Rimini bella e in decadenza

Rimini bella e in decadenza

Il problema della sicurezza è aggravato da una pianificazione urbanistica sbagliata e da un enorme problema educativo e culturale. Ma nessun dramma: la città è un organismo vivente e scopriremo che Piazza Malatesta diventerà di giorno lavatoio per infanti e di notte arena per le risse, che i lungomari saranno aree fitness diurne e spacciodromi e puttanodromi notturni, che il fallimentare Metrò di Costa diventerà una splendida ciclabile Rimini-Riccione.

La città è un organismo vivente. Il suo sviluppo è guidato dalle leggi eterne che determinano l’esistenza degli esseri umani. Le principali di queste leggi sono la sopravvivenza, la riproduzione della specie e, dal punto di vista economico, la dinamica della domanda e dell’offerta.
Le città si sviluppano su terreni che hanno determinate caratteristiche: un importante corso d’acqua, possibilmente la vicinanza al mare, un clima favorevole, facilità di comunicazione con gli altri territori.
Gli uomini scelgono di vivere nelle città perché queste offrono maggiori opportunità rispetto ad altri luoghi. Nell’epoca moderna, le richieste dei cittadini sono simili in ogni parte del mondo: infrastrutture, sicurezza, acqua potabile, aria respirabile, trasporti efficienti, accessibilità, possibilità di fare affari e di avere relazioni sociali, opportunità d’occupazione, servizi per l’infanzia, buone scuole, possibilità di cura e assistenza per gli anziani. Fondamentali anche la possibilità di esprimersi liberamente e la libertà di culto.
Se una città non riesce a garantire queste caratteristiche vivrà periodi di decadenza, se sarà capace di offrirle continuerà a svilupparsi.
Se esaminiamo Rimini, notiamo che alcuni di questi obiettivi sono raggiunti, altri no. Il che spiega le possibilità e le difficoltà della nostra città.
Rimini offre grandi opportunità di lavoro (anche se spesso di scarsa qualità), di relazione e di business mentre è deficitaria sul trasporto pubblico e sulla viabilità locale. Ha infrastrutture di ottimo livello, su tutte la Fiera, e altre in difficoltà come l’aeroporto. C’è disponibilità di abitazioni, anche se spesso di mediocre qualità. Ha grandi risorse idriche, ma fatica a difendere il suo mare. Ha la possibilità di avere aria pulita, sempre grazie al mare, ma soffre di gravi problemi di inquinamento per l’incapacità amministrativa di gestire il traffico veicolare.
I servizi di assistenza all’infanzia e agli anziani, quelli dedicati ai processi educativi soffrono gli stessi deficit nazionali, aggravati da dinamiche locali. Non a caso Rimini occupa pessime posizioni nelle graduatorie nazionali sull’assistenza all’infanzia e alla vecchiaia. In un articolo precedente abbiamo scritto dei problemi che assillano la sanità, che è sempre stata fiore all’occhiello delle nostre amministrazioni.
Per quel che riguarda la libertà di espressione si dirà che è ampia e garantita in tutto il nostro Paese, ma a livello locale, per quieto vivere, molte persone e associazioni non si sono espresse e non si esprimono con piena libertà, almeno a livello pubblico. La paura è quella di uscire da un “sistema” politico amministrativo che offriva e offre vantaggi in cambio di acritica fedeltà.
Un tema che merita una riflessione a parte è quello della sicurezza.
Come detto le città sono attrattive e offrono opportunità anche a chi vuole vivere nel crimine. Nel caso di Rimini l’aspetto è, paradossalmente, aggravato da essere città dell’ospitalità e dell’incontro. Serve droga per turisti e residenti e ne serve sempre di più, visto che viviamo in una società dove l’uso di droga è la norma. Una città siffatta ha necessità di ogni tipo di prostituzione per i bisogni sessuali di cittadini e residenti e quindi, da sempre, esiste un ampio traffico di “carne umana”. L’ampia offerta di doppie case, di affitti “in nero”, di alberghi e pensioni senza troppi scrupoli nel controllare gli ospiti, gli scarsi controlli su ampie zone della città garantiscono alloggi “sicuri” ad ogni genere di manigoldo. Infine, per la crescita e gestione di una città con queste particolari caratteristiche, servono ingenti capitali, che spesso sono di origine illecita.
