La zona compresa tra le vie Sinistra del Porto e Madonna della Scala è legata alle radici identitarie della città. Ma è alle prese con un desolante abbandono.
La zona compresa tra le vie Sinistra del Porto e Madonna della Scala a San Giuliano mare, a cavallo della linea ferroviaria, è una delle prime urbanizzazioni fuori dal Centro città. A ridosso dell’antico Porto canale e delle mura cittadine, conserva un suo fascino anche grazie alla chiesa della Madonna della Scala, tanto cara in passato ai marinai ad essa devoti che abitavano quelle contrade.
In una logica di riscoperta delle radici identitarie riminesi, non quelle che impropriamente si invocano in occasione dell’inaugurazione di improbabili qualificazioni cittadine, potrebbe inserirsi in un bel percorso da collegare al Ponte Tiberio e al Borgo San Giuliano.
Transitando per quella direttrice, invece, si percepisce chiaramente non solo il desolante abbandono, ma anche la totale dimenticanza di quei siti tanto da sembrare avulsi dalla città e specialmente dalla virtuale gnassiland.
Dello stato delle mura e dell’affliggente stato dei “giardini” al loro ridosso, abbiamo già – invano – reso conto; si salva solo la chiesa citata poc’anzi poiché – fortunatamente – non di proprietà dell’amministrazione cittadina. Il resto è sotto gli occhi di tutti, visto lo stato dell’ultima sistemazione dell’intervento Viganò. Squallide fioriere brulle. E degli accessi alla sottostante banchina, anch’essa in pessime condizioni, resta solo un lontano ricordo.
Poi acqua putrida e stagnante ricettacolo di insetti, sporcizie e macerie, e manufatti di calcestruzzo afflitti dal diffuso fenomeno di carbonatazione che, oltreché imbrattati, mostrano in alcuni casi i ferri di armatura arrugginiti.
Non si è ancora spenta l’eco dei giorni trascorsi circa il “blocco” dei finanziamenti per la qualificazione delle periferie, che ha visto il protagonismo inedito del Sindaco nel ruolo di vittima di scippi e rapine; parole grosse in verità, ma ben conformi alla reclamistica garampiana che ormai può provocare tuttalpiù solo un amaro sorriso. Ognuno tragga le sue conclusioni sulla vicenda in base ai fatti così come posti da tutte forze politiche ma, forse, nel caso di Rimini qualcuno a Roma si è accorto di quali progetti è oggetto la nostra città e di come vengono spesi malamente i soldi pubblici. Certo che con tutti i denari piovuti, e sono stati veramente tanti, la città avrebbe potuto essere veramente qualificata in tutte le sue zone, specie quelle abbandonate a sé stesse. Ma si è preferito piuttosto realizzare opere inutili, dai finti fossati lapidari alle passerelle appese in confusione identitaria ciclo-pedonale, fino ad inverosimili musei felliniani nella Rocca Malatestiana.
Ed ora la stupida passerella galleggiante misteriosamente ormeggiata sul lato sinistro del Ponte Tiberio, è la prova muta ma assordante e lampante di come inutilità e sperpero gratuito di denaro qui a Rimini si coniughino perfettamente.
Questa rubrica nasce per porre l’attenzione sulle piccole e grandi brutture, gli sfregi al patrimonio ambientale, i molti edifici trascurati (talvolta totalmente abbandonati) della nostra città. Spesso si trovano in pieno centro o nella “vetrina” turistica di Rimini. Non è disfattismo, è amore per la città bella, perché solo accendendo i riflettori sulle brutture c’è la speranza che si possano sanare le “ferite” inferte sia per mano pubblica che privata. Allinearsi al ribasso, giustificare il brutto e arrendersi all’incuria e al degrado urbano, equivarrebbe ad una sconfitta. E se ha perso la città, per dirla con Niccolò Fabi, abbiamo perso un po’ tutti noi. Ci occuperemo anche del bello, di tutto quello che merita di essere segnalato. Coinvolgeremo molto volentieri quanti vorranno inviarci materiale fotografico interessante sull’argomento: redazione@riminiduepuntozero.it
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