“Rimini può tornare Up”: parla il titolare di uno degli hotel più innovativi della Riviera

“Rimini può tornare Up”: parla il titolare di uno degli hotel più innovativi della Riviera

In una zona abbastanza periferica ha ideato un albergo particolare. Personalizzato. Molto "americano" ma moltissimo romagnolo. Non lo sentirete lamentarsi di quello che non va. Perché lui il "prodotto" che non c'è ha cominciato a ricostruirlo partendo da sé. Come dovrebbero fare tutti. E in questa intervista Fabrizio Fabbri spiega come e perché. E c'è parecchio da imparare.

Immaginate che un giorno, speriamo lontanissimo, la Riviera romagnola scomparisse dai radar del turismo internazionale. Riviera romagnola è troppo? Allora pensate per un attimo alla piantina delle località vacanziere senza più Rimini. Vi sembra una eventualità talmente remota da non meritare nemmeno di essere presa in considerazione? Un incubo? Forse però è una bella sfida per guardare al mestiere che un tempo ha reso i romagnoli i numeri uno fra gli imprenditori del turismo. Fordisti quanto vi pare ma sempre numeri uno.

In fondo, che Rimini stia perdendo colpi lo dicono i numeri ufficiali di questa stagione 2018. Ma lo dicono, soprattutto, gli indicatori di lungo periodo, se è vero (come è vero) che i pernottamenti sembrano essersi inchiodati e da circa vent’anni viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Lo dicono gli alberghi che non si rinnovano, i prezzi stracciati, i titoli della serie “però a Ferragosto siamo pieni”, i tantissimi alberghetti chiusi con le quattro frecce, la quota di turismo internazionale che si fa sempre più striminzita, i valori degli alberghi in caduta libera, i fatturati che impallidiscono davanti a quelli del Veneto, della Campania e della Puglia, ma anche della stessa Riccione.

“Io sono convinto che se non dovesse più esserci la Riviera romagnola l’Italia sarebbe molto più povera, direi allo sbando”. Fabrizio Fabbri (nella foto) è un riminese che davanti allo stallo di una destinazione un po’ (tanto o poco …fate voi) boccheggiante (però pop e rock, come ci tiene a definirla il sindaco nel suo saluto a megafoni unificati) ha deciso di crederci nella Riviera romagnola e in quella di casa nostra in particolare. Dall’atteggiamento del lamento e dell’immobilismo a quello della ripartenza creativa. Lui non si definisce un albergatore, anche perché è davvero breve il percorso che lo vede sulla tolda di comando di un hotel. Innovativo e unico. Appena due anni.

Non lo sentirete piangere per le attività a lui vicine che parlano il singalese e di tutto quello che abbassa la qualità della nostra offerta. Del marciapiede da periferia deprimente e del lungomare anonimo, dei cassonetti che puzzano e di altre mille colpe che riguardano gli altri. Perché non serve un premio nobel per la letteratura per convincerci che si decide di rovesciare le colpe su qualcosa di distante da sé quando ci manca il coraggio di affrontare quel che abbiamo davanti.

Dall’aspetto fisico alle parole che escono dalla sua bocca, sembra di trovarsi davanti ad un post-albergatore, o forse una nuova specie di pioniere del turismo romagnolo. Consapevole che la fase della ricostruzione non sia finita col periodo postbellico. Ricostruire dalle macerie dovrebbe essere anche l’imperativo di oggi.

Fabrizio Fabbri te lo serve così il suo core business. Come una delle sue colazioni luculliane (formato XXL e dalle ore 7 alle 12) da lasciarci gli occhi: “A me piace fare questo “micro business”, la mia prima preoccupazione non è il conto economico, ma quella di lasciare qualcosa, sia dal punto di vista del progetto che coinvolge me e chi lavora con me, e sia delle persone che scelgono di venire in questo hotel. Penso prima a fare star bene loro e poi al conto economico”.

Nasce in una famiglia di albergatori ma si occupa a lungo d’altro: lavora in una azienda di apparecchiature musicali, poi un autonoleggio, quindi il bisogno di seguire una intuizione. L’hotel di famiglia si chiamava Detroit. “I miei genitori l’hanno acquistato con un pacco di cambiali”. Una struttura delle tante datate anni 70. Adesso è tutta un’altra storia. Si chiama Up Hotel. Il primo in Italia col sistema a comando vocale Echo, dotato di Amazon Alexa. Nella “up room”, all’ultimo piano, la voce ordina e si apre la porta della camera, si accendono le luci, si regola il climatizzatore, si prenota il caffè e tanto altro.

Ecco, il solito albergo fighetto e ipertecnologico, direte voi. Non è questa la filosofia di fondo dell’Up hotel. La novità all’ultima moda segue un pensiero e un gusto personali. “Questo è un Bed & Breakfast, e fa due cose: fa dormire e ti dà una colazione. Queste due cose le fa benissimo”. Diretto e chiaro, Fabrizio prosegue: “Le camere hanno letti comodi, docce giganti, sono insonorizzate, hanno Sky, le prese usb per collegare tutti i dispositivi, ognuna differente rispetto all’altra”. Basta? No, ma ci fermiamo qui. Per la colazione è un po’ come entrare in una pasticceria: una settantina di prodotti, ovviamente che cambiano, così chi soggiorna 3 o 4 giorni può sbizzarrirsi ad ogni colazione assaggiando qualcosa di nuovo. E a fare la differenza è anche la ricerca e la cura dei prodotti, tutto fatto in casa.

