Il timoniere del turismo va ripetendo spesso che la Regione è disponibile a mettere dei soldi nell'aeroporto gestito da privati (quando la stessa Regione non mise un euro nella stagione di Aeradria, che pure investì oltre 20 milioni fra 2006 e 2011). Sa che Airiminum si è aggiudicata il bando Enac mettendo nero su bianco investimenti da realizzare e promettendo determinati numeri di passeggeri? Ecco un breve ripasso a beneficio dell'assessore desideroso di spendere.
«Siamo disponibili a mettere dei soldi e a fare importanti investimenti purché ci sia questo piano industriale che è stato annunciato ma al momento, purtroppo, ancora non c’è: vediamo nei prossimi mesi se alle parole seguiranno i fatti».
(Andrea Corsini, Assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Conferenza stampa Grand Hotel di Rimini, 30 luglio 2018)«Per aumentare l’appeal internazionale della costa, al netto dell’impegno sul prodotto e sulla promozione, diventa imprescindibile il ruolo dell’Aeroporto di Rimini. Il ‘Fellini’ deve essere lo scalo della costa. Apprezziamo il lavoro dei gestori di Airiminum, chiediamo loro però una accelerazione sugli investimenti, che siamo disponibili a sostenere».
(Andrea Corsini, Assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Carlino 5 agosto 2018)
“Lo scalo di Rimini, secondo aeroporto della regione Emilia-Romagna per numero annuo di passeggeri dopo quello di Bologna, rappresenta l’accesso privilegiato della Riviera Adriatica. La crescita dello scalo è alla base dello sviluppo dell’intero territorio romagnolo e della valorizzazione delle sue potenzialità nel mondo. La via intrapresa è quella di stabilire nuove connessioni internazionali, con un’attenzione particolare rivolta al Nord Europa, per poi allargarsi verso i mercati emergenti nello scenario europeo.”
Questa la presentazione di ENAC allo scalo riminese nella sua pubblicazione del maggio 2017 dal titolo Aeroporti: le nuove infrastrutture. Gli investimenti per lo sviluppo degli scali italiani.
Un doveroso sguardo al passato avrebbe consentito al presentatore del volume ENAC di venire a conoscenza che “la via intrapresa….” è stata aperta dall’aeroporto di Rimini fin dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso.
Gli investimenti
Se l’assessore regionale al turismo, Andrea Corsini, avesse dato un’occhiata a quella pubblicazione, la sua attenzione si sarebbe soffermata sul fatto che per le previsioni di sviluppo futuro viene indicata una spesa di € 12 milioni. Se, inoltre, avesse seguito anche i vari articoli apparsi sulla stampa, avrebbe potuto chiedere a ENAC se risponde al vero che la soc. Airiminum, che gestisce lo scalo aereo di Rimini, prevede, nel suo piano di sviluppo (primo classificato nel bando di gara ENAC con il massimo del punteggio), una spesa di circa € 21 milioni per interventi infrastrutturali da eseguire nei primi dieci anni di gestione (2015-2024); e circa ulteriori 20 milioni di euro per il periodo 2025-2044.
Dal raffronto tra proposta triennale (2015-2017) del piano e consuntivo della gestione dello stesso triennio non risulta che siano stati effettuati gli interventi previsti.
Forse l’assessore regionale al turismo non ricorda che nel luglio 2016 il suo collega ai trasporti illustrò ai rappresentanti sindacali, dopo aver interpellato le tre società di gestione aeroportuali, i piani di sviluppo dei tre scali regionali.
Investimenti:
Bologna € 246,6 milioni entro il 2025;
Parma: € 43,5 milioni entro il 2020;
Rimini: contrariamente a quanto previsto annualmente nei piani presentati all’ENAC, elencò una serie di opere senza precisare né i costi né i tempi di realizzazione.
