Ponte di Tiberio, Castello, Galli: senza il genio dei luoghi non c’è architettura

Ponte di Tiberio, Castello, Galli: senza il genio dei luoghi non c’è architettura

Nei luoghi da sempre vivono Entità (i Geni) che ne sono responsabili protagonisti e che andrebbero ascoltati attentamente, prima di ogni altro individuo, prima di operare nel loro territorio. E questo va fatto anche se la loro voce diventa sempre più fievole agli orecchi degli umani: non solo di quelli che, facendola da padroni, mettono le mani addosso ai loro possedimenti, ma anche di quelli che si atteggiano a strenui difensori di tale patrimonio.

di Marino Bonizzato

Visto il tifo scatenato in Città dalle partite che si vanno giocando in suoi importanti Luoghi (Ponte di Tiberio, Rocca Malatestiana) o già si son giocate (Teatro Galli, Parco Ausa), vorrei qui ricordare che in questi stessi Luoghi come in ogni altro (naturale o antropizzato che sia), da sempre vivono Entità (i Geni) che ne sono responsabili protagonisti e dovremmo ascoltare attentamente, prima di ogni altro individuo, quando si entra e si vuole operare nel loro territorio. E questo va fatto anche se la loro voce diventa sempre più fievole agli orecchi degli umani: non solo di quelli che, facendola da padroni, mettono le mani addosso ai loro possedimenti, ma anche di quelli che si atteggiano a strenui difensori di tale patrimonio.
Propongo, così, questo intervento rivolto agli Architetti e preparato per il Convegno “APPELLO PER L’ARCHITETTURA: Proposta di Legge d’iniziativa popolare sull’Architettura”, tenutosi a Rimini il 15 dicembre 1995, che allora non ho letto né pubblicato per timore che mi prendessero per “matto”. Ipotesi oggi forse meno probabile, che comunque non mi preoccupa più, dato che il Sistema globale che ci opprime potrà essere superato solo grazie a una azione fuori dagli schemi correnti, in particolare tramite la Rivolta del “bello innato”. Facendo brillare cioè, in ogni nostro fatto concreto, la luce dei valori naturali che animano tutti gli “esseri” (umani compresi): una vera pazzia per chi nega questi valori e vive solo al fine di soddisfare bisogni artificiali indotti. Questo l’intervento:

Cari Colleghi, vi debbo mettere a parte di una esperienza, credo molto importante…
Cercando di entrare in empatia con un Luogo (di mettermi nei panni di un Luogo) per capire cosa ne pensasse di una mia architettura progettata Lì, mi è capitata una cosa eccezionale: sono entrato in contatto e addirittura in simpatia con il Genio di quel Luogo.
Di sicuro l’incontro è avvenuto grazie al mio Genio personale (ognuno di noi ha il proprio). Sta di fatto che sono uscito da questa esperienza con un’incredibile quantità di idee nuove e di certezze, là dove prima esistevano solo intuizioni e vaghe determinazioni.

Soprattutto che il Territorio non è fatto solo di elementi misurabili, quantificabili, rilevabili, rappresentabili magari attraverso cartografie, carte tematiche, diagrammi, tabelle, fotografie, ecc., ma è anche abitato da un “Popolo di Geni” che rappresentano la sua vera essenza, che possiedono le chiavi per entrare all’interno dei Luoghi e capirne i segreti e l’intima verità. E’ una Popolazione fatta di Individui – Entità, tutti diversi. Ognuno con le proprie storie, origini, identità, DNA, carattere, intelligenza, memoria, ecc., ecc.

Pianificare il Territorio, progettare, costruire sul Territorio: senza tenere conto di questa Popolazione, dei Valori e dei Principi che ordinano il Loro Mondo; senza entrare in contatto con i Suoi Componenti, per ascoltarLi, per discutere, per acquisire informazioni, indicazioni, suggerimenti; senza tentare di raccogliere tutto quello che può servire per proporre e realizzare assetti ed interventi confacenti alla Vera Natura dei Luoghi, quella più nascosta, non misurabile, non quantificabile, difficilmente rappresentabile, ecc.; tutto ciò sarebbe un errore inqualificabile.
Sarebbe un vero e proprio atto di violenza, di sopraffazione di un Popolo inerme, mite e benevolo che potrà reagire solo evidenziando nell’animo dei Cittadini più avvertiti una sensazione di fastidio, di insofferenza, di male morale, di angoscia, di dolore, quando non addirittura un moto di rigetto, per l’oggetto estraneo che si è voluto innestare nel comune Corpo territoriale.

Il “materiale genetico” che si potrà e si vorrà estrarre dal dialogo con i Geni dei Luoghi, consentirà, invece, di pianificare e di progettare in modo tale da non produrre incompatibilità culturali, strutturali, genetiche, crisi di identità, da non cagionare ferite o, nei casi più gravi, da non determinare la morte del Corpo territoriale sul quale si sta operando.

Possedere la “Chiave Genetica” del Luogo consentirà di costruire liberamente, evitando qualsiasi logica contestuale, formalismo gratuito, stile o condizionamento fasullo imposto da persone o mode ignoranti della vera essenza dei Luoghi o attenti solo ai suoi aspetti esteriori.

Ma “chi” può mettersi in contatto con questi Geni, chi sarà capace di comunicare con loro, chi comprenderà il loro linguaggio, chi saprà raccogliere i loro consigli e suggerimenti, chi saprà dare loro delle risposte convincenti, chi saprà cioè aprire un dialogo creativo, capace poi di generare piani e progetti perfettamente sintonizzati sulla frequenza dei Luoghi, capaci di diventare musica vera, di cantare i Luoghi, di contrappuntare o di accompagnare senza strappi la musica dei Luoghi?

