Porta la firma dello stesso autore della Fontana dei quattro cavalli. Ha il "difetto" di sorgere a Viserba, periferia della "capitale". Reclama un urgente restauro (dopo quello del 1997) perché perde i pezzi e merita di essere riportata al suo antico splendore.
Un viserbese ci invia una e-mail: a suo dire, la fontana di viale Roma (o della Conchiglia, una delle poche rimaste), peculiare emblema della “Città delle Acque”, si trova da tempo in condizione assai precaria. E pensare che Viserba, come Roma, avrebbe per connotato l’esserne disseminata. Pare che agli inizi del ‘900 ce ne fosse almeno una per ogni casa, villa o villino di villeggiatura. A differenza di Roma, dove i “nasoni” (le caratteristiche fontanelle di ghisa, 280 solo nel centro storico) sono a disposizione di tutti, qui a Viserba erano per lo più private, ma comunque ne esisteva un numero considerevole ed erano tenute in debito conto. Una volta…
Che Viserba non sia Roma è un assunto sul quale tutti ci troveremo facilmente d’accordo. Le pur celebri fontanelle della “Regina delle Acque” arrossirebbero con disagio, ove fossero comparate, in ipotesi, alla fontana dei Quattro Fiumi di piazza Navona o a quella celebrata in quota planetaria, di piazza di Trevi. A pensarci bene, la fama di quest’ultima ha però avuto una decisa dilatazione di notorietà grazie al film “La Dolce Vita”. La paternità della pellicola avvalora la tesi che, se pur di riflesso, una timida zampetta nell’immortalità romana l’abbiamo immersa pure noi riminesi. Sia come sia, a cominciare da quello viario, l’antico asse Roma-Rimini si perpetua. Purtroppo, di recente ci siamo messi in scia alla Capitale anche per replicarne disagi e caratteristiche poco edificanti. Avete presente i sampietrini di corso d’Augusto? Non è detto che a breve, con un gagliardo colpo di reni, non si possano raggiungere i pessimi modelli stradali della Città Eterna. Certo è che perfino l’Urbe avrebbe un moto d’invidia per l’esclusiva buca a forma di cuore (foto qui sotto) di via Sinistra del porto. Ma questo è argomento che esula dal tema in questione a cui peraltro torniamo tosto a bomba.
La fontana di viale Roma non deve in alcun modo competere con quelle più titolate dell’Urbe. Vogliamo condensare il contenuto della e-mail che poi rappresenta il pensare comune a molti abitanti di Viserba: ai residenti la fontanella piace, ne vanno orgogliosi perciò vorrebbero le fosse restituita l’originaria dignità: quella che si conviene a un simbolo identitario, rappresentazione di un’autentica e amata memoria storica. La richiesta pare sensata e l’eventuale sforzo economico, sostenibile.
Il lettore che ci ha scritto è un assiduo frequentatore (parole sue) della rubrica “occhi sulla città”. Raccogliamo con interesse la segnalazione. Con la rapidità (tutta romana) che si addice a Mercurio, voliamo a scattare qualche foto alla fontana che, posta alla fine di viale Roma, si trova accanto a un bell’albergo liberty, retaggio del glorioso tempo che fu. Al di là della fontanella si vedono solo la spiaggia e il mare che dal 1930 fanno da inconsapevole fondale scenico all’opera scultorea di Filogenio Fabbri. L’artista, decoratore, scultore e cementista riminese è artefice della “Fontana dei 4 Cavalli” di piazzale Fellini e di innumerevoli fregi architettonici sparsi nel raggio di vari chilometri.
Tra l’ottavo e il nono anno dell’era fascista, Fabbri firma la scultura dal soggetto acquatico e (probabilmente, dato il periodo, dietro precisa richiesta) appone ai suoi lati due fasci littori, poi smantellati nel dopoguerra. In teoria, una novantina di anni d’età e l’infelice rimozione dei simboli a latere, non avrebbero dovuto cambiare più di tanto i connotati della composizione scultorea. Questo, sempreché fossero stati posti in essere i periodici e indispensabili “maquillage” conservativi. A questo proposito, per renderci conto di quali operazioni di manutenzione abbia usufruito la fontana nel recente passato, incontriamo Francesco Protti che è stato presidente del Comitato Turistico di Viserba tra il 1993 e il 2014. Il signor Protti, (tra l’altro, profondo conoscitore della storia locale e possessore di numerosissime immagini e cartoline che ci ha generosamente messo a disposizione) ricorda che all’epoca i lavori vengono sollecitati dall’associazione che presiede. L’Amir (Azienda pubblica per la rete idrica nella provincia di Rimini) accoglie la richiesta di soccorso. Nel 1997 si inaugura l’opera restaurata alla presenza delle autorità cittadine e dei dirigenti dell’Amir.
L’Associazione presieduta da Francesco Protti aveva anche ottenuto di installare un riflettore per l’illuminazione notturna della fontana, ma dopo qualche tempo la luce ha smesso di funzionare e nessuno si è più preoccupato di rimetterla in sesto. Si potrebbe dire che in toto, l’interesse nei confronti della fontana si è spento con il tempo… e con il riflettore. E’ un vero peccato. Anche al nostro occhio profano, ma non del tutto sprovveduto, la fontana non sembra godere di troppa salute.
Il semicerchio superiore della conchiglia è mancante di una parte della cornice nella parte di sinistra (per chi guarda). Sul retro, ma sul lato opposto (forse per simpatia), una porzione quasi uguale è pronta a precipitare, a meno che una mano clemente le impedisca di rovinare al suolo. E’ ben visibile che dal tratto di materiale mancante affiora un rugginoso tondino di ferro. In sostanza, andrebbe sistemata l’intera arcata.
Il gentile lettore continua: “saremmo felici se nel prossimo restauro si ricostruisse anche il muso del delfino e i fasci littori (il fascismo non tornerà certamente a far paura per via di due fregi) e in ultima istanza, sarebbe utile che qualcuno facesse sparire la terribile tinta arancio sul retro della fontana. Guarda caso, il colore è identico a quello dello stabilimento balneare vicino all’opera di Filogenio Fabbri: un ineffabile tocco di classe da cui certamente molti vorrebbero affrancarsi”.
La nostra personalissima teoria (come direbbe il giornalista sportivo Rino Tommasi) è che avanzava della vernice. Perché non approfittarne per dare una bella spennellata all’inerme fontana?
Il lettore si accomiata con una punta di polemica verso la politica locale: si firma “I dimenticati di Rimini nord”.
Con la solerzia di Mercurio, abbiamo risposto all’appello del nostro concittadino. l’Amministrazione si doterà delle stesse appendici alate? E’ sperabile che i tempi di reazione non siano come quelli da bradipo sedato, palesati dopo alcuni articoli di denuncia della nostra redazione. Si veda ad esempio il caso dell’edicola di Via Dario Campana o quello della (s)pavimentazione del corso d’Augusto. E’ probabile che i nostri amministratori siano troppo concentrati in discutibili quanto onerose attività di ordinaria “smuratura”. L’esperienza ci suggerisce che le nostre preghiere di intervento rimangono sovente inascoltate. Decidiamo perciò d’imboccare una strada certamente più agibile e volgiamo altrove la nostra invocazione: Nimpha, antica divinità romana delle fresche acque, pensaci tu!
Ringraziamo per la gentile collaborazione il signor Francesco Protti, l’associazione culturale L’Ippocampo e la società Amir.
COMMENTI