«Rete civica» spalanca le porte a Davide Frisoni e suona la sveglia al centrodestra per espugnare palazzo Garampi

«Rete civica» spalanca le porte a Davide Frisoni e suona la sveglia al centrodestra per espugnare palazzo Garampi

L'aggregazione che ha eletto un consigliere in Regione fa la prima mossa. Lancia «l’alternativa al centrosinistra», dal quale si differenzia per «visione della società» e per la spinta a «mettersi a servizio della gente». E l'ex consigliere di Patto civico spiega la «conversione» e l'addio al sindaco «sgarbato».

La strada per vincere anche a Rimini è la stessa seguita da Riccione e Coriano. Candidati spendibili, scelti per le loro potenzialità e non per la casacca politica che indossano, con la voglia di spuntarla e non solo di partecipare, senza complessi di inferiorità ed anzi piuttosto di superiorità, e soprattutto ampie aggregazioni da mettere in campo capaci di catturare la società civile. I recinti dei partiti devono aprirsi. Messaggio subliminale ma nemmeno troppo, quello che ha lanciato questa mattina «Rete civica» sparando due cartucce: la «annessione» di Davide Frisoni e l’annuncio che questa «rete» guarda «all’alternativa al centrosinistra», dal quale si differenzia per «visione della società» e per la spinta a «mettersi a servizio della gente», secondo la sintesi di Domenica Spinelli, sindaco di Coriano e portavoce regionale di «Rete civica». Che ci ha tenuto a precisare di parlare indossando «due giacchette»: «quella di sindaco che per due volte ha mandato a casa il centrosinistra nel comune più difficile della provincia, e di portavoce di una rete, non di una lista civica, l’unica su scala regionale».
Sala del Buonarrivo in corso d’Augusto (ad ascoltare anche il capogruppo della Lega Marzio Pecci), ormai lasciata libera dalla Provincia, ma forse Riziero Santi un leggero ronzio nelle orecchie l’avrà avvertito. Quando il consigliere regionale di «Rete Civica progetto Emilia Romagna» e già sindaco di Monzuno nel Bolognese per due mandati, Marco Mastacchi, ha detto che nei prossimi giorni ci sarà in Regione una commissione «nella quale si parlerà della centrale eolica davanti a Rimini: io avevo chiesto di convocare i sindaci del litorale ma non sarà possibile a causa dell’emergenza covid, per cui parteciperà in teleconferenza solo il presidente della Provincia, che dovrà rappresentare tutti, ma io avrei piacere di sapere dai sindaci come la pensano su questo tema, perché non è detto che in una persona si possa riassumere il sentimento di tutti i primi cittadini di questo territorio coinvolti nel problema delle pale eoliche”. La sua elezione a sindaco Mastacchi l’ha ricordata come incentrata sul ribaltamento della prassi amministrativa personificata dalla sinistra: «La politica a servizio del territorio e non il territorio a servizio della politica». Uno slogan coniato dieci anni fa, ha aggiunto, che poi è stato utilizzato anche da altri.
Prove di cambiamento. L’abc di un nuovo corso possibile. Un altro civico che ha abbandonato la nave di Pizzolante, Cosimo Iaia, ha introdotto la conferenza stampa con una davvero impercettibile presenza della stampa.
Introduzione «filosofica» di Carlo Monaco, già assessore della giunta (ormai d’epoca) Guazzaloca ma con altri diversi incarichi di amministratore, docente in licei e all’università, fra i pensatori all’origine del parto di «Rete civica».
«La parola politica nasce nella lingua greca e sta a significare attaccamento per la città; politikós è il comportamento di una qualunque persona che decide di spendersi per il bene della città, è un aggettivo. La politica invece è diventata una attività, intesa come conquista e espansione del potere», è stato il suo esordio. «Lo spirito civico è lo sforzo di restituire alla politica una sua autenticità». Filosofo ma non con la testa sulla nuvole, Monaco ha detto di passaggio che arrivando a Rimini questa mattina si è accorto che qui «la sinistra punisce gli automobilisti creando cordoli in mezzo alle strade, barriere artificiali al traffico…, sembra la sinistra che votò contro alla tv a colori».
E’ toccato ad Alex Bianchi, presidente regionale di “Rete civica», sintetizzare gli obiettivi: «Ci presentiamo a Rimini dopo averlo fatto a Bologna il 15 ottobre, perché vogliamo affermare la presenza di una realtà civica come la nostra anche in questa città. Rete civica si pone nei confronti del centrodestra come un interlocutore in tutte le realtà del riminese, abbiamo intenzione di sederci al tavolo del centrodestra per discutere di tutti i candidati sindaci della provincia. Abbiamo già avviato contatti col mondo dell’imprenditoria, dello sport e della cultura, per fare in modo di portare al centrodestra una possibilità, che non è detto debba essere quella finale, ma vogliamo dialogare perché sarà fondamentale nella scelta del candidato sindaco». Evidenziando che «in questa fase un candidato civico è una scelta molto intelligente perché può aggregare persone e mondi che la politica invece allontana».
Davide Frisoni ha ringraziato «Rete civica» per avergli offerto una «nuova opportunità per continuare a fare politica, perché noi siamo politici ma non siamo ideologici». Ha detto di essere stato «spesso non allineato in questi anni con la governance della città», perché «io sono un artista, dipingo la realtà, sono solito partire dal dato reale». E quando nel suo ragionamento cominciava ad imbarcarsi nel discorso del sogno, ha innestato subito la retromarcia: «Meglio non parlare di sogni, perché ormai di sogni non se ne può più, è necessario passare dalla città del sogno al fare insieme». La mancanza di condivisione «è stata la grande difficoltà che ho incontrato in questi quattro anni», anzi, non condivisione «perché è una parola che usano troppo a sinistra e poco la applicano».
Un altro riferimento alla rottura: «sono uscito anche in maniera un po’ sgarbata dalla maggioranza, ma d’altronde ho avuto a che fare con un sindaco che sgarbato lo è, per cui mi sono un po’ adeguato al suo metodo». E qui l’immancabile riferimento al motivo del contendere: la scelta «sbagliata dall’origine», perché «non ragionata insieme», sul Museo Fellini e in particolare sul luna park di piazza Malatesta («un progetto ideologico di cultura»). Una imposizione del sindaco, che ha visto la contrarietà anche di «due Sigismondo d’oro, due storici». Stoccate ripetute al sindaco: «Urlate per mezz’ora come fa lui e forse comincerà ad ascoltarvi».
Per finire Frisoni si è preso la paternità dello scavo di porta Galliana e del ritorno a Rimini della Madonna Diotallevi: «Ho ritardato un po’ a venire via perché volevo consolidare un evento, con grande insistenza e passando fra due assessori, sono riuscito a portare a Rimini la Madonna Diotallevi di Raffaello».

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