Non usate i social: scopriranno che non siete né intelligenti, né belli, né bravi come volete far credere

Non usate i social: scopriranno che non siete né intelligenti, né belli, né bravi come volete far credere

Grande clamore sull’uscita del sindaco Giannini di Pennabilli e altre amenità. Il vero problema è che sono discussioni sul nulla che rimbalzano sui mezzi di “distruzione di massa” delle nostre menti. L’unica cosa sensata e coraggiosa è non esserci.

Il recente caso del sindaco Mauro Giannini di Pennabilli, eletto in una lista civica di centrodestra, ricorda quello celebre della dama del Don Chisciotte di Cervantes “… contentissima, vedendo che ormai ci aveva una fama, benché infame”.
Inutile ripercorrere le gesta del nostro “eroe” perché sono ormai diventate universalmente note, ed è inutile discutere seriamente sul tema perché siamo di fronte ad una delle innumerevoli “patacate” che si leggono o si ascoltano su questi strumenti di “distruzione di massa” delle nostre menti.
E tutto il seguito di reazioni alla palese boiata diventano a loro volte solenni strafalcioni perché si sta discutendo del nulla.
Non è che l’ultimo caso locale di una lunghissima serie di esempi globali che ormai si succedono, senza soluzione di continuità, dalla metà del primo decennio del nuovo secolo.
Negli stessi giorni Francesca Michielin, che dovrebbe essere una cantante di una certa fama, invitava i suoi “followers” alla “Resistenza”, presumo dopo l’esito delle elezioni che hanno visto la vittoria di Fratelli d’Italia. Poche ore dopo Michielin iniziava la sua “Resistenza” non in una malga di montagna come i partigiani, ma dalla prima fila della sfilata di Moschino, in compagnia di un’altra resistente del calibro di Chiara Ferragni (questa so chi è, perché i media tradizionali, mandando all’ammasso la loro storia e la loro presunta “cultura”, ne parlano in continuazione).
In realtà questi influencer non contano nulla, se non per mostrare dei beni di consumo. E nonostante molti la pensino al contrario, il sociale, la politica, i nostri sentimenti, le nostre vite non sono ancora beni di consumo. O meglio, alcuni di noi cercano di proteggerli, non rendendoli beni di consumo.
Prima controprova empirica: il centrosinistra ha avuto al suo fianco “influencer” che potevano vantare su 50 milioni di “followers”, cioè seguaci. Ebbene il risultato del centrosinistra è sotto gli occhi di tutti. Pur sapendo che molti di questi “followers” non esistono nella realtà, ma sono profili falsi acquistati dagli influencer presso le aziende del settore e che gli stessi “seguaci” seguono più profili, il dato reale è che alle elezioni si sono recati al voto circa 25 milioni di persone, questi sì “seguaci” in carne ed ossa, cioè la metà dei “followers” degli “influencer” vicini al centrosinistra (Nota bene: quest’ultima parte della frase contiene tre parole che non hanno senso… “followers”, “influencer” e centrosinistra).
Seconda controprova empirica: chi detiene un potere e chi influenza veramente le nostre vite non è sui social, o, se li frequenta, li utilizza per comunicare informazioni basilari.
Potremmo continuare per giorni a descrivere stupidaggini social, solo un esempio di queste ore: mentre in Iran le donne scendono in piazza rischiando – e talvolta perdendo – le loro vite per ottenere sacrosanti diritti, in Occidente attrici, cantanti e modelle si schierano davanti alla fotocamera di un telefonino e si tagliano un ciuffo di capelli. Un atto che suscita simpatia, basta che non si definisca questa carnevalata “un gesto forte”.
Insomma della maggior parte di questi messaggi non dovremmo neppure occuparci se non fosse che questi nuovi mezzi comunicativi hanno conseguenze più profonde di quello che si pensi. Numerose indagini – sia interne delle aziende del settore, che esterne da parte di centri di ricerche e università – mostrano in maniera chiara che l’uso/abuso provoca disturbi mentali e fisici e che tra i più giovani risultano indebolite le capacità di apprendimento.
Non torneremo poi sullo stucchevole dibattito che imperversa da anni su “fake news”, sui “leoni da tastiera”, su incompetenze di vario genere di improvvisati commentatori, sui “seguaci” dei social che sono lavoratori e clienti inconsapevoli, puniti tre volte perché non vengono pagati come creatori di contenuti e come fornitori di dati personali e invece pagano come clienti, bombardati da informazioni commerciali create ad hoc sui loro sogni e bisogni.
Insomma i social media mostrano tutti gli aspetti della nostra società mettendo in particolare evidenza le sue miserie. Il loro utilizzo mostra ciò che siamo nell’intimo. Quindi alcune persone mostreranno la loro nobiltà e le loro capacità. Ma per la maggior parte degli utenti l’utilizzo dei social non potrà che essere una sciagura perché di sicuro gli altri scopriranno che tu, utente tipo, non sei intelligente come vuoi fare credere, che non sei bello come vuoi fare credere, che non sai fare quello che vuoi far credere. Ma in compenso stai dicendo gratuitamente a tutte le aziende del mondo quanti soldi hai e cosa sei disposto a pagare per far credere ciò che non sei.
In questa società contemporanea l’unico atto di coraggio che si può mettere in pratica è non entrare/fuggire dai social, l’unica frase di senso compiuto che si può pronunciare è, come fa il maestro, “Io non sono là”.

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