«Rimini fragile e insicura, sento crescere l’entusiasmo verso un’alternativa credibile»

«Rimini fragile e insicura, sento crescere l’entusiasmo verso un’alternativa credibile»

Intervista al candidato sindaco del centrodestra.

«Mancanza di sicurezza, viabilità caotica, carenza di parcheggi senza vere alternative per una mobilità sostenibile, assenza di politica industriale a favore di imprese e professionisti, una macchina comunale burocratica e farraginosa. E non parliamo poi delle politiche culturali...». Enzo Ceccarelli indica i tanti problemi da superare dopo il decennio del "principe capriccioso". «La nostra cultura di governo è il contrario del “adesso facciamo noi per tutti”». E poi: «Io di Bellaria? L’intera Romagna è un’unica metropoli». Il risultato finale? «Molto si giocherà sull'affluenza».

L’inizio non è stato facile: una ridda di nomi, indiscrezioni, autocandidature, polemiche. Poi, a poche settimane dal voto, la svolta e un mezzo miracolo: tutto il centrodestra unito, e con l’aggiunta di diverse liste civiche, per la candidatura di Enzo Ceccarelli.

Ceccarelli, ci credeva? e cosa gliel’ha fatto fare?
“All’inizio ho messo a disposizione la mia esperienza come amministratore pubblico per dare un contributo in vista delle elezioni di Rimini. Mi sembrava naturale, visto che sono stato il primo sindaco non di sinistra, e sempre vincitore al primo turno, in un importante comune del Riminese, aprendo la strada ad altri. Poi si è fatta largo l’idea che potessi essere l’uomo giusto per la sfida di Rimini. A quel punto è arrivata la proposta, ci ho riflettuto, ne ho parlato in famiglia apertamente e non senza discussioni, e alla fine eccomi qui, impegnato in una sfida bellissima, in una città straordinaria, piena di passioni, anche politiche. Mi sono tenuto sempre fuori dalle polemiche, so bene che la politica è fatta anche di queste cose, ma non mi interessano, sono controproducenti. Adesso c’è solo da raggiungere un obiettivo e correre tutti assieme”.

Si chiudono i dieci anni dell’era gnassiana, un sindaco di cui, nel bene o nel male, si continuerà a discutere anche in futuro. Gnassi, non senza polemiche nel centrosinistra, ha lasciato il testimone al suo assessore preferito, Jamil Sadegholvaad. Che Rimini vede adesso?
“Nonostante la propaganda incessante vedo una Rimini fragile e insicura. I fatti di queste ultime ore ne sono la drammatica conferma. Sto incontrando migliaia di cittadini, le associazioni di categoria, quelle impegnate nel sociale, i comitati; tutti condividono gli stessi problemi: mancanza di sicurezza, sia contro la microcriminalità che le infiltrazioni mafiose, una viabilità caotica, carenza di parcheggi senza vere alternative per una mobilità sostenibile, assenza di politica industriale, a favore delle imprese e professionisti, una macchina comunale burocratica e farraginosa, che frena molte iniziative. Una mancanza di sicurezza in tante questioni della nostra vita sociale. In queste situazioni tutto diventa più difficile, a cominciare dagli investimenti: se mancano le basi è difficile che un imprenditore si impegni in una città. E Rimini, a parte gli investimenti pubblici decisi dall’alto, non è riuscita ad attrarre investimenti privati, anzi tutte le imprese che sono arrivate in zona, o quelle che dovevano espandersi, hanno scelto altri comuni.
Soprattutto c’è una forte critica a chi ha governato Rimini: mancanza di dialogo con i cittadini, decisioni prese dall’alto senza consultare nessuno, scelte fatte senza valutare le conseguenze. Il caso più eclatante è quello dei pezzi di lungomare che sono stati realizzati, in gravissimo ritardo. Un’opera importante, che piaccia o meno, ma che non è funzionale. Cosa serve un bel lungomare se è quasi impossibile arrivarci? Stesso discorso vale per la chiusura del Ponte di Tiberio. Si è chiuso alla circolazione senza alternative, il risultato: traffico, inquinamento, rumore nel cuore della città.
Non parliamo poi delle politiche culturali che il vostro sito segue con particolare attenzione. Qui registriamo una vera e propria rivolta da parte degli intellettuali cittadini verso queste decisioni prese dall’alto senza discussione e confronto.
Questa mancanza di dialogo l’ho toccata con mano nei tavoli istituzionali di cui facevo parte e su tante partite importanti per il futuro di Rimini, come la sicurezza. L’atteggiamento altezzoso dell’attuale amministrazione non ha aiutato. Si deve dialogare con gli altri Comuni e con le istituzioni. Mi raccontano che questi problemi di atteggiamento non abbiano aiutato positivamente in altre partite come quella della facoltà di Medicina o quella in corso per la fusione delle Fiere”.

