Incredibile ma vero, purtroppo. Muore la tradizione secolare dei pescatori riminesi di pesce azzurro. Il "Riccardo" formava con "Azzurra" l'ultima coppia di volanti. E' una perdita grave che avviene nella "indifferenza generale".
Il porto di Rimini non ha più la flotta per la pesca del pesce azzurro. Anche l’ultima coppia di volanti, così si chiamano le barche che procedono appaiate trainando un’unica rete, ha definitivamente cessato l’attività.
La crisi si è abbattuta sul settore spazzando via in pochi anni una flotta numerosa e che annoverava imbarcazioni di famiglie che hanno fatto la storia della marineria riminese. Tra le tante di stanza nel nostro porto ricordiamo, con una certa malinconia, il peschereccio Ugliòn, della famiglia Vasi, che portava il soprannome di Elio, storico marinaio riminese, padre e nonno degli ultimi armatori di questa barca che non c’è più.
Adesso è la volta del Riccardo, che assieme ad Azzurra formava l’ultima coppia di volanti. Presto anche questo peschereccio partirà per Civitanova dove sarà demolito.
Anche il Riccardo appartiene ad una famiglia riminese di lunga tradizione marinaresca, oggi rappresentata dai fratelli Luigi e Daniele Grossi. Anche loro, come gli altri armatori che li hanno preceduti, alla fine hanno dovuto cedere dinanzi a un mercato che non lasciava più spazio ad una gestione economicamente sostenibile.
La moria delle barche dedite alla pesca del pesce azzurro peraltro è generalizzata. Ad Ancona le volanti sono ridotte a due coppie; altre due sono rimaste a Cesenatico mentre a Cattolica e a Porto Garibaldi la flotta si è azzerata, come adesso a Rimini.
I fattori della crisi sono molteplici: la difficoltà di collocare il pesce all’estero e in particolare in Spagna, tradizionale mercato di riferimento per il pesce azzurro riminese, ma anche i prezzi poco remunerativi a fronte di costi elevati della gestione della barca e degli equipaggi. Da ultimo il crescente carico burocratico e la concorrenza dei pescatori croati – spiega Daniele Grossi – che contano su una flotta numerosa e regole più snelle delle nostre che gli consentono di essere più competitivi e di arrivare prima di noi sul mercato”.
Daniele Grossi sfoga la sua amarezza davanti ad una crisi annunciata, vissuta e che in poco tempo si è portata via tutta la flotta riminese del pesce azzurro “nell’indifferenza generale, a qualsiasi livello. Chiedevamo un sistema di quote – dice oggi – e regole condivise ma non siamo mai riusciti ad ottenerle.
Facile prevedere che i prelibati sardoncini, le sarde e l’altra squisita compagnia non mancheranno nei banchi delle pescherie riminesi. I pescherecci rimasti nelle altre marinerie continueranno a rifornire i nostri commercianti e a far felice il palato dei buongustai.
Più preoccupazioni sono invece legate alla Molo Street Parade. Al termine dell’ultima edizione, la sesta della sua storia, il sindaco Andrea Gnassi dichiarava: “Rimini spalanca la sua identità per sconfiggere paure e stare insieme. I migliori deejay, una grande rockstar italiana, i sardoncini, un posto vero come la palata col porto e i suoi pescherecci, sono un prodotto turistico che crea economia, lavoro e indotto”. Nessun problema, come detto, per i sardoncini, né per dj e rockstar. Anche palata e porto restano ovviamente dove natura e lavoro umano li hanno collocati. Ma i pescherecci? Quattro, tra i quali il Riccardo, di quelli che ospitavano le consolle dei dj venivano dalla flotta del pesce azzurro e potrebbe non essere facile sostituirli. Ma soprattutto come si farà a parlare ancora di identità quando dentro quel porto non sarà rimasta più neppure una sola barca che con la sua sola presenza ci parli di personaggi come Elio Vasi detto Ugliòn, della sua famiglia, dei Grossi e di tutta la storia secolare dei pescatori riminesi di pesce azzurro?
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