Non ha ancora l’acqua lo sgambatoio per cani ultimato da tre mesi nel parco Giovanni Paolo II

Non ha ancora l’acqua lo sgambatoio per cani ultimato da tre mesi nel parco Giovanni Paolo II

Il beccuccio della fontana è ancora sigillato dal cellophane, nonostante l'area sgambamento per cani sia utilizzata da settembre. Cosa succede? Si attende ancora l'allaccio da parte di Hera.

Lo scorso settembre viene inaugurato lo sgambatoio per cani all’interno del Parco Giovanni Paolo II. E’ nell’ultimo lembo di prato proteso tra via Euterpe e via Carlo Lucchesi, giusto dirimpetto al centro sportivo Garden. Una grande spinta alla realizzazione dell’impianto la dà un giovane grafico, G.P. (per riservatezza preferisce rimanere anonimo) le cui informazioni genetiche evidentemente contengono la tenacia di un kangal (molossoide turco dotato di enorme potenza), una smisurata passione per i cani (condivisa con Elena, la compagna) e tanta pazienza. Lo abbiamo raggiunto al telefono e intervistato per chiedere a lui se sapesse qualcosa circa un problema di cui diremo.

Partiamo domandandogli del recinto di sgambamento: “Tutto ha inizio circa due anni fa. Il merito dell’opera va diviso con i circa 550 firmatari (non aspettavano altro: li ho trovati in soli due mesi) che sottoscrivono una petizione che presentiamo all’assessorato per l’Ambiente. Mi sarei forse aspettato il sostegno delle associazioni animaliste. All’inizio ci sarebbe servito avere un’istituzione titolata che combattesse al nostro fianco. A onor del vero, devo dire che il politico Luigi Camporesi ci ha dato una mano, presentando un’interrogazione in Consiglio Comunale. L’istanza non venne accolta. Pare per mancanza di fondi. In seguito, per fortuna qualcosa dev’essere cambiata. Poco prima che fosse accettato il progetto, ho avuto anche il sostegno di Maria Cristina Gattei, ex presidente di Volontarimini, particolarmente vicina ad ambiente e animali. Finalmente, partiamo. L’architetto Nicola Bastianelli (lo devo ringraziare pubblicamente) si fa carico, insieme con me, di individuare l’area più adatta per poi stendere un progetto adeguato alle indicazioni che posso dargli in qualità di cinofilo”.

Ora interveniamo per spiegare al nostro interlocutore e ai lettori il motivo della telefonata. Questo: come da cartello visibile all’esterno della recinzione apposto da Anthea, leggiamo la determina dirigenziale numero 1352 del Comune di Rimini; 4 giugno 2017. I lavori per la realizzazione dell’area di sgambamento per cani (2000 mq.) iniziano il 30 luglio 2018 per terminare l’8 di settembre successivo. Il recinto, diviso in due sezioni per taglie di cani medio/grandi e medio/piccole, prevede alcune sedute (si presume per umani; ndr) e una fontanella per l’acqua (questa, per entrambe le specie animali, ndr). Già, l’acqua. Il problema è l’acqua: ancora non sgorga. Il beccuccio della colonnina è tuttora sigillato dal cellophane.
I possessori di svariati canidi cominciano a protestare. Per caso, ne intercettiamo un gruppetto. Con alcune guardie zoofile in perlustrazione da quelle parti, si lamentano del disservizio patito.

Naturalmente i pubblici ufficiali non sono in grado di dar loro le spiegazioni richieste. Si limitano a convenire che in effetti una fonte per dissetare gli animali sarebbe indispensabile. E’ esattamente ciò che pensiamo anche noi. Telefoniamo ad Anthea (società partecipata di multiservizi che si occupa anche di manutenzione del verde pubblico) sul cui sito web leggiamo avere come oggetto aziendale “l’esercizio – in regime di affidamento diretto – di servizi afferenti la conservazione, la valorizzazione e la gestione del territorio e del patrimonio degli enti pubblici che ne sono soci o affidanti nel loro interesse.” Ripartizioni: 99,986% al Comune di Rimini (RiminiHolding S.p.A.). La percentuale relativa ai comuni di Bellaria-Igea Marina e Santarcangelo è, rispettivamente, pari allo 0,007: quote da agenti segreti! Dal centralino ci dicono che conoscono il problema, ma che attendono disposizioni dal Comune. Dato il succitato 99,9 ecc.% significa che di fatto stiamo già parlando con il Comune. Sarebbe come se, rivolta una domanda a Gesù, questi ci dicesse che dovremmo chiedere al Padreterno… Cominciamo ad avvertire una vaga vertigine. Che sia il labirinto? E nel caso, quale: quello dell’orecchio o quello delle perverse circonvoluzioni dell’amministrazione pubblica italiana? Il secondo, temiamo. Quello non conosce rivali, se non nella letteratura kafkiana del celebre Franz. Per non fare la fine di Gregor Samsa de “La Metamorfosi” o di Josef K. de “Il Processo” proviamo a svincolarci dalle implacabili spire della burocrazia.

