Per fortuna è Natale

Per fortuna è Natale

... e io sono buono e ispirato.

E pol us magna mei in dò: me e lò, diceva Pidia, filosofo ciabattino in quel di Santarcangelo, il Borgo più bello d’Italia, dopo San Giuliano. La prendo larga perchè è Natale e mi sento particolarmente buono e ispirato.
Nel Bel Paese si legge in media, (Pidia docet), un libro all’anno. In Spagna tre, in Inghilterra diciotto. Se escono dall’Europa franco-tedesca, anzi tedesca-teutonica-tedesca, fanno bene. Noi con la Germania abbiamo perso la guerra e se non venivano gli Anglo-Americani a liberarci saremmo finiti come i paesi dell’Est sotto il tallone della dittatura Komunista. Ma è Natale e sono buono e ispirato.
Non correte, non agitatevi, andate a piedi, respirate e pensate che finalmente il Ponte di Tiberio sarà pedonalizzato. Dopo duemila anni, regnante Gnassi, sarà possibile camminare dall’Arco al Ponte come in tutte le grandi città europee. Se vorrete essere a la page andate a Riccione con il T.R.C. a strabuzzare in viale Ceccarini le meraviglie della Tosi, e prendere il sole al mare d’inverno, perché, si sa, la Perla Verde ha una marcia in più, e sono esageratamente sboroni.
Noi umili (da humus) rurali, quando leggiamo la dichiarazione dei redditi dei politici locali, (tolto il mio amico agricolo Nicola Marcello) ci sentiamo fortunati. Sono in gran parte dei morti di fame che denunciano l’evasione italica come male assoluto, e la praticano scientificamente perché a lor signori la politica serve soltanto a guadagnarsi una seggiola o uno strapuntino in qualche Consiglio di Amministrazione o Consorteria locale. Ma, per fortuna è Natale e io sono buono e ispirato.
Rurali sempre.

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