Povia e Amato insieme contro la dittatura relativista del pensiero unico

Povia e Amato insieme contro la dittatura relativista del pensiero unico

È andato in scena ieri sera nella Sala del Palazzo del Turismo di Riccione l’evento “Invertiamo la Rotta. Contro la dittatura del pensiero unico” tenuto dal vincitore del 56° Festival di Sanremo, Giuseppe Povia, e dall’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita e segretario del Popolo della Famiglia.

Un concentrato di musica, interventi sull’attualità e critica al pensiero unico dominante che oggi impera in tutti gli spazi mediatici piegati al politicamente corretto. È questo il metodo innovativo e davvero originale innescato dal duo Giuseppe Povia e Gianfranco Amato, che ad ogni incontro tiene incollati alla sedia per oltre due ore centinaia e centinaia di persone interessate ad ascoltare qualcosa di diverso, di non filtrato dai media mainstream. Voci libere di dissentire da ciò che oggi ci viene continuamente propinato e imposto nel silenzio generale, o quasi. Perché Gianfranco grida l’evidenza dal palco, Giuseppe i contenuti li canta attraverso le sue canzoni chitarra alla mano, come quella in cui si scaglia contro l’utero in affitto: “Perché la vita non si vende, non si inganna. Perché ogni cuore nasce da una donna”. Il suo ultimo disco non a caso si chiama “Nuovo Contrordine Mondiale”. Lui il problema di andare “culturalmente controcorrente” anche nel mondo della musica, non se lo è mai posto. Nemmeno Gianfranco Amato che, a causa del suo coraggio, si è ritrovato diverse volte la macchina sfasciata per opera di qualche “pacifista democratico”. Atti vandalici che non hanno risparmiato neanche Giuseppe.
Oggi costa caro mettersi di traverso all’omologazione di massa, Povia e Amato questo lo sanno fin troppo bene, eppure non rinunciano a battersi contro il relativismo sentimentalmente targato “love is love” e contro l’indottrinamento perpetrato dall’ideologia di genere secondo cui uno non è maschio o femmina in base al suo incontrovertibile dato naturale, biologico, ma sarebbe quello che si sente di essere al momento. Insomma, dipende da come si sveglia la mattina. Sapere che per i sostenitori che portano avanti questa ideologia irrazionale, esistano oltre 70 generi diversi, apre a scenari ancora più inquietanti e privi di ogni fondamento.
Qualche mente progressista vorrebbe farci credere che noi non siamo più quello che siamo, che la famiglia è passata di moda, che la complementarietà tra uomo e donna è uno stereotipo culturale, che la madre è un “concetto antropologico”, che un bambino non ha più il diritto di crescere con una mamma e un papà, ma che a sua volta è lui stesso un diritto e non più un soggetto di diritto, per giunta pure da comprare come un bambolotto nei negozi per giocattoli. È la mercificazione del corpo della donna utilizzata come un forno e la tratta degli esseri umani del ventunesimo secolo quella ad essere denunciata da Giuseppe e Gianfranco nei loro spettacoli. Poiché l’utero in affitto non è un miraggio, ma una realtà concreta promossa da chi in nome di non si sa quale progresso, vorrebbe spalancare la porte ad uno squallido commercio di bambini. Chesterton, citato spesso da Gianfranco Amato, ci aveva già profeticamente avvisato nel 1905: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Giuseppe, da cantautore ci prova nel suo campo e per questo è sempre stato ostracizzato, ma lui la prende sul ridere e ironizza: “Allora signora, con questa canzone mi han chiuso tutte le porte e noi la canteremo fino alla morte. Luca era gay è adesso sta con lei. Luca parla con il cuore in mano, Luca dice sono un altro uomo”. L’amicizia nata tra Gianfranco Amato e Giuseppe Povia ha dato origine ad una collaborazione di successo, un mix veramente efficace. La tappa di Riccione ha riscosso l’ennesimo grande risultato, che non sarà l’ultimo, perché il cantante e l’avvocato non hanno alcuna intenzione di fermarsi. La battaglia continua, contro le ideologie e mai contro le persone. L’obiettivo è chiaro: invertire la rotta.

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