Quando la nostra marineria aveva dieci pescherecci per il pesce azzurro

Quando la nostra marineria aveva dieci pescherecci per il pesce azzurro

Ugliòn, Rusèin, Stefania, Tex, Lo Verde, Fabio, Viviana, Marlin. Da ultimo Azzurra e Riccardo. Ora non ne è rimasto nemmeno uno. Fino a cinque sei anni fa si sbarcavano ogni giorno sulla banchina del porto dalle sei alle ottomila casse di pesce azzurro. Tutto finito. Daniele Grossi non nasconde la tristezza di veder scomparire un lavoro che ha sempre fatto parte della storia del porto di Rimini.

Dei dieci pescherecci che formavano le cinque coppie di volanti del porto di Rimini dedite alla pesca del pesce azzurro non ne è rimasto neppure uno. Anche Azzurra, che faceva coppia col Riccardo, ne seguirà la scia ritirandosi dall’attività.
La perdita di queste imbarcazioni crea qualche problema di logistica anche all’organizzazione della settima edizione della Molo Street Parade. Per arrivare ai nove pescherecci di cui si parla per il prossimo anno bisognerà trovare i quattro, cioè circa la metà di quelli ipotizzati, che sostituiranno gli altrettanti che venivano dalla flotta del pesce azzurro e che non ci sono più.

Daniele Grossi, armatore del Riccardo, il peschereccio che presto andrà in disarmo, assicura anche quest’anno la sua piena collaborazione all’organizzazione ma non nasconde che la perdita di quattro barche “è un problema e c’è da lavorare per trovarle. Da parte mia – dice – c’è la voglia di fare questa manifestazione e anche il Consorzio del porto è determinato a svolgerla”.

Daniele Grossi non nasconde la tristezza di veder finire un lavoro, la pesca del pesce azzurro, che ha sempre fatto parte della storia del porto di Rimini. Assieme cerchiamo di conservare almeno la memoria dei nomi dei dieci pescherecci che la praticavano e di capire che cosa abbia perso in questo settore dell’economia cittadina.
Oltre al Riccardo e ad Azzurra, le altre coppie di pescherecci erano Ugliòn e Rusèin, Stefania e Tex, Lo Verde e Fabio, Viviana e Marlin, peraltro non sempre accoppiati così come li proponiamo qui.

Le ultime imbarcazioni ad andarsene, prima del Riccardo e di Azzura, sono state e Rusein e Ugliòn. Rusèin, dopo circa un anno di inattività, è stato venduto nel dicembre del 2016 ed è andato a Sciacca, in Sicilia; anche Ugliòn, legato alla memoria di Elio Vasi, storica figura di pescatore riminese, è stato venduto ed ora fa parte della marineria di Anzio.
Viviana, Lo Verde, Stefania, Tex e Fabio hanno cambiato tipo di pesca e praticano chi quella con i divergenti, chi quella con le gabbie.

“Eravamo una forza su Rimini”, ricorda oggi malinconicamente Daniele Grossi, che fu tra i fondatori e presidente del Consorzio Linea Azzurra. “Nei momenti migliori di pesca – dice – cioè fino a cinque sei anni fa, si sbarcavano ogni giorno sulla banchina del porto dalle sei alle ottomila casse di pesce azzurro. Ma la globalizzazione ha portato un grande cambiamento e nel frattempo è cresciuta la marineria della Croazia. Nel giro di pochi anni sono arrivati a 70 grosse lampare e credo che nel frattempo siano cresciute ancora. Inoltre – prosegue Daniele Grossi – quel Paese ha fatto importanti investimenti in fabbriche e barche entrando così nel mercato. Le prime marinerie a fare le spese di questa concorrenza sono state Ancona, Porto Garibaldi e Cattolica; adesso anche Rimini ha dovuto soccombere. L’unica che ha resistito è stata Cesenatico, che ha rinnovato la flotta. Oggi quella marineria dispone di quattro pescherecci nuovissimi e dotati di tecnologia avanzata, che hanno fatto contratti con la Spagna. Per anni abbiamo chiesto l’introduzione di quote di pesca, una misura che tuttavia sarebbe servita soltanto ad allungare l’agonia se non fosse stata condivisa con la Croazia. Il resto – conclude – lo ha fatto la burocrazia con un carico di norme sempre più stringenti, come l’introduzione dei punti sulla barca, un meccanismo analogo a quello della patente di guida degli autoveicoli. Ci vogliono le regole per salvaguardare il mare, ma bisogna che si tratti di regole condivise. Così la pesca, tutta, sta morendo. Da pensionato, passeggiando sul porto vorrei continuare a vedere che esiste ancora una struttura creata dai pescatori. Rimini era una città di navigatori e di pescatori. Fa piacere vederla trasformata in tante cose belle, ma senza perdere questa sua identità”.

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