No ai professionisti della politica: mons. Lambiasi a Santarcangelo ha inaugurato gli incontri sul bene comune

No ai professionisti della politica: mons. Lambiasi a Santarcangelo ha inaugurato gli incontri sul bene comune

"Il vero politico dimostra competenza e professionalità senza mai diventare un 'professionista della politica'. Se è giovane e disoccupato, si troverà prima un lavoro e solo dopo si impegnerà in politica". Parola del vescovo di Rimini, che ieri sera nel teatrino della Collegiata ha tenuto il primo degli incontri su bene comune e pace sociale. Provate a immaginare se il suo ammonimento dovesse diventare legge: molti degli attuali politici locali (ma non solo) dovrebbero veramente cercarsi un lavoro.

Alice Parma si è presentata col quaderno e la penna, da brava e studiosa scolaretta, al primo degli incontri su “bene comune e pace sociale” organizzati da don Andrea Turchini. A volte ha portato la penna alla bocca, stile studente secchioncello. D’altra parte ieri sera in aula c’era il preside, non un docente qualunque. E da quella “scuola parrocchiale” la sindaca spera di prendere dei bei voti. Per il momento ha preso appunti e ha anche annuito con la testa in alcuni passaggi della lezione tenuta dal vescovo. Per sottolineare di condividere e apprezzare. Ad esempio quando mons. Francesco Lambiasi ha spiegato cosa debba intendersi per bene comune: “Se un Comune riuscisse a dotarsi di un piano urbanistico che prevedesse una deroga per ogni cittadino che la richiedesse, gli interessi di tutti sarebbero assicurati ma non il bene comune”. Non ha annuito quando il vescovo ha letto la voce “competenza”, una delle “dieci parole per una politica alta e altra”: “Il vero politico dimostra competenza e professionalità senza mai diventare un ‘professionista della politica’. Se è giovane e disoccupato, si troverà prima un lavoro e solo dopo si impegnerà in politica”. Il vescovo ha spiegato di averlo “imparato da Scalfaro”, che amava ripetere: “se sei disoccupato prima trovati un lavoro, per non scambiare la politica con una professione”. “Certo che adesso è difficile…”, ha commentato. La disoccupazione è alta e i politici non devono poi superare tanti esami per svolgere il loro mestiere, uno stipendio comunque ce l’hanno. Sarà per questo che coloro che non hanno mai svolto un lavoro ma che vivono di politica oggi sono tanti, non solo a livello locale ma anche a Roma, come insegna il governo in carica.
In aula ad ascoltare Lambiasi e don Turchini anche Domenico Samorani, senza la cartella e il blocco degli appunti, però. Il quale farà bene, se i santarcangiolesi lo vorranno nel palazzo dal quale si amministra il bene comune, a non tenersi la delega alla sanità. Sempre la voce “competenza” di cui sopra (estensore Lambiasi) prosegue così: (il vero politico) “se esercita una professione non si illuderà che basti un bravo medico per essere automaticamente un bravo assessore alla sanità”. Dalla sua ha che un altro medico, Alberto Ravaioli, pare sia stato ben gradito alla Chiesa riminese.
Naturalmente il primo appuntamento, che ha visto il teatrino della Collegiata quasi pieno, è stato molto ricco di contenuti e citazioni (Giorgio La Pira, don Lorenzo Milani, Aldo Moro, don Oreste Benzi), oltre che da discorsi di papa Francesco e testi del magistero, a partire dalla Evangelii Gaudium, o dall’enciclica Laudato si’ e l’ultimo messaggio per la giornata mondiale della pace. In apertura don Turchini ha sottolineato l’importanza profetica del documento “sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, sottoscritto qualche giorno fa da papa Francesco e dall’Imam di Al-Azhar.
Saranno utili questi appuntamenti a fornire una bussola ai candidati alle prossime elezioni amministrative? In linea teorica forse sì, ma poi gli spunti (e il vescovo ne ha forniti anche di interessanti), andrebbero capiti, ripresi, studiati, approfonditi in un dialogo critico. E anche confrontati con le concrete situazioni di Santarcangelo, quanto meno con alcuni dei principali temi sul tappeto. Ma il problema della Chiesa italiana in questo momento è che il giudizio viene esercitato solo sulla categoria dei poveri, tutto il resto interessa poco.
Ieri don Turchini ha parlato molto spesso di dialogo e confronto, mai di verità. Come insegnava il card. Biffi, “ci può essere il rischio in nome di una improvvida durezza o intransigenza, di accostare gli “altri” senza amore, dimenticandosi che tutti gli uomini senza eccezioni (per il fatto di essere stati creati in Cristo) sono immagini sempre vive dell’unico Signore dell’universo, della storia e dei cuori; ma c’è anche il rischio per noi con una incauta apertura scambiata per magnanimità, di non riconoscere più in pratica Gesù Cristo come l’unico maestro di vita, l’unico Salvatore dell’uomo, l’unico vero senso dell’esistenza: e quindi di non essere più in grado di presentarci chiaramente ed efficacemente come suoi testimoni fino agli estremi confini della terra”.

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