paradosso è che con il dramma chiamato pandemia c’erano tutte le condizioni per provare a costruire qualcosa di totalmente nuovo, si erano create le condizioni di avere assegnata una lavagna vuota che andava solo riempita, se qualcuno avesse avuto un pensiero o una strategia, invece il pensiero dominante dello scaltrismo è stato quello di …aspettiamo che passi questo momento, vediamo cosa fanno gli altri, cerchiamo nel mentre di risparmiare due risorse con la cassa integrazione e nel mentre facciamo due post sui social.
Anche Cap e Kazu sanno usare i social.
Finanziamento di questi tre anni, poco meno di 2 milioni di euro.

3. Individualismo: se non fosse per questo pubblico/politica, a Rimini, non esisterebbero più nel turismo delle realtà aggregative come le associazioni di categoria o come Promozione Alberghiera, veri attori nel bene e nel male di queste tre decadi. Attenzione, sarebbe un errore individuare in queste realtà la causa dei mali turistici riminesi attuali, sicuramente sono
soggetti vecchi e fermi su stessi, la leadership è sempre la stessa da 30 anni, sono la Democrazia Cristiana del turismo, la rendita di posizione è evidente. Eppure continuano ad esercitare un ruolo di riferimento in mancanza di un pensiero alternativo. Non esiste un soggetto capace di contrastare questa mediocrità, siamo tornati all’individualismo, al si salvi chi può o a chi è più furbo… in sintesi esiste solo un “Sistema di regime” incapace di autogenerare i leader di domani.

Per concludere questa breve analisi: siamo di fronte a cambiamenti epocali nel turismo, il tema della redditività dell’impresa turistica, il tema del lavoro, le nuove abitudini, l’incidenza di fatti estranei ma ormai quotidiani, vedi pandemia e guerre vicine, ma non abbiamo mezza strategia per contrastarli.
E allora da dove ripartire? Personalmente proverei a ripartire da tre elementi.
Primo, con coraggio vedere la realtà per quello che è, fare un reale check up del nostro prodotto turistico, con dati veri a 360 gradi sia nel settore alberghiero che extralberghiero.
Secondo, tornare a confrontarsi a fine stagione in modo libero, partendo dalle tante criticità, un confronto non tra tifosi ma tra persone/imprenditori che hanno care le proprie aziende e quindi il territorio che occupano. Una cosa che ho imparato nel turismo è che se le cose vanno bene o vanno male il più delle volte non dipende dal pubblico, dalla Confcommercio, da Promozione Alberghiera, dalle associazioni degli albergatori.
Terzo, ricostruendo un rapporto tra privato e pubblico, soprattutto per quanto riguarda gli strumenti urbanistici.

Un albergatore

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