Pizzolante sfoglia la margherita, ma viene dato con Civica Popolare in corsa in Lombardia

Pizzolante sfoglia la margherita, ma viene dato con Civica Popolare in corsa in Lombardia

Mentre il parlamentare riminese scrive su Facebook di non avere ancora deciso cosa fare, c'è chi lo accredita sicuramente candidato al voto del 4 marzo prossimo. Ma per la prima volta in una regione diversa dall'Emilia Romagna.

Sergio Pizzolante sfoglia la margherita o corre con la rediviva margherita? Ufficialmente non ha ancora deciso cosa fare, elettoralmente parlando. Ma secondo Il Mattino oggi in edicola avrebbe già la candidatura in Lombardia con Civica Popolare, cioè a fianco del Pd di Matteo Renzi.
Si chiama Civica Popolare ma è formata da politici di lungo corso e alcuni di vecchio pelo, come Pierferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto. Dopo la lista che riunisce Verdi, socialisti e prodiani in ordine sparso, che si chiama “Insieme”, e quella guidata da Emma Bonino (“+Europa”), al fianco del Pd si è formata anche quella composta da parte di Ap, Democrazia Solidale (figlia della scissione da Scelta Civica), Italia dei valori e Centristi per l’Europa (una costola dell’Udc), che nel simbolo avrà una margherita, decisione che ha già fatto infuriare Francesco Rutelli.

E’ guidata dal ministro Beatrice Lorenzin, aspira a raggiungere il 3%, nei contenuti e nel nome si avverte la mano di Sergio Pizzolante, basta leggere le prime dichiarazioni ufficiali del neoraggruppamento: “Civica Popolare nasce dalla sintesi delle esperienze che in questi anni hanno sostenuto il governo Gentiloni, il governo Renzi, il governo Letta. Siamo tutti insieme per affrontare le nuove sfide del Paese e guardare al futuro, per le famiglie, l’impresa, il ceto medio, mettendo al centro le persone e le domande che il nostro Paese ci pone”.

“Cosa farò io non lo so”, ha risposto Sergio Pizzolante su Facebook alla domanda impertinente di Samuele Zerbini: “Tu e Patto Civico quindi diventerete Civica Popolare”? E chiunque al suo posto avrebbe dei dubbi. Stando ai sondaggi stavolta per il Pd e il centrosinistra corrono in salita. Il Pd viene dato al 24,1% e questo significa che da gennaio ha perso quasi il 7%. Va malissimo anche per gli alleati di governo di Renzi, come il disciolto Ap, precipitato dal 3,6% all’1,2%. Complessivamente l’area politica di governo è passata dal 34,5% al 27,9%, mentre il centrodestra vola al 35,8% e il movimento 5 stelle si colloca al 27,3%.

Giocare per perdere non è da Pizzolante. Ma il rischio stavolta è alto. Gli osservatori politici definiscono il Pd in grossa difficoltà anche nelle storiche regioni rosse, tanto che si parla di solo sei collegi sicuri fra Emilia Romagna e Toscana, mentre gli altri 25 seggi uninominali della Camera sono diventati a rischio, Bologna compresa. In queste regioni è il Pd a dettare legge sui candidati ed è praticamente impossibile che possa regalare posti “blindati” ad alleati come Pizzolante. E’ quindi possibile che abbia deciso di prendere strade diverse.

Scrive Il Mattino che Civica Popolare è figlia di “un accordo sottoscritto, oltre che dal ministro della Salute, da Casini, D’Alia, Olivero, Giuseppe De Mita, Dellai e Messina. Non si esclude che all’ultimo momento potrebbe aderire al progetto anche Bruno Tabacci”. E aggiunge: “Nelle prossime ore bisognerà però individuare, così come negli altri partiti, chi correrà nei listini bloccati e chi invece dovrà cercare l’accesso in Parlamento attraverso le preferenze. In Sicilia i «portavoti» saranno il sottosegretario all’Agricoltura Castiglione e Dore Misuraca, in Campania si punterà tutto sui consensi di Gioacchino Alfano e del nipote di Ciriaco De Mita, Giuseppe, che in Irpinia riscuote di un discreto seguito. Lorenzin dovrebbe correre nel Lazio, probabilmente insieme a Cicchitto. In Lombardia ci sarà Sergio Pizzolante mentre in Abruzzo correrà il sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli. Tutto è invece in alto mare in Calabria, dove «Civica e Popolare», dopo l’uscita a sorpresa dal progetto di Tonino Gentile dovrà ora guardarsi intorno per trovare dei validi punti di riferimento per la campagna elettorale”.

Rispondendo a Zerbini, Pizzolante argomenta: “Io posso parlare solo per me. Di Patto Civico io sono uno degli ispiratori e consiglieri. Non sono il capo o il “segretario”. È la forza del Ceto Medio, che vuole risollevare il Ceto Medio. L’impoverimento del Ceto Medio (10 anni fa il 74% degli italiani si autodefinivano tali, oggi solo il 31%) è la principale ragione dell’esplosione dei populismi che mettono a rischio la democrazia. È una esperienza unica, dove convivono esperienze politiche e civiche. È la società civile che scende nel campo della politica e non dell’antipolitica. Non va confusa con iniziative nazionali, figlie di dinamiche nazionali. Civica Popolare è nella stessa traiettoria politica ma non è la stessa cosa. A Rimini abbiamo fatto molto meglio”. E conclude con quel “cosa farò io non lo so”.

Da quasi dodici anni in parlamento, Pizzolante si candidò nel 2006 nella circoscrizione Emilia-Romagna nelle liste di Forza Italia e venne eletto, nel 2008 nella stessa circoscrizione nelle liste del Popolo della Libertà, così come nel 2013, sempre in Emilia Romagna. Dopo la fine del Pdl, Pizzolante al termine del 2013 ha aderito al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. E’ poi cominciato il progressivo avvicinamento al Pd, che a livello locale l’ha fatto decidere ad allearsi con Gnassi dando vita al “Patto civico”, ottenendo il 13,8% alle elezioni comunali. Un risultato figlio di molte coincidenze fortunate (a partire dalla debolezza del centrodestra) e del “traino” di Gnassi. E quel “ceto medio” che Pizzolante si vanta di avere intercettato a Rimini, è destinato a tornare al centrodestra non appena questo potrà spendere un candidato e una coalizione rassicuranti e con le carte in regola per vincere.

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