Il vaccino ci salverà dal punto di vista sanitario. Ma la creazione di una nuova offerta turistica non ci arriverà sintetizzata in laboratorio. "Andrea Gnassi ha ancora davanti a sé mesi preziosi: è suo il dovere di progettare, adesso, almeno il delicato futuro a breve termine della città. Al resto ci dovrà pensare il nuovo sindaco". Si tratta di un annuncio di candidatura? "Non sono in corsa, per due ragioni". Intervista a Bonfiglio Mariotti.
«La stagione turistica “invernale” è andata e anche quella estiva del 2021 è a rischio. A Rimini, la scorsa estate è stata descritta in un modo paradossalmente trionfale, né più e né meno come veniva fatto nel corso degli ultimi decenni. Ma chi ha davvero il polso della situazione non la racconta così e si chiede cosa stia facendo chi si è assunto l’onere e gli onori di rappresentare intere categorie economiche, oltre a urlare e pontificare sui social o a portare quattro amici in piazza per dare voce alla solita litania che addebita le responsabilità della ripresa dei contagi e delle ulteriori chiusure ai politici romani, salvaguardando, anche in questa occasione, le gravi responsabilità di inerzia e di assuefazione di quella politica locale che prima osanna e poi contesta. Abitudine che ha coltivato per decenni».
Quando si dice andare subito all’osso. Abbiamo chiesto all’imprenditore Bonfiglio Mariotti un parere su quanto sta avvenendo e sulle prospettive di Rimini, che tutti gli indicatori economici attestano come fortemente “incrinata” dalla pandemia e non solo per l’annus horribilis che si sta per chiudere ma anche per quello che verrà, perché molte debolezze c’erano anche prima della crisi.
Lei vede una città seduta… in attesa che passi lo “tsunami”.
Innanzitutto, per propensione e per lavoro, vedo cosa accade nel mondo. Il periodo di lockdown viene e verrà utilizzato da alcuni Paesi, soprattutto “new entry” nel turismo internazionale, per organizzarsi e creare una nuova offerta turistica, facendosi trovare pronti per la ripartenza prevista da tutti ormai a cavallo tra il 2022 e il 2023. Lavorano in modo strategico e a testa bassa, soprattutto i Paesi affacciati sul Mediterraneo, quelli delle aree del Medio Oriente ma anche alcune località turistiche della Cina. La priorità strategica sarà quindi anche per noi la creazione di una nuova offerta turistica che tenga conto delle diverse sensibilità e necessità della gente, indotte da questo dramma che stiamo vivendo: grandi spazi a disposizione, negli hotel e nei luoghi di aggregazione, sfruttamento dei territori circostanti e connessi, fine dei grandi flussi a prezzi politici.
Invece in casa nostra?
Rimini andrà contro corrente, perchè non ha ancora superato le sue logiche autoreferenziali e conflittuali. E se va avanti così, non riuscirà a trasformare la crisi pandemica in un’occasione per ripensare la sua offerta turistica. Spero di sbagliarmi ma osservo quello che avviene da qualche decennio e la tendenza continua ad essere quella di non fare progetti sostenibili e condivisi, preferendo, a dispetto della realtà, portare avanti piccole rivendicazioni di settore o tanti piani spesso confusi e sempre fumosi.
Per Rimini non basterà più fare leva su Fellini, creare “contenitori” e spot costosi o i soliti grandi eventi “caciaroni” che in verità fanno solo concorrenza ai nostri operatori della ristorazione, accontentando solo i pochi locali dell’intrattenimento senza portare ricchezza al sistema alberghiero. Neppure far ricorso ai grandi influencer – dai comici agli attori, agli sportivi e fino ai politici – della Riviera servirà a granchè, poiché il mercato nell’era post-Covid sarà profondamente cambiato e avrà espresso nuovi bisogni che dovranno essere interpretati e inseriti in una nuova offerta turistica, che occorre progettare con logiche politiche e certamente manageriali che tengano conto del tessuto sociale della città e dei bisogni dei più deboli.
Quindi c’è da recuperare rapidamente il ritardo accumulato…
Dopo aver dormito sonni profondissimi durante la lunga chiusura della scorsa primavera, quando invece sarebbe stato il momento di pianificare per tempo le riaperture in sicurezza di tutte le attività, chi amministra ha l’opportunità e il dovere di progettare adesso almeno il futuro a breve termine della città, coinvolgendo direttamente e da subito gli operatori e ascoltando tutti, non solo chi li rappresenta. Non possiamo ripetere quanto accaduto durante il lockdown di marzo, quando gli amministratori pubblici locali erano come pugili alle corde e i rappresentanti delle categorie porgevano loro l’asciugamano per tamponare il sudore. Abbiamo assistito ad un’assenza totale di impegno e di responsabilità. Da parte di tutti e non solo della politica. Nessuna programmazione, nessuno studio su come riaprire in sicurezza le attività commerciali, dal centro arrivando al mare, gli operatori lasciati all’improvvisazione, o peggio bombardati con direttive dell’ultimo minuto. Chi l’ha vista una reale programmazione dei trasporti scolastici, con gli autobus privati che non mancavano di certo ma erano fermi a far nulla o la pianificazione di locali scolastici aggiuntivi e più idonei rispetto alle poche aule disponibili, troppo strette per organizzare il distanziamento? E pensare che fra teatri e cinema chiusi, o strutture inutilizzate anche molto ampie, ad esempio l’ex Caserma Giulio Cesare, gli spazi non mancavano di certo a Rimini. Niente, hanno aspettato quello che sarebbe arrivato da Bologna o da Roma.