Funziona un hotel di questo tipo a Rimini, nemmeno a Marina centro? Fabrizio Fabbri assicura di sì e che sta dando ottime soddisfazioni da ogni punto di vista.

Tra le tante idee carine, apprezzate dai clienti, ve ne raccontiamo una. La MUP, mappa dei luoghi più Up della Riviera. “Quaranta locali da Rimini a Misano che consigliamo ai nostri clienti”. Ben diverso dalla solita minestra della convenzione fra l’hotel, il ristorante, la spiaggia o cos’altro volete voi, magari in cambio di una percentuale. “E’ una mappa, studiata e realizzata interamente da noi, con locali che piacciono a noi e con un’ampia gamma di offerta: dalla piadina al cocktails-bar, dal ristorante di pesce a quello stellato, cucina tipica e ricercata”. Esempi? Ci sono la Esse Romagnola, l’Osteria dei poeti, Tiresia, Casina del Bosco, Foyer, Sotto sale, Dalla Lella, Peacock… “La mappa si trova anche sul sito dell’hotel, per cui c’è chi arriva e ci chiede di prenotare un determinato locale. Soprattutto per chi non è un frequentatore abituale della Riviera, in particolare per chi viene dall’estero, il servizio è utile e apprezzato”.

La più alta concentrazione di locali consigliati si trova nel Borgo San Giuliano. E’ un caso? “No”, risponde Fabrizio. “Il Borgo dovrebbe essere studiato nelle scuole: da capanne di pescatori è diventato un luogo bello e vivibile, uno dei più belli di Rimini, perché tutti ci hanno messo del loro, adattandosi ad uno “stile”, una tipologia. Potrebbe diventare una case history da approfondire per tutti coloro che a Rimini desiderano farsi condizionare in positivo e imparare qualcosa”.

Fabbri non solo rifiuta le polemiche ma non ama parlare del “contesto”, dei problemi generali. Gli poniamo la domanda birichina: si è già aperto il dibattito sulle difficoltà del nostro turismo, giugno è andato male, luglio pare non bene… secondo te dov’è il punto debole della Riviera?
“Non c’è il prodotto”. Lapidario. Convinto. “Quindi la domanda che non cerca il prodotto ma il prezzo basso, continua ad incontrarsi con Rimini, ma è un target che sta diminuendo sempre di più. Mentre chi cerca il prodotto è in aumento e i locali che hanno una loro identità sono sempre pieni. E’ una tendenza in crescita che favorirà sempre di più chi ha un prodotto innovativo o comunque al passo coi tempi”.

Andare verso il prodotto è una sfida che riguarda solo i privati o il pubblico può fare qualcosa? “Il pubblico può fare tanto”. Ma cosa? “Snellire i tempi delle pratiche, polverizzare la burocrazia, alleggerire gli oneri, favorire le riqualificazioni, gli accorpamenti di più unità”. Invece la realtà qual è? “Se devi fare una ristrutturazione e hai bisogno di una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività, ndr) non ti basta un inverno quindi devi saltare una stagione. Quando lavori con la pubblica amministrazione i tempi sono biblici…”

Meno chiacchiere sul turismo. Il sindaco di Roncofritto userebbe un’altra espressione. I sindaci dovrebbero parlare di turismo con gli atti amministrativi. A loro e agli assessori regionali dovrebbe essere vietato commentare le statistiche (soprattutto le stime) e dire “come sono stato bravo”. Norme snelle e intelligenti e incentivi economici per rinnovare il parco (Jurassico) hotel. Fine.

Volendosi rimboccare le maniche, c’è un lavoro per tutti. Ma ognuno al suo lavoro. La pubblica amministrazione faccia la pubblica amministrazione. Le associazioni di categoria facciano le associazioni di categoria (che fa rima con meritocrazia).
“Meno politica, più tecnici, strateghi, responsabili marketing, la gestione della cosa pubblica dovrebbe somigliare a quella di un’azienda”, chiude Fabrizio.

Rimini è un luogo ancora bello per viverci e venire in vacanza. Rimini può ancora dare tanto. Io sono partito da questa convinzione e ho messo dentro il mio hotel tutte le mie passioni, facendomi aiutare da diverse persone perché non puoi essere bravo in tutto”. Un partner risponde al nome di Teamwork, da tutti identificato nell’ottimo Mauro Santinato. “Di solito il romagnolo pensa di essere il più bravo in assoluto, soprattutto nel turismo. Invece eravamo i number one 30-40 anni fa. Tutti continuano a riconoscerci la “romagnolità” come un tratto distintivo unico, però non basta più: adesso devi essere come siamo noi romagnoli, ma devi avere anche una bella struttura, ottimi servizi…”. Devi essere Up. Ognuno con la propria originalità. Ma un po’ Up. “Se ci fossero cento alberghi così sulla Riviera ti garantisco che cambierebbe tutto”.

Up Hotel

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