Rimini non più caput mundi!

Rimini non più caput mundi!

Il coraggio di guardarsi dentro senza paure è il primo passo verso la risalita. Un'opinione sul presente e qualche spunto per il futuro. Prossimo.

Vi ricordate il ritornello del nostro Turismo all’avvicinarsi dei primi periodi bui?
Ma “du vot chi vaga”?
Nel 1965 Francesco Guccini pubblicò “Dio è morto”, per cui, con le dovute precauzioni, non può stupire che anche il modello Rimini sia morto.

Rimini, da ponte – punto di sbarco verso la Gallia e verso l’Europa, colonia avanzata della latinizzazione che creò l’Europa, punto di partenza ed arrivo di ben cinque vie consolari romane (Flaminia, Aemilia, Popilia-Annia, Sarsinate, Ariminensis), il maggiore crocevia di strade eccetto Roma, già da decenni galleggia ai confini dell’Impero, lontana anni luce dal faro del mondo, gli Usa. I fondi di Wall Street comprano tutto, perfino i vespasiani a Ladispoli, ma da noi non si vedono! È vero che al nostro arco avemmo anche la capacità di diventare la lavanderia di tutto e di più tramite gentili orbaci a San Ma-i-no e perfino un quarto d’ora di vera celebrità allorquando Filiberto Dasi si inventò nel 1969 il Centro Pio Manzù, così formidabile durante il periodo successivo alla guerra dei sei giorni in Medio Oriente, ed ancora protagonisti di fortunati film come Rimini Rimini del 1987, epperò i segnali erano già ben presenti se riascoltiamo attentamente Lu Colombo con la sua “Rimini Ouagadougou”.
Ora buio pesto come predetto dall’artista.

Qualcuno ritenne Rimini la più ammericana delle città italiane, perché pioniera dei trend, molti altri la confusero con DisneyLand quando si gemellò con Fort Lauderdale, ma l’America, quella vera, profonda, tenace che non tollera rivali è ben altro. Basta chiedere al mondo intero cosa significa alzare la testa: una vecchia canzone post sessantottina parlava di … non alzare quella codina, altrimenti spazzo via tutto (Tio Caiman).

Ebbene, Rimini, oggi, è senza via d’uscita, esattamente come la classe dirigente degli albergatori che da anni non sanno riproporre che stereotipi di business turistico asfittico, datato, controproducente, che ha perso il 50% degli effettivi e con un ulteriore 50% di affittuari che ancora non sa nemmeno come sostituire quella generazione virtuosa che il business lo ha creato, nonostante addirittura un pre-corso universitario incardinato da 50 anni (Scuola Speciale di Studi Turistici, 1971).

Mancanza di Cultura, Competitività, Marketing, Infrastrutture, Finanziamenti, Vision, Mano d’Opera …, tutto vero, tutto necessario ma nulla accade.
Manca la forza di andare oltre l’ostacolo, ma l’ostacolo qual è?
Escludiamo quelli di origine esterna (guerre, pandemie, congiunture…), soffermiamoci su quelli interni:
• ricambio generazionale privo di nerbo e coraggio:
se i figli non sanno lavorare o capire la colpa è della famiglia di appartenenza e della scuola che li accoglie?
• Classe politica monocratica, invadente, improduttiva, inadeguata:
se si accetta come male necessario una classe politica che è una tassa, una gabella invasiva come i Soviet durante i piani quinquennali, perché non dovrebbe continuare a perpetuarsi a scapito degli altri?
• Cultura in senso lato e specifica in senso stretto, assente:
se domandassimo in cosa consista la differenza fra Paesaggio e Location avremmo risposte adeguate?

Il coraggio di guardarsi dentro senza paure è il primo passo verso la risalita, ma i vertici delle categorie economiche tacciono, anzi minimizzano perché comunque una pagnotta non si nega a nessuno.
O ti adegui o avrai terra bruciata attorno, o sei succube del pubblico asso pigliatutto o vieni annientato.

I più accorti videro il cancro che stava avanzando e inventarono il Piano Strategico, la vera Pax Ariminense, che doveva guidare e performare il nuovo Rinascimento riminese, ma, come tutto quello che nasce dopo lunghi e tediosi compromessi, vede la luce in un glorioso consiglio comunale a cui partecipò anche il Vescovo ed approvato all’unanimità il 14 maggio del 2010.
Nato vecchio e consociativo, gabbia dorata in cui il privato cedeva la sua quota di sovranità al potere costituito, diventa un peso al collo sempre più gravoso fino all’esito tragico dell’ultima Notte Rosa, in cui il privato ha disertato lasciando il pubblico con il cerino in mano acceso. Il Re è nudo.
Logica vorrebbe che sia rigettato più che ripensato.

Una nuova stagione Politico–Amministrativa incombe e i tasselli vanno collocati e composti, una migliore famiglia riminese bussa alla porta del futuro, altrimenti rimane la svendita ai grandi gruppi, così cara alla Sinistra di Potere, che qualcuno definì la ditta!

Personalmente pongo la mia questione fondamentale, opinione e convinzione, per aprire, se possibile un dibattito vero e non precostituito:
porre l’Uomo come riferimento e non il portafoglio è un lusso?

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