Non crede che l’empasse sia anche figlia della scadenza ormai vicina per la giunta in carica a palazzo Garampi? Al termine del mandato più che programmare si preparano le valigie.
A Rimini le elezioni amministrative ci saranno in primavera o addirittura a settembre del prossimo anno: l’attuale Giunta comunale ha ancora dai cinque ai nove mesi davanti, a seconda delle due opzioni. Andrea Gnassi, che ha le capacità ed il piglio, conosce il quadro complessivo, non si lasci irretire in beghe di potere e di partito, ma senta il dovere di elaborare adesso una strategia per fare ripartire al meglio l’economia della città e della Riviera, cominci da subito ad elaborare proposte operative che vadano ad integrare quelle generali…, sapendo che il nostro contesto territoriale è ben diverso dagli altri. Non è difficile. Sapendo tutti bene che un progetto a lungo termine è un lavoro da lasciare a chi verrà dopo di lui.
Puntando su cosa?
Abbiamo tre tesori inestimabili: una spiaggia profonda 600 metri che ci invidiano in tutto il mondo per la sua fruibilità e accessibilità, un mare aperto, pescoso e facilmente navigabile, un entroterra come quello della Valmarecchia e del Montefeltro pieno di storia, di cultura e di arte, paesaggi e natura da guardare e visitare, soprattutto da integrare con il mare. E smettiamola con questa storia che la fortuna della Riviera deriva dal carattere accogliente dei romagnoli. Il successo di un territorio è sempre figlio di una adeguata programmazione, di “regole amministrative” che ne consentano lo sviluppo in base ai trend nazionali e mondiali, che non sono più quelli degli anni ‘60. Cosa facciamo invece dalle nostre parti?
Lo dica lei.
Stiamo fermi ad aspettare gli eventi. Accettiamo l’invasione del nostro mare con decine di pale eoliche alte due volte il nostro grattacielo che saranno come dei cavalli di Frisia davanti alla nostra città: invalicabili per la navigazione, brutti da vedere perché interrompono l’orizzonte e danno un senso di “finito” che è il contrario del mare infinito, uno dei motivi principali per cui la gente sceglie un certo tipo di vacanza. Snobbiamo la Valmarecchia non consentendole una maggiore accessibilità con una nuova strada necessaria oramai da alcuni decenni. E mi fermo qui…
Arrivati a questo punto sembra di avere ascoltato il programma equilibrato, ma di rottura al tempo stesso rispetto allo status quo, di un candidato sindaco… Scende in campo?
L’ho già spiegato abbondantemente il motivo per il quale non sono in corsa, anche se la consapevolezza sociale che appartiene al mio profondo mi consente di capire le necessità degli altri e mi spinge ad occuparmene. La politica è fatta per persone che hanno molto tempo a disposizione e non a caso spesso e volentieri si tratta di soggetti che fanno della politica il loro mestiere. Per come la vedo io, accettare la sfida di fare il sindaco significa investire tutta la propria vita in questa missione. Personalmente non mi sono mai avventurato a cuor leggero in impegni che impattano con la società, le imprese, i cittadini, senza essere certo di poter dare tutto… E poi io credo che per poter fare il sindaco di una città, e farlo come si deve, bisogna che sia salvaguardata una condizione imprescindibile…
Quale?
L’assenza assoluta di interessi privati nella città, sia del candidato sindaco e quantomeno del proprio nucleo parentale. Ma in Italia siamo bravi a chiedere a Silvio Berlusconi un passo indietro rispetto ai propri interessi, però non vediamo quelli di tutti gli altri. Soprattutto di quelli vicini a noi. Dal grande al piccolo. Cambiano solo le dimensioni del problema, non la sostanza. Nemmeno a Rimini è corretto governare avendo dei conflitti di interesse. Quando si assume un ruolo pubblico istituzionale, occorre spogliarsi dei propri interessi di bottega, di lobby e di tanto altro. Ecco perché io non posso fare il sindaco. Sono a capo, insieme alla mia famiglia, di un’azienda che reputo importante e che occupa molta parte del mio tempo, che ha sede a Rimini anche se opera su scala nazionale, e voglio continuare ad occuparmene come richiede la responsabilità che mi sono assunto, prima di tutto con chi lavora insieme a me.
Quindi quale è a suo parere un buon candidato?
Sono convinto che queste regole debbano valere per tutti, ma penso che una donna sia più capace di capirne ed interpretarne la necessità.
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