Quindi da cosa deve ripartire Rimini?
“Dal buon senso, dalla concretezza. Questo non vuol dire rinunciare al sogno, alla visione. Ci sono diverse persone al mio fianco che pensano in maniera strategica al futuro, ma tutto questo deve essere coniugato alla concretezza, al rispetto dei cittadini. La città deve essere funzionale, vivibile, pratica. In campagna elettorale sto facendo spesso l’esempio della casa. La casa che tutti vogliamo è sicura, solida, con le cose disposte in modo che le si possa trovare, dove posso ospitare amici da ogni parte del mondo in ogni momento e dove posso trovare la mia intimità. La stessa cosa vale per la città che è una casa comune e deve essere sicura, con aria ed acque pulite, dove ognuno sa dove sono i servizi e come utilizzarli, dove si ottengono risposte certe e veloci, dove posso programmare tranquillamente il mio futuro e quello della mia famiglia, dove posso investire. Dove posso muovermi liberamente, con il mezzo che ritengo più idoneo, nel rispetto degli altri. In un ambiente aperto, dove sono in buoni rapporti con i vicini.
Purtroppo permane questa mentalità di sinistra che ha una lunga storia di decisioni dall’alto, di pianificazioni fallimentari, di pensare che tutti gli altri siano bambini che vanno guidati, che ciò che è giusto per loro va bene per tutti. Nella mia esperienza amministrativa, assieme alla mia squadra, abbiamo fatto il contrario. Abbiamo ascoltato, studiato e poi preso delle decisioni. E lo stesso stanno facendo altri Comuni vicini a Rimini. Non è un caso che questo susciti avversione da parte di chi ha detenuto per decenni il potere e non sopporta di vedere altri fare cose in maniera migliore. Qualcuno potrà dire: a Rimini c’è stata l’esperienza del piano strategico… Sì, una bella esperienza, ma che ritengo sia stata, nei fatti, trascurata o non apprezzata in pieno. Mi sembra che su questo punto le discussioni a sinistra non manchino”.

Che clima respira in questa campagna elettorale?
“Molto positivo, quando incontro le persone vedo venir meno alcune perplessità e sento crescere l’entusiasmo verso un’alternativa credibile. La storia che io sia di Bellaria è francamente ridicola. L’intera Romagna è un’unica metropoli, e il suo cuore è nella grande città costiera che senza soluzioni di continuità si sviluppa da Cervia a Cattolica. Se non capiamo che facciamo parte di una metropoli facciamo poca strada. Tutte queste città hanno problemi simili in alcuni settori, poi esistono alcune particolarità che vanno coltivate. Questo è pensare in maniera strategica, il contrario del pensiero strategico è pensare a Rimini come piccola città di provincia, cosa che purtroppo è forte nel pensiero della sinistra chiusa nel tentativo, talvolta malriuscito, di abbellire il centro storico”.

