Come si può dare il premio “l’arte che salva l’umanità” a chi ha cementato il fossato del Castello e piazza Malatesta?

Come si può dare il premio “l’arte che salva l’umanità” a chi ha cementato il fossato del Castello e piazza Malatesta?

Nella motivazione del riconoscimento di Sassocorvaro troviamo che Gnassi è stato premiato per “operazioni luminose di recupero di gioielli culturali e di memoria". Ma no, dai! Il prof. Rimondini ha qualcosa da dire al riguardo.

Una giuria di Sassocorvaro ha dato il premio culturale di “salvatore dell’arte 2022” ad Andrea Gnassi (“L’Arte che salva l’umanità”). Mala tempora currunt et peiora premunt [Stiamo vivendo cattivi momenti e il peggio deve venire].
Quando si è perduta pubblicamente la capacità di distinguere da una politica culturale che abbia un minimo di fondatezza dimostrata e il consenso critico degli addetti ai lavori, una politica di esibizione personalistica, completamente insipiens, che punta come i bambini sul nuovo e sul cemento come da tradizione “riminizzatrice”, con un’ossessiva venerazione per un regista, nato qui per caso, che nei suoi film disprezza le donne e soprattutto denigra Rimini, e che è arrivata a cementare il fossato di Castel Sismondo, opera regestata di Filippo Brunelleschi, dopo avere sistemato il museo felliniano delle culone e tettone e dei pataca riminesi nel castello brunelleschiano, quando i termini dei problemi vengono confusi e rovesciati, allora sì, corrono tempi culturali e politici maledetti.
Si può immaginare che questi ‘giudici’ di Sassocorvaro non sappiano nulla di quanto ha effettivamente fatto l’ex sindaco a Rimini, e in particolare di Castel Sismondo e del Brunelleschi o dell’archeologia medievale di piazza Malatesta, che aveva destato l’interesse dei medievisti nazionali, tutto finito per volontà esclusiva di Gnassi sotto una coltre di cemento. Sorvolando poi sugli alberi secolari rasi al suolo.

LE “OPERAZIONI LUMINOSE DI RECUPERO” DI ANDREA GNASSI

Nella motivazione del riconoscimento, allibiti, troviamo che Gnassi è stato premiato per “operazioni luminose di recupero di gioielli culturali e di memoria come il Teatro Galli, il Fulgor caro a Fellini con una parte del Museo Fellini e la Rocca Malatestiana col Museo Fellini”.
Andrea Gnassi dica quel che vuole ma lui non c’entra niente col recupero del Teatro Galli, ricostruito nelle sue forme originali per la lunga lotta dell’associazione Rimini Città d’Arte, oggi Renata Tebaldi Rimini Città d’arte, e di più di mille Riminesi che si erano raccolti in piazza Cavour il giorno dell’abbraccio al teatro, infine per decisione del sindaco Alberto Ravaioli e dell’assessore alla cultura Stefano Pivato. Il Fulgor è stato reinventato con lusso puttanesco che Fellini avrebbe respinto disgustato. La rocca Malatestiana Andrea la chiamava “contenitore” o “il rudere” e la creatura di Brunelleschi “un castello medievale”, e non c’è un cavolo di cartellino che faccia presente al visitatore che gli incubi felliniani musealizzati sono sistemati nella rocca malatestiana.
Da queste ridicole e bugiarde motivazioni si può immaginare l’identità culturale della giuria di Sassocorvaro, che certamente non sa che il fossato cementato dal sindaco Gnassi è opera di Filippo Brunelleschi, e forse nemmeno sa chi sia stato Filippo Brunelleschi, come quell’altro, che ha recentemente cementato la rampa del ponte d’Augusto, forse avrà creduto che Augusto fosse il nonno di Gnassi. Magari il prossimo anno lo si potrà proporre per un premio culturale a Sassocorvaro.

CI FOSSE UN VERO ARCHEOLOGO TRA GLI “ESPERTI” DEI SINDACI

E intanto a Rimini ci sono ancora nel museo Luigi Tonini e nei cubi di piazza Ferrari e di altri siti pubblici testi e illustrazioni che contengono pacchiani errori e falsi, più volte denunciati da chi scrive, esposti all’attenzione dei cittadini, dei turisti e delle scuole, fonti di disinformazione e cattiva cultura fatte proprie dalle ultime due amministrazioni.

Il modellino del ponte romano nel museo senza rampe e il disegno del ponte romano com’è oggi nella ricostruzione visiva di Ariminum esibita sui cubi. Non che il disegnatore sia responsabile di errori e falsi. Responsabili sono i poco informati “tecnici” delle amministrazioni comunali. E allora, ci si chiede, la Soprintendenza archeologica di Bologna non ha mai avuto niente da ridire?
La Soprintendenza archeologica di Bologna, eliminata da Matteo Renzi, era gloriosa ai tempi di Guido Achille Mansuelli e di Giancarlo Susini, negli ultimi anni è stata collegata con la nuova Soprintendenza tuttofare di Ravenna sotto la responsabilità di un architetto; forse langue, ma fin dalla fondazione del museo non ha avuto niente da dire sulle esposizioni archeologiche. Così come è rimasta muta quando l’ex sindaco dichiarò un anno fa che “il fossato non esiste”.

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