Pesci in faccia a chi fa grande la blue economy a Rimini

Pesci in faccia a chi fa grande la blue economy a Rimini

Da una parte ci sono i numeri eccellenti legati alla economia del mare, grazie alla quale Rimini è ai primi posti in Italia. Dall'altra si assiste alla smobilitazione delle attrezzature del punto di sbarco del pesce senza che il nuovo mercato ittico abbia fatto qualche passo avanti. Promesso quattro anni fa, è ancora lettera morta. "Abbiamo speso cinquecentomila euro per fare il progetto del nuovo mercato”, dice un Giancarlo Cevoli furioso.

La pesca sorride per i risultati del 2018 ma soltanto finché rimane in mare. In porto, invece, l’anno che sta per finire registra pescherecci in disarmo e problemi di insoluti. E monta l’ira.
Giancarlo Cevoli, presidente della Cooperativa Lavoratori del Mare, parla del 2018 come di un anno eccezionale per la quantità di pescato. Signore della rete sono state le specie pregiate, come sogliole e mazzancolle, quest’anno abbondantissime. I prezzi, che complessivamente registrano un incremento, sono l’altro fattore di un bilancio che chiude con il segno positivo nonostante la diminuzione della flotta peschereccia, alla quale avrebbe dovuto fare seguito una decurtazione di quantità e di fatturato. Ma proprio questa è la prima delle dolenti note: nel 2018 la marineria di Rimini ha perso otto delle sue imbarcazioni più grandi e, assieme a quelle, una delle attività che appartengono alla sua storia secolare. Infatti con la perdita delle ultime due coppie di volanti è definitivamente calato il sipario sulla pesca del pesce azzurro, un taglio indolore per i consumatori, dato che sarde, sardoni e le altre specie di questo genere di pesci arrivano comunque da altre marinerie, ma doloroso per gli armatori, per i loro dipendenti e in generale per quanti hanno a cuore l’identità stessa della città. Perdute, perché trasferite o andate in disarmo, anche quattro imbarcazioni della pesca a strascico: Joacchì, Marilena e Valentina, assieme ad un’altra barca di dimensioni inferiori, hanno abbandonato le sponde del porto di Rimini.

“Speriamo che nel 2019 non rifinanzino le demolizioni”, dice Cevoli, che riferisce a Rimini 2.0 di altri colleghi già pronti, se il prossimo anno ce ne sarà l’occasione, ad approfittare dei contributi per il ritiro dei pescherecci dall’attività.
Eppure, sono i dati recentissimi del rapporto 2018 sull’economia del mare, la cosiddetta Blue Economy, Rimini è ai primi posti in Italia e con numeri altissimi: 5.100 sono le imprese attive in questo settore, alle quali si deve il 12,9 per cento dell’economia provinciale (primo posto assoluto a livello nazionale per incidenza), 1,173 miliardi di valore aggiunto prodotto e 21.700 occupati in un settore composto da più comparti, tra i quali la filiera ittica e la cantieristica.
Davanti a questi numeri e ai risultati dell’anno che sta per chiudersi, sembra paradossale vedere smobilitare le attrezzature del punto di sbarco del pesce senza che il nuovo mercato ittico abbia fatto qualche passo avanti.

Il rendering del nuovo mercato ittico di Rimini

Altrettanto paradossalmente è ancora in rete, su YouTube, il video del Comune di Rimini nel quale, al termine della conferenza di presentazione del progetto, lo stesso sindaco così si esprimeva nell’anno 2014: “Il mercato ittico: non più una città sul mare, che costruisce sul mare ma di mare, che è forte della sua identità marinara. La pesca è lavoro, la pesca è socialità e quindi andiamo a riqualificare un intero comparto del porto unendo la cantieristica, i maestri d’ascia, con le attività di pesca. Un nuovo mercato ittico che farà del progetto riminese del mercato ittico il più importante progetto di riqualificazione di un’area portuale sull’Adriatico. La pesca è un’attività fondamentale. Riusiamo, riqualifichiamo un’area, non si consumano superfici e diamo alla città oggi un altro motore economico che ci fa riappropriare di un’identità marinaresca”.

La realtà è questa, non quella dei rendering: del nuovo mercato ittico annunciato 4 anni fa non c’è ancora traccia

Da quell’”oggi” annunciato alle telecamere sono trascorsi oltre quattro anni, ma il mercato non si vede. L’area sulla quale trionfava l’edificio nel rendering presentato quel lontano giorno nella Sala del Giudizio del Museo, oggi è ancora vuota. Giancarlo Cevoli è furioso: “Abbiamo speso cinquecentomila euro per fare il progetto del nuovo mercato”, dice. Sono state fatte due conferenze di Servizi e da un anno e mezzo non si è saputo più nulla di quella che dovrebbe dare il via alla costruzione del nuovo edificio, presentato in pompa magna nel 2014 e ancora là da venire. Eppure anche nel caso del mercato ittico di Rimini i numeri sono importanti e tra i più alti dell’intero Adriatico settentrionale: 12 milioni di fatturato, venti dipendenti e 150-200 commercianti che ogni giorno fanno riferimento alla struttura. Ma mentre il nuovo mercato non fa passi in avanti, i pescatori si stanno ritirando da Piazzale Boscovich. Già smontate alcune delle strutture che si trovavano nell’area occupata dal Consorzio Linea Azzurra: via i prefabbricati per le vongole, via il deposito dei muletti, rimane la macchina per il ghiaccio, della quale i pescatori non possono proprio fare a meno.
Così il sorriso per i buoni risultati in mare si spegne trasformandosi all’approdo in un ghigno di rabbia.
Duemila tonnellate di pesce (il dato è del Comune di Rimini su Arengo Online del 19 settembre 2017) che passano per il mercato ittico, nella bilancia delle priorità hanno evidentemente il peso di una piuma.

COMMENTI

DISQUS: 0