Ma la nuova società privata di gestione dell’aeroporto ha trovato un “santo in paradiso”. L’assessore regionale che governa il turismo si è commosso e, stante la considerazione che il “Fellini” deve essere la porta d’accesso per la costa romagnola (sarebbe opportuno che l’assessore consultasse le statistiche del traffico aeroportuale dal 1959 al 2014 per rendersi conto che quella “porta” è aperta fin dal secolo scorso) in una lettera inviata ad un quotidiano regionale ha dichiarato la propria disponibilità a concedere contributi per la realizzazione delle opere infrastrutturali.
Sarebbe altresì doveroso che l’assessore regionale ricordasse che la precedente società di gestione nel periodo 2006-2011 (per citare il più recente) ha effettuato interventi infrastrutturali nelle aree aerostazione, doganali e non, sostenendo una spesa di € 20.256.258, senza contributi regionali.
I passeggeri
Sempre nella riunione del luglio 2016 l’assessore regionale ai trasporti illustrò anche i piani di sviluppo del movimento passeggeri dei tre aeroporti:
Bologna: 20 milioni entro il 2030;
Parma: 600.000 entro il 2020;
Rimini: 2 milioni entro il 2020.
All’aeroporto di Rimini il movimento passeggeri varia a seconda delle stagioni. I piani presentati per la gara nel luglio 2014 prevedevano, alla fine dei 30 anni di concessione, un movimento medio passeggeri di circa 2,2 milioni e per il 2020, contrariamente a quanto comunicato alla Regione, circa 1,1 milioni.
La “carta vincente” della previsione relativa al movimento passeggeri, l’a.d. della società Airiminun, non lamentando – a differenza della Presidente – la chiusura dello scalo, la depone sul tavolo il 15 maggio 2017 quando al convegno “First Adriatic Travel Forum”, organizzato dalla sua società, presente il direttore generale ENAC, annuncia un nuovo piano di sviluppo dello scalo di Rimini, così articolato.
ANNI: (tra parentesi quelli medi indicati nel piano del 2014)
2018: movimento passeggeri 408.000 (920.000);
2023: movimento passeggeri 1 milione (1.500.000);
2027: movimento passeggeri 2 milioni (2025-2029: 1.614.000);
2029: movimento passeggeri 3 milioni (2030-2034: 1,733 milioni);
2037: movimento passeggeri 13 milioni (2035-2039: 2,100 milioni).
Nel giro di pochi anni cambia il vento e quello nuovo porta una miriade di passeggeri: da poco più di 2 milioni previsti per il 2044, si passa a 13 milioni per il 2037. In vent’anni (2017-2037) l’aumento miracoloso sarà del 4.233%; media annua 212%.
Due esempi per restare con i piedi ben ancorati:
Bergamo, dove opera quasi la totalità del traffico low cost della Lombardia, il movimento passeggeri dal 1999 al 2017 (18 anni) passa da 581.060 a 12.230.942 (+2.045%; media annua +111%);
Bologna da 2.846.557 a 8.171.654 (+187%; media annua +10%).
Per sostenere la crescita la presidente di Airiminum in una intervista del 6 maggio 2017 dichiarava che “sarà difficile aumentare i voli su Rimini dalla Germania e da altri Paesi strategici per la Riviera, se non riceveremo il concreto sostegno economico di operatori privati e istituzioni pubbliche.”
In una seconda intervista, (ma senza numeri) rilasciata il 9 agosto, la presidente torna sulla richiesta di contributi e precisa che loro hanno “preso un aeroporto fallito e chiuso”. Al riguardo non sarebbe male ricordare che la gestione del curatore fallimentare ha chiuso l’esercizio al 30 ottobre 2014 con un movimento di 473.103 passeggeri e che la responsabilità della chiusura per cinque mesi va addebitata non al fallimento ma al presidente dell’ENAC (convenzione con la soc. Aeradria) e all’allora ministro dei trasporti (art.13,D.M.12/11/1997, n. 527) che non hanno nominato il commissario per “la gestione operativa dell’aeroporto”.
Prima di riaprire i “cordoni della borsa”, sarebbe bene che l’assessore regionale verificasse con ENAC il quantum previsto da Airiminum nel suo piano per ogni passeggero in arrivo; come sarebbe anche opportuno che l’assessore regionale si ricordasse che la soc. Airiminum, stante il fatto che i bandi di gara andarono deserti, con 300 mila euro si è comprata l’intero complesso aziendale.
Gli errori del Sindaco
Alla recente conferenza stampa nella quale sono state illustrate le risultanze dell’attività turistica dei primi sei mesi del corrente anno, era presente anche il sindaco di Rimini che, giustamente, ha raffrontato il traffico aeroportuale del 2011 con il 2017, confondendo, però, gli arrivi dei passeggeri con il movimento (arrivi + partenze) degli stessi. E’ opportuno precisare che nel 2011 gli arrivi sono stati 457.024 (e non circa 1 milione) e, nel 2017, 151.362 ( anziché 300.774). I lettori avrebbero certamente gradito se il sindaco, anche per rinfrescare la memoria ai nuovi gestori, avesse ricordato quali e quanti collegamenti furono effettuati in quell’anno che, di seguito, vengono riportati.
Anno 2011 – Compagnia aerea
Belle Air: Tirana – passeggeri arrivati 9.700
Darwin Air: Roma – passeggeri arrivati 18.072
Ryanair: Londra – Liwerpool – Francoforte – Stoccolma – passeggeri arrivati 53.230
Wind jet: Amsterdam -Berlino – Bucarest – Copenaghen – Parigi – Praga – Colonia – Kiev – Mosca – San Pietroburgo – Rostov Samara – Catania – Palermo – passeggeri arrivati 158.126.
Sul totale generale di 457.024, i passeggeri arrivati con le quattro compagnie, 239.128, rappresentarono il 52% del traffico.
Il capitale della società di gestione
Il bando di gara ai punti 4 e 7 del disciplinare prevedeva che il capitale sociale di € 3.098.741 doveva essere interamente versato. La procedura per il versamento venne confermata dalla funzionaria ENAC in data 30/04/2014, dal Responsabile Unico del procedimento della gara per l’aeroporto di Forlì, il cui bando era identico a quello di Rimini, dal Presidente ENAC in un’intervista rilasciata il 25/10/2014.
Tali precisazioni pare non siano valse per il Direttore Generale ENAC che nel suo provvedimento del 13/12/2014 per l’assegnazione definitiva alla soc. Airiminum per la gestione dell’aeroporto, dà atto che la società è in “possesso di un capitale sociale non inferiore a € 3.098.741” Ma quale capitale? Quello deliberato? Sottoscritto? Non certamente quello versato, come previsto dal disciplinare di gara firmato dallo stesso D.G., visto che alla Camera di Commercio risulta un versamento di € 1.599.591.
E’ rimasto muto anche il Presidente della Regione al quale, con una lettera aperta del 6/6/2017, era stato segnalato il problema.
Utili d’esercizio
Meno traffico più soldi.
La nuova società privata di gestione aeroportuale a fronte di un movimento triennale 2015-2017 di 696.380 passeggeri, chiude gli esercizi del triennio con un utile complessivo di € 3.432.361, € 4,97 per passeggero. Nel caso in cui la società avesse realizzato le previsioni del piano (più passeggeri e esecuzione delle opere infrastrutturali), l’utile per passeggero sarebbe sceso a € 0,74.
Dalle risultanze di gestione triennale 2015-2017 previste nei piani delle altre tre società partecipanti alla gara risulterebbe che l’utile medio complessivo per passeggero ammonta a € 0,99.
Ma è lecito che un privato che vince una gara pubblica con un piano che prevede utili d’esercizio venga sovvenzionato da un altro ente pubblico per realizzarlo?
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