Politica, mare e un salame di troppo

Politica, mare e un salame di troppo

La polis, il doppio Conte e la stagione.

Seduto al tavolo come un poeta francese, ma con i piedi nella sabbia e il mare davanti ai miei occhi, lancio la mia solita provocazione per chi ha ancora un po’ di ironia e senso critico. Partiamo dalla politica, perché tutto gira attorno a quello che per il mondo greco era l’unica vera attività che meritava di essere svolta: il governo della città, della polis, per tutto il resto c’erano, e non dimentichiamolo, gli schiavi. Più o meno come oggi. Una élite, e poi tutta palazzola. Diceva bene Alberto Sordi nel Marchese del Grillo: perché io sono io e voi non siete un cazzo.
Conte, chi era costui? Chi lo ha eletto, chi lo ha votato, e poi a cosa servono le elezioni? Si è vero la nostra è una democrazia parlamentare, ma come direbbe il Razzi di turno, io faccio come mi pare e del mandato dell’elettore me ne fotto. D’altra parte per chi prende, senza meritarlo, 15.000 eurini al mese, e prima vendeva bibite allo stadio e ha le donne che vuole, compresa la giovane e bella figlia di Verdini, quando mai vuole mollare la cadrega? Meglio tirare a campare, sempre raccontando balle per il bene dell’Italia e di un popolo che si era innamorato follemente del figlio del fabbro di Predappio, l’anarchico socialista sifilitico Benito Mussolini, che al Papete di Milano Marittima preferiva la dorata sabbia dell’allora Perla Verde.
Ecco, torniamo alla sabbia, torniamo al mare; noi che l’abbiamo tutto l’anno e continuiamo a non capire che se la stagione batte in testa, il danno è di tutti e non soltanto della potente lobby dei bagnini. Come dice il mio amico di Brescia nato a Coriano davanti a casa mia, il Conte NH Fabrizio Tordi: è meglio un culo di salame che un salame nel culo.
Rurali sempre.

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