Paolucci tesse le lodi dell’assessore alla cultura del Comune di Rimini

Paolucci tesse le lodi dell’assessore alla cultura del Comune di Rimini

"Veramente avete un assessore che credo Rimini meritasse, sta dimostrando cultura, intelligenza e sensibilità, qualità che un assessore deve avere e mi pare che Massimo Pulini dimostri di averle". Così Antonio Paolucci intervenendo a Castel Sismondo per presentare il terzo volume degli scritti di Augusto Campana.

Antonio Paolucci

Antonio Paolucci

Massimo Pulini

Massimo Pulini

Un vero e proprio elogio pubblico quello che il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, ha tessuto oggi pomeriggio all’indirizzo dell’assessore alla Cultura del Comune di Rimini, Massimo Pulini. E’ avvenuto al termine dell’intervento che il prof. Paolucci – invitato dalla Fondazione Carim a concludere il ciclo di incontri dedicato ai “Maestri e il Tempo” – ha tenuto a Castel Sismondo per presentare il terzo volume degli scritti di Augusto Campana. Le sue parole sono arrivate quando il vicepresidente della Fondazione, Lorenzo Cagnoli, ha detto di stimare moltissimo l’assessore Pulini (presente all’incontro con Paolucci) “perché sta facendo cose egregie per la nostra città, sta facendo cose egregie senza bisogno di investimenti miliardari”. Al che è partito l’applauso dei presenti e Paolucci si è inserito dicendo al microfono: “concordo”. Poco dopo, appena Cagnoli ha concluso, Paolucci ha ripreso la parola: “Mi permetta di aggiungere al suo, il mio elogio di Massimo Pulini. Veramente avete un assessore che credo che Rimini meritasse. Prima ho visto queste mostre che si tengono qui”, ha aggiunto riferendosi alla Biennale del Disegno ideata proprio da Pulini. “Una dedicata a questo straordinario pittore del primo ‘800, Basoli, che io stesso non conoscevo e sono rimasto incantato. E un’altra dedicata a Coppedè, tra liberty e razionalismo… queste sono cose che si possono fare senza tirar fuori somme vertiginose ma soltanto usando la cultura, l’intelligenza e la sensibilità, qualità che un assessore deve avere e mi pare che Massimo Pulini dimostri di averle”.
Sono stati anche altri i riferimenti di Paolucci rivolti a Rimini. “Ci sono stati nella storia di Rimini due momenti apicali dal punto di vista della valorizzazione del patrimonio”, ha detto. “Uno nel 1935, la mostra pionieristica sulla pittura riminese del Trecento curata da Cesare Brandi, e poi nel 1995 la mostra che ha raccolto tutte le ricerche prodotte nel giro degli ultimi 40 anni, e che ha portato a livello di conoscenza diffusa il ruolo importantissimo che Rimini ha avuto all’inizio del 300. C’è Giotto ad Assisi e poi la prima gemmazione da quell’esperienza è proprio Rimini. Rimini ha avuto un ruolo di irradiazione della nuova lingua figurativa degli italiani. Sono queste le cose che bisognerebbe far emergere della civiltà artistica riminese, sarebbe per esempio il momento di riproporre ancora il naturalismo seicentesco in questa parte della Romagna… Francesco Arcangeli parlava di “piccola Siviglia” a proposito di Rimini, era un’iperbole naturalmente ma con un fondo di verità”.
E un altro passaggio ha riguardato un riferimento alla sua formazione personale: “Faccio questo mestiere, di direttore di museo e di tecnico della tutela, perché vengo dal mestiere, da una famiglia di antiquari di Rimini. I miei genitori avevano la bottega in piazza Cavour e i laboratori di restauro e artigianato in via Sigismondo. I primi anni della mia vita li ho passati nella bottega di mio padre e ho respirato l’odore delle cose antiche e quell’odore, quel contatto quasi tattile, fisico, con le cose che le mani degli uomini hanno toccato e consumato, non mi ha mai lasciato. Sono grato alla mia famiglia perché mi ha permesso di fare quello che faccio e l’ho imparato a Rimini quando ero un ragazzino”.

Puccio Carlini

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