Ci rivolgiamo a colui che ha diretto i lavori per l’area dedicata allo sgambamento dei cani. L’architetto Nicola Bastianelli, solitamente gentile e disponibile, non si smentisce neppure in questa occasione. Nonostante non avessimo chiesto un colloquio ufficiale, ci riceve con sollecitudine nel suo ufficio.
Allo scoccare della domanda per cui siamo lì, arriva immediatamente al dunque: “La richiesta di attivazione della fontana da parte di Anthea, una prima volta viene rifiutata (da Hera) perché compaiono estremi di fatturazione sbagliati. Già così, si è perso un mese. Qualche tempo fa ho telefonato ad Anthea per sapere a che punto fossero. Mi hanno detto: “Aspettiamo che facciano l’allaccio dell’acqua e nel giro di qualche settimana ci dovremmo essere”. Anche se l’ho sentito appena una quindicina di giorni fa, le assicuro che chiamerò subito il direttore dei lavori. Per sollecitare. C’è da dire che a Hera probabilmente la richiesta di un piccolo scavo del genere non è arrivata in forma di “urgenza”; poi bisogna vedere da dove derivano l’acqua, può essere che debbano fare uno scavo non proprio vicinissimo, magari proprio in mezzo alla strada, quindi si procede con l’ordinanza e così via… Talvolta succede che abbiano da fare un intervento su una condotta che porta acqua in una zona residenziale: in tal caso privilegiano quella; l’operazione all’area di sgambamento passa automaticamente in secondo piano. In ogni modo cercherò risolvere la cosa al più presto. La ringrazio per avermi avvisato che la fontanella non è ancora attiva.” Ci salutiamo con la speranza di una rapida soluzione del caso. Queste sono le risposte ufficiali.

Per dare da bere ai cani occorre allontanarsi dall’area di sgambamento, e c’è chi lo fa lasciandoli incustoditi

L’opinione di G.P. è la seguente: “L’architetto è una persona seria e sono sicuro che farà il massimo, ciò non toglie che a distanza di tre mesi la fontana dovrebbe funzionare. Il campo è stato allestito tenendo conto di tutte le esigenze degli animali, compresa l’ombra, cosa non trascurabile, di almeno una ventina di alberi. I cani (in particolar modo in estate), dopo aver tanto corso all’interno del recinto, hanno bisogno di bere, altrimenti rischiano pericolosi “colpi di calore”. Vi è un ulteriore problema da non sottovalutare. Se non ci si porta l’acqua da casa, l’unica fonte al momento disponibile è a ottanta passi dall’area di sgambata. Ho visto più di un accompagnatore lasciare da solo il cane nel recinto per andarla a prendere. E’ una comportamento poco responsabile che mette in pericolo gli altri conduttori e i loro cani. Ogni proprietario deve stare lì con il proprio animale, sorvegliarlo e nel caso, trattenerlo. A questo proposito, non so se ha notato, ma attaccato alla rete è ben visibile un cartello con un decalogo che suggerisce ai conduttori come comportarsi. E’ lo stesso architetto che a suo tempo mi chiese di stilarlo. Mi sono fatto aiutare da un professionista molto noto: ha un campo dI addestramento che frequento con regolarità. La realizzazione della prima stampa l’ho sostenuta (volentieri) a spese mie. Se mi permette, apro una breve parentesi per dare un consiglio a tutti i possessori di cani. Noi proprietari non possiamo prescindere da alcune chiare regole comportamentali al fine di non creare disagi ai nostri fedeli amici e ad altre persone che abbiano o no, un guinzaglio in mano. Troppo spesso si vedono scene che denotano una grande maleducazione. Non dei cani, dei loro padroni. E’ in corso una crescita esponenziale della popolazione canina. Purtroppo c’è molta improvvisazione, sia in fase di acquisto della razza che in quella successiva, di convivenza. E’ lo scotto che si paga quando certi fenomeni diventano di gran moda. Gli animali vanno amati e rispettati, ma bisogna saperli formare caratterialmente. Anche per rispetto verso chi non li possiede. Questo è un capitolo sul quale un giorno mi piacerebbe aprire un serio dibattito. Vorrei che aumentasse la cultura cinofila. Trovo che ci siano molti aspetti della questione che vadano messi un po’ a punto. Al momento, una certezza c’è. E’ doloroso prenderne atto, ma non va sottaciuta. L’aumento dei cani, pare essere inversamente proporzionale all’educazione dei proprietari”.

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