La domanda è: siamo come ci presentiamo? Un ufficio d’informazione è la prima modalità di benvenuto rivolta ai visitatori. La porta d’accesso ai tesori e ai servizi che la città e il territorio possono offrire agli ospiti. C'è chi lo ha capito e chi no. Parole e immagini fra Rimini e Barcellona.
Per una località turistica avere un buon ufficio d’informazione è la prima modalità di benvenuto che si da ai visitatori. La porta d’accesso ai tesori e ai servizi che la città e il territorio possono offrire agli ospiti. Per questo dovrebbe essere non solo accogliente, ma anche bello, attraente. Dovrebbe stupire. Visitando l’ufficio IAT (Informazione e Accoglienza Turistica) posto al lato della stazione ferroviaria di Rimini si ricava tutt’altra impressione.
E’ la vigilia di Ferragosto, manca poco a mezzogiorno e il movimento intorno alla stazione non mostra segni di particolare vivacità. Per chi esce dalla stazione FS l’ufficio IAT è sulla sinistra, in un vecchio edificio, di fianco ad un disordinato parcheggio di biciclette.
All’inizio della passerella che porta all’ingresso staziona, disadorna, vuota e abbandonata, con tanto di logo del Comune, una IAT-bike, cioè una sorta di bici-carrozza a quattro ruote, che probabilmente vorrebbe essere l’invito a qualcosa di ecologico, ma visto lo stato di dubbia efficacia.
L’aiuola antistante lo IAT è senza un filo d’erba, la fioriera, posta sul fondo, è senza fiori ma in compenso piena d’immondizia. Sul lato destro della passerella d’accesso una rastrelliera di un servizio di bike-sharing che fu, ma che ora non esiste più, porta ironicamente la scritta: “E’ severamente vietato parcheggiare biciclette non appartenenti al servizio bike-sharing”. Di fatto un invito per il suo contrario: infatti è stato trasformato in un parcheggio bici. Poco più in la, al confine col nuovo ufficio Start in via di completamento, fa bella mostra un vero e proprio deposito di rifiuti. Sull’altro lato della passerella, quello sinistro, fa bella mostra una esposizione di bici incatenate allo scorrimano. Andrebbero rimosse, ma nessuno lo fa.
Volendo sintetizzare, la parola forse più appropriata per descrivere il piazzale che ospita lo IAT della stazione di Rimini e il percorso d’ingresso è: incuria. Non proprio il modo migliore per presentarsi ai turisti, italiani e stranieri.
All’interno, in uno spazio angusto e piuttosto disadorno, personale volenteroso vende biglietti e fornisce informazioni, mentre tra scaffali semi vuoti si possono ritirare depliant di vario tipo, compreso il foglio “Rimini to day news”, sugli eventi della settimana.
Se questo modo di presentarsi ai visitatori è lo specchio della nostra offerta turistica, quando in diversi uffici d’informazione turistica del mondo stanno facendo la loro comparsa addirittura i robot, oppure Uffici d’informazione virtuali interattivi, dove per avere informazioni non c’è bisogno di recarsi sul posto, allora bisogna dire che il cammino da compiere è piuttosto lungo. E forse la stagnazione del nostro turismo (al di là di tutte le enfasi, i pernottamenti di oggi sono gli stessi dell’anno duemila) trova anche in questo vecchio modo di presentarsi la sua spiegazione.
Per un confronto accompagniamo questo articolo con le immagini del nuovo Ufficio Turistico della Regione Catalana, a Barcellona, situato nel prestigioso Palazzo Moja, sulla famosa Rambla. Un Ufficio, a parte lo spazio e l’arredo, in cui non si forniscono solo informazioni, ma si presentano agli ospiti tutte le ricchezze e le produzioni, soprattutto enogastronomiche, del territorio. Dove c’è perfino un ristorante dove assaggiare i piatti regionali. A questo punto, la differenza tra il nostro IAT e il nuovo Ufficio Turistico di Barcellona non ha bisogno di ulteriori commenti. Però indica la strada da percorrere per tornare ad essere competitivi.
COMMENTI