Qui Arco d’Augusto: «via il museo Fellini dal castello e dalla piazza»

Qui Arco d’Augusto: «via il museo Fellini dal castello e dalla piazza»

La contromanifestazione si è conclusa con la lettura di un documento che chiede alla nuova amministrazione comunale «un progetto politico che liberi la piazza e il platano bicentenario e la superficie del fossato del castello dalla cementificazione e trasferisca il Fellini Museum in un altro sito, per esempio in una ex colonia».

Un centinaio di persone si sono ritrovate ieri sera all’Arco d’Augusto rispondendo all’invito dell’associazione Rimini Città d’Arte “Renata Tebaldi” e di Italia Nostra. Fra questi, volti noti della cultura e dell’arte a Rimini, esponenti politici del centrosinistra ma soprattutto del centrodestra, compreso il candidato sindaco Enzo Ceccarelli.
Mentre in piazza Malatesta andava in scena lo sfavillio di uno spettacolo preparato in ogni dettaglio e costato non si sa quanto, all’inizio di corso d’Augusto un microfono di fortuna ha raccolto le voci di un dissenso culturalmente agguerrito, interessato all’essere e non all’apparire, senza show e cerimonie pompose.
Ha introdotto Roberto Mancini, storica personalità del Fai riminese e di Rimini Città d’Arte, che fra l’altro si è detto molto dispiaciuto del fatto che «il ministro Franceschini ha permesso la colata di cemento armato sulla piazza e sui ritrovamenti archeologici, cosa avvenuta di recente anche in vari altri luoghi e aree archeologiche». E a Franceschini saranno forse fischiate le orecchie perché è stato più volte tirato in ballo e non certo per lodarlo.
Il prof. Rimondini è andato subito al sodo: «Siamo cento gatti ma siamo il futuro di Rimini e questa sera da qui parte la decisione di disfare quello che stanno per inaugurare, ci vorrà del tempo ma ce la faremo». Siamo come «il piccolo esercito di Sigismondo, che ha sconfitto l’esercito papale di Pio II, tre volte superiore nei numeri, nella Battaglia di Nidastore (2 luglio 1461), e il Signore di Rimini persuase i suoi dicendo “noi semo più homini”».
Rimondini ha brevemente ripercorso il ruolo del Brunelleschi nella costruzione del castello e non ha risparmiato critiche al sindaco anche per l’ultima sua dichiarazione in materia di fossato: «Il cessato Gnassi ha detto che nel fossato non c’è più niente ma non è vero, abbiamo i disegni dell’800 che fanno vedere le scarpe e le controscarpe del fossato, alte 15 metri, che il Valturio definisce piramidi. Il fossato c’è ancora e andrà riaperto».
Applausi di approvazione sono scattati quando ha detto del primo cittadino: «Gli voglio anche bene ad Andrea perché è stato un mio studente, ma è un narcisista che dialoga solo con sé stesso ed ha dei difetti politici gravi: se non sei d’accordo con lui diventi un suo nemico, ma non è mica dialettica democratica questa».
E ancora: «Il castello è il museo di sé steso e non ha bisogno di nulla dentro, è importante in sé non come contenitore, chi parla di contenitore dimostra anche poca intelligenza. Eppure il ministro Franceschini gli ha dato 12 milioni per il museo Fellini senza passare dalla Soprintendenza, è inaccettabile. Solo chi non ha cultura può sostenere che il museo serve per valorizzare il castello, come ripete anche il clone del sindaco (Jamil, ndr)».
Per Italia Nostra hanno preso la parola Alessia Gattei e Ivan Innocenti. La prima ha indicato la necessità di mettere l’accento su una «bellezza meno appariscente ma certamente più consona al carattere storico delle nostre città, un messaggio chiaro a favore della identità dei nostri centri storici invece che nella scia di interventi estetici in cui i monumenti diventano quinte scenografiche, “contenitori” costosi, modaioli e di breve durata… Fellini è stata una scelta facile, ma il Rinascimento riminese è la vera modernità e continueremo a lavorare per una diversa prospettiva: Rimini città del Rinascimento».
Innocenti: «Addolora vedere i luoghi identitari di Rimini ridotti in questo modo, quando ci sono “non luoghi” lungo la costa che avrebbero bisogno di rinascere, colonie comprese». E dove il Fellini Museum avrebbe avuto sicuramente una migliore collocazione.
Davide Frisoni, presidente della commissione cultura e candidato alle elezioni comunali insieme al centrodestra: «Un buon sindaco si riconosce dalla eredità che lascia e quella di piazza Malatesta è davvero grave, io ho abbandonato la maggioranza proprio a causa del progetto Fellini».
Gioenzo Renzi: «Ringrazio chi ha organizzato questa occasione di incontro perché è importante cominciare a porre alcuni segnali di rivolta in questa città». Mentre in piazza Malatesta sono in corso i festeggiamenti «con i nostri soldi», ha aggiunto, deve essere chiara a tutti la gravità di quello che hanno fatto: «ipotecare per il futuro quella che è stata sempre rivendicata nel pensiero di tutti come la possibilità di riportare alla luce il fossato del castello. Nel Prg, nel piano strategico e nel piano strutturale era ed è prevista l’apertura del fossato, ma Gnassi invoca tanto il piano strategico solo quando gli fa comodo.
Il museo Fellini è stato realizzato violando i vincoli di tutela esistenti, purtroppo con la compiacenza del ministro Franceschini: ci auguriamo che la magistratura faccia il suo dovere davanti a queste violazioni».
La serata si è conclusa con la lettura del documento che apre ad un impegno per cancellare lo scempio e che dunque verrà messo sotto al naso dei candidati sindaci. Il testo stilato da Rimini Città d’Arte così recita:

«Noi cittadini di Rimini innamorati della storia e dell’arte della nostra bimillenaria città, rinnoviamo il nostro dissenso per la distruttiva operazione di cementificazione di piazza Malatesta, della superficie del fossato di Castel Sismondo, per l’artificioso disturbo al platano bicentenario di piazza Malatesta sottratto a centinaia di uccelli, per la degradazione di Castel Sismondo, opera documentata di Filippo Brunelleschi, a “contenitore” del Fellini Museum decisa in insensata solitudine dal cessato sindaco Andrea Gnassi senza preparazione culturale, discussione civica o in consiglio comunale, che questa sera viene inaugurata.
In nome di Rimini Città creativa e ben sveglia, che col castello di Filippo Brunelleschi e il Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti si presenta come una capitale del grande Rinascimento nazionale ed europeo, invochiamo dalla nuova amministrazione comunale un progetto politico che liberi la piazza e il platano bicentenario e la superficie del fossato del castello dalla cementificazione e trasferisca il Fellini Museum in un altro sito, per esempio in una ex colonia.
Ci daremo comunque da fare finché il progetto di restituzione venga deciso e attuato».

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