I problemi della città sono emersi chiaramente in questa campagna elettorale, anche il Pd nel documento programmatico che ha portato all’accordo tra le sue varie anime, fa capire di non indentificarsi integralmente nel “gnassismo”, nelle politiche del principe capriccioso e c’è una grande spaccatura in quel fronte. Le liste che fanno riferimento a Gloria Lisi sono altrettanto critiche. Qual è la differenza del centrodestra?
“Nel metodo. La nostra cultura di governo è il contrario del “adesso facciamo noi per tutti”. Il centrodestra governa Regioni e grandi comuni, in pratica il Nord, la parte più avanzata del paese, è a maggioranza guidato dal centrodestra con risultati molto positivi. Non veniamo dal nulla, come qualcuno vuole far pensare, abbiamo una lunga tradizione. Ripeto: noi vogliamo ascoltare, studiare il problema e poi decidere. Non partire dalla decisione e dire ai cittadini “arrangiatevi”.
Nel nostro caso poi nel programma ci sono novità interessanti: un assessorato per le imprese e i professionisti per permettergli di avere un rapporto diretto con l’amministrazione, con tempi certi e veloci; un assessorato al mare perché Rimini deve diventare una città di mare, non solo, come adesso, una città sul mare. E poi stiamo pensando, sui temi del welfare, della scuola e dello sport, ad un rapporto diverso con i privati e le associazioni. Penso che sia importante pensare a delle fondazioni, a cui partecipano pubblico e privato, che sostengono le iniziative sociali. La prima su cui stiamo riflettendo è dedicata alla sport”.

Una domanda sui temi della cultura cittadina che, come ha detto lei stanno a cuore a questa testata. Il centrodestra di solito viene dipinto come una parte politica meno sensibile a questi temi, la cultura locale è un mondo da tempo monopolizzato dalle politiche della sinistra…
“La sera dell’inaugurazione del Museo Fellini sono andato alla contromanifestazione organizzata da Rimini città d’arte e da Italia Nostra all’Arco d’Augusto. Ho avuto la sensazione che ci sia una spaccatura tra il mondo culturale della città – parlo della vera cultura, non dell’intrattenimento -, e l’attuale amministrazione. Ho visto gente che non ha paura, che ha voglia di esprimere liberamente il proprio pensiero. Penso che questo sia un aspetto culturale molto importante e spesso trascurato. Ed è importante che stia emergendo. Nelle nostre città c’è stato e c’è ancora molto conformismo, la gente ha timore ad esporsi, a manifestare liberamente le proprie idee. E’ un meccanismo sottile, nessuno è costretto, ma molti, per quieto vivere, preferiscono tenersi per loro le loro idee. Il ragionamento che troppo spesso si fa è: meglio stare zitto, visto che devo lavorare con loro… In questa campagna elettorale sto vedendo che questo timore sta venendo meno. La delusione sulle politiche di questi anni è molto forte, anche perché c’erano state grandi speranze. E quindi cittadini, comitati, associazioni stanno uscendo allo scoperto con prese di posizione forti, che fino a qualche tempo fa erano difficili da ipotizzare. Mi sembra il primo seme piantato in questa campagna elettorale, se vincerà il centrodestra sono sicuro che questo seme diventarà una bella pianta rigogliosa”.

Ultima domanda: come finisce?
“Penso che molto si giochi sull’affluenza. La sinistra ha il famoso “zoccolo duro” che vota per la sua parte a prescindere. Il voto del centrodestra è a “fisarmonica”. Nel voto nazionale ed europeo, con affluenze molto alte, a Rimini vince il centrodestra. Nel voto locale invece cambiamo le dinamiche e il peso dello “zoccolo duro” è predominante. Più gente andrà a votare e più la proposta fatta dal centrodestra e dalle liste civiche avrà possibilità di successo, quindi invito tutti ad andare a votare per il vero cambiamento e la vera rinascita di Rimini”.

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