Non credo lo saprà fare il pianificatore o il progettista “geo-metra”. Colui, cioè, che per definizione misura la terra; che sa vedere e considera solo gli aspetti esteriori, pure importanti, del territorio: il paesaggio, la flora, la fauna, le risorse naturali, l’ecologia, ecc.

Occorrono capacità diverse, sensibilità particolari, culture raffinate, intuito e disponibilità all’emozione, un orecchio sensibile a suoni impercettibili, tatto ed educazione, semplicità e onestà, ecc.

Ma bisogna anche essere portatori di valori propri, di una propria personalità, di un’esperienza di viaggi al centro del mondo delle cose, ecc., perché, sia chiaro, quello che si cerca con i Geni è un dialogo, un confronto che presuppone l’esistenza di due Entità (il Genio personale e quello del Luogo), di due posizioni alla ricerca di una soluzione dei problemi in campo che soddisfi entrambi.

Credo che l’unica persona capace di comunicare con i Geni sia l’Artista.
Bando dunque all’urbanista o all’architetto “geometra” e viva l’Urbanista e l’Architetto “Artista”!

Non che i “Geometri” non siano importanti, necessari. Ma non può esser lasciato a loro il compito di operare sul Corpo – Territorio.
Essi potranno fungere da infermieri, da addetti a funzioni di supporto, logistiche, ecc., ma l’operazione sul Territorio, cioè su di una realtà carica di valori, di trame, di storie e allo stesso tempo fragile e delicata nei suoi equilibri, dovrà essere condotta solo da persona esperta, colta e sensibile, abile e preparata.

Il Territorio si esalta, si cura, si interpreta con l’arte, con la poesia; può accettare e consentire molte cose, purché queste siano in sintonia, radicate nel profondo, capaci di accompagnare, amplificare, diffondere il Canto che prorompe dal dentro del Luogo.

Quando il Genio del Luogo risuona nella sensibilità del Genio Personale, allora si creano le condizioni per l’Arte Geniale, per il Piano, per l’Architettura Geniali.

Ma “come” ci si potrà mettere in contatto con i Geni dei Luoghi.
Credo che, prima di tutto, occorra vivere il Luogo a lungo per cercare le tracce del Genio che so, nelle figure che appartengono al Luogo: la forma o la durezza di una pietra, ovvero la linea di una collina all’orizzonte, le traiettorie di volo di un uccello, un profumo, un gorgoglio, un fischio, …

Intendo dire che questa ricerca, sia che riguardi un luogo naturale o la città costruita, deve avvalersi di indagini e letture che vanno oltre quelle che guardano alla morfologia o alla tipologia, oltre la memoria dell’antico sapere costruttivo, oltre la consapevolezza storico – critica dei processi formativi dei luoghi. Vanno oltre le eventuali altre rappresentazioni dei luoghi che altri uomini in altri tempi felici, hanno prodotto assieme allo stesso Genio.

Questa ricerca deve portare all’origine, alla sorgente delle cose, deve portare direttamente al Genio, all’empatia con il Genio ad una identificazione immedesimazione con il Genio, per agire in presa diretta con il Genio, per interpretare assieme a Lui la Realtà in cui si vive, per esprimere, se pur con un linguaggio attuale, il senso suggerito dal Genio.

Questa ricerca, una volta ottenuto il contatto geniale, genererà opere ben diverse da quelle che oggi ci ammannisce il contestualismo, l’internazionalismo, l’individualismo, il citazionismo, l’accademismo, il dialettalismo, ecc., oppure le varie operazioni di sartoria urbanistica ed architettonica che, agendo sul tessuto urbano o le trame territoriali, ci parlano di ricuciture, legature, recuperi, restauri, ecc., oppure, addirittura, il burocratismo di certe leggi, regolamenti, uffici tecnici, soprintendenze, ecc.
Il contatto, il confronto diretto con il Genio, dà la forza, la sicurezza di operare correttamente, di “parlare giusto”, anche al di là di matrici linguistiche consolidate, anche usando nuove parole, nuove forme del linguaggio, nuovi modi di esprimersi e di comunicare.

L’importante insomma è aprire un dialogo con il Genio, conquistarsi la sua fiducia, assumendo un atteggiamento di grande rispetto, anche di fronte alle sue apparenti stramberie. E bisogna uscire da questa esperienza con la maggiore quantità possibile di idee per progettare e costruire.

Come già detto ci aiuterà molto il nostro Genio Personale. L’intuizione artistica, intesa come colpo di Genio, ci può consentire di arrivare velocemente a raggiungere lo scopo.
Solo che anche questo colpo di Genio bisogna prepararlo. Occorre caricare il sistema intellettuale, allertare i sensori, appuntare la sensibilità, immettere la maggior quantità possibile di energia nei circuiti mentali, immergersi nelle atmosfere e nelle dimensioni giuste, per far sì che le “molle” scattino al momento opportuno e creino il contatto desiderato, il nesso attraverso il quale possono passare tutte le informazioni o è possibile comunicare interattivamente con il Genio.

Siamo sempre lì, al geometra e all’artista. Il Misuratore della superficie della terra, l’operatore che si cura del corpo, dell’anatomia del territorio non riuscirà mai ad entrare in contatto con la vera essenza, con l’anima del territorio. Per prendere le misure del Genio non vi può esser altri che l’Artista.

Un appello per l’Urbanistica e l’Architettura anche da parte mia dunque:

Non solo Geo-metri, ma soprattutto GENIO-METRI !
Non solo Geo-logi, ma soprattutto GENIO-LOGI !
Non solo Geo-grafi, ma soprattutto GENIO-GRAFI !
Non solo Architetti, ma soprattutto ARTISTI GENIALI!

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