“Madamina, il catalogo è questo” cantava quello.
A queste caratteristiche si aggiungono l’insipienza degli amministratori e l’enorme problema culturale del nostro processo educativo.
Per le caratteristiche di città dell’ospitalità e per la paura di perdere “clienti”, da parte delle amministrazioni e di alcune categorie economiche, non è stata data l’importanza che merita al problema della sicurezza. In aggiunta una contorta ideologia di sinistra ha peggiorato le cose, confondendo la difesa di diritti con il lassismo.
Il tutto ha creato anche effetti paradossali: abbiamo visto la polizia locale inseguire su una spiaggia deserta, con largo dispendio di mezzi e droni, un pericoloso criminale che si macchiava di un crimine odioso: prendere il sole durante il lockdown. Ma, specie d’estate, spaccio, sfruttamento della prostituzione, reati di ogni genere avvengono sotto gli occhi di tutti come se fosse la norma.
Vero che quello della sicurezza è un problema su cui le amministrazioni locali non tutto possono, ma avere contezza della realtà territoriale, sensibilizzare le istituzioni e chiedere adeguate contromisure è un dovere dei nostri amministratori.
Alcuni episodi recenti ci mostrano, in maniera lampante questa insipienza, aggravata anche da errate politiche urbanistiche.
Il centro storico è stato oggetto in questi ultimi anni di grandi investimenti e attrae, soprattutto nei fine settimane, una gran quantità di persone. Grandi affari ma anche gravi problemi di ordine pubblico.
Stessa cosa per la zona mare dove sono stati rinnovati, anche se con gravi ritardi, i nuovi lungomari che di giorno, soprattutto negli ultimi week end di questa lunga estate indiana, offrono un’immagine splendida di migliaia di persone e famiglie che passeggiano e fanno attività sportiva, ma al calar delle tenebre si trasformano in “no man’s land” dove può succedere di tutto.
Questo capita perché la pianificazione urbanistica non può essere sganciata dalla sua funzione.
Abbiamo due generi di problemi: da una parte si creano spazi urbani vasti, senza servizi e difficili da controllare, dall’altra si concentrano in zone limitatissime un solo tipo di attività, il che provoca sovraffollamento e conseguenti problemi di ordine pubblico.
Resta poi l’enorme problema culturale che colpisce da decenni il nostro Paese. Se si vanno a studiare gli identikit di questi nuovi malfattori scopriremo, nella maggior parte dei casi, le stesse caratteristiche: scarsa o nessuna scolarizzazione, problemi nel nucleo familiare, inesistente integrazione nella società, radicalismo criminale o ideologico.
I bambini sperduti, cacciati dall’isola che non c’è, si stanno impadronendo delle città.
La soluzione? Forse è il ritorno all’ABC, sia nell’educazione che nelle regole, al due più due fa quattro, ai diritti che non esistono senza doveri, a quella famosa linea immaginaria del bene e del male che non si può superare. Vasto programma. Utopia.
C’è però una consolazione. La città è un organismo vivente e quindi tra non troppo scopriremo che gli ingenti investimenti su piazza Malatesta sono serviti a creare di giorno un lavatoio per gli infanti e di notte una divertente arena per le risse tra bande di giovanotti; che i lungomari saranno di giorno splendide aree fitness e di notte si trasformeranno in spacciodromi e puttanodromi sempre aperti, che il fallimentare Metrò di Costa diventerà una bellissima ciclabile che collega Rimini a Riccione.

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