"L'Istat rileva gli aspetti del fenomeno turistico sulla base di metodologie chiare, condivise e regolamentate a livello europeo, in stretta collaborazione con tutte le Regioni. Ma sarà nostra cura approfondire, in un tavolo di confronto tecnico, l'esperienza proposta dall'Osservatorio". Per non dare i numeri. Continua il dibattito sulle rilevazioni turistiche in Emilia Romagna.
“Facciamo presente che l’Istat rileva gli aspetti del fenomeno turistico sulla base di metodologie chiare, condivise e regolamentate a livello europeo (Regolamento europeo 692/2011), in stretta collaborazione con tutte le Regioni. L’Istituto comunque accoglie con favore possibili avanzamenti metodologici, anche se sviluppati in forma sperimentale e applicati ad una dimensione locale. Sarà quindi nostra cura approfondire, in un tavolo di confronto tecnico, l’esperienza proposta dall’Osservatorio“. Così fa sapere l’ufficio stampa dell’Istituto nazionale di statistica, al quale avevamo segnalato sia la questione della marcata divergenza fra i dati dell’Istat e quelli stimati dall’Osservatorio sul turismo della Regione Emilia Romagna e sia le motivazioni addotte da quest’ultimo per supportare numeri decisamente ottimistici, ma anche poco rispondenti alla realtà che gli operatori economici riscontrano soprattutto in questa stagione.
Se la Regione gongola per un altro «boom», mettendo a confronto i numeri dell’Osservatorio con quelli dell’Istat si scopre che la differenza fra i dati è gigantesca: l’Osservatorio conta 717.867 di arrivi in più e addirittura 4.890.500 di presenze in più dell’Istat nel primo semestre di quest’anno.
Ma se questa fosse la realtà, occorrerebbe anche tirare subito una diretta conseguenza: significherebbe, per rimanere al primo semestre 2018, che le presenze turistiche regolarmente denunciate dagli esercizi ricettivi alle autorità competenti sono quasi 5 milioni in meno di quelle effettive. Evasione? Ma allora la Regione ed Unioncamere certificano una voragine di “nero” di questa natura senza colpo ferire? Senza segnalare la cosa alla Agenzia delle Entrate?
Poi è arrivata la lunga spiegazione fornita dall’Osservatorio stesso. “E’ comunemente noto che l’indagine Istat restituisce solamente una fotografia parziale degli arrivi e delle presenze turistiche. In parte ciò è attribuibile ad una non esaustiva rilevazione dei movimenti alberghieri, le cui ragioni vanno ricercate in dichiarazioni mancanti o incomplete. Tuttavia, la ragione principale della discrasia tra dati rilevati dall’Istat e quelli effettivi riguarda il movimento extra-alberghiero ed è ascrivibile alla difficoltà di rilevare il movimento dei turisti nelle abitazioni di privati, nelle “seconde case”, in tutto ciò che ruota attorno al fenomeno della cosiddetta sharing economy (Airbnb e non solo)”. E ancora: “Ciò che appare chiaro è come il dato Istat rimanga un fondamentale tassello informativo, ma che da solo non riesce a raccontare le dinamiche del turismo in tutte le sue componenti. Va integrato con altro. È altrettanto chiaro che sarebbe auspicabile che questa attività di integrazione venisse effettuata dalla stessa Istat, così da poter disporre di una metodologia condivisa e autorevole, nonché di un dato comparabile su tutto il territorio nazionale”.
Sì, ma i report dell’Osservatorio le raccontano le reali dinamiche del turismo in questa regione? Quanto meno i dati dell’Istat si basano su “metodologie chiare, condivise e regolamentate a livello europeo”. Invece quelli dell’Osservatorio? Sono fondati sulla “rivalutazione periodica delle statistiche ufficiali Istat, anche la stima, in tempo reale, dell’andamento turistico”. Una “stima elaborata attraverso le indicazioni fornite da un Panel di operatori di tutti i comparti dell’offerta turistica regionale, sulla base di una metodologia di lavoro elaborata da Trademark Italia, insieme a vari riscontri indiretti, come i dati relativi alle uscite ai caselli autostradali, gli arrivi aeroportuali, i movimenti ferroviari, le vendite di prodotti alimentari e bevande per l’industria dell’ospitalità, i consumi di energia elettrica ed acqua, fino alla raccolta di rifiuti solidi urbani”. Qui l’Osservatorio dovrebbe finalmente scoprire le carte. Chi compone il Panel e quale rappresentatività ha? Come vengono raccolti i dati (telefonicamente, con questionari scritti, ecc.)? Cosa si intende per metodologia di lavoro elaborata da Trademark Italia e quale validazione scientifica dispone?
Ammette lo stesso Osservatorio che “il dato Istat” rappresenta “un fondamentale tassello informativo” ma che vada “integrato con altro” e “che sarebbe auspicabile che questa attività di integrazione venisse effettuata dalla stessa Istat, così da poter disporre di una metodologia condivisa e autorevole, nonché di un dato comparabile su tutto il territorio nazionale”. E allora perché, in mancanza di una metodologia chiara e certificata, l’Osservatorio (che non dispone nemmeno di una “terzietà” idonea in quanto finanziato in gran parte dalla Regione stessa) continua a sfornare rapporti e numeri che, se messi a confronto con quelli dell’Istat, sembrano delineare addirittura due diverse regioni?
Non potrebbe vivere il turismo in questa regione senza i numeri forniti dall’Osservatorio? Oppure semplicemente non potrebbero “farsi belli” i presidenti e gli assessori regionali di turno, che paradossalmente commentano i dati comprensivi di presunta evasione e non quelli ufficiali di Istat-Regione? Forse potrebbe andare un po’ meglio il turismo della Riviera se i soldi spesi dai primi anni 90 ad oggi (con una sola “pausa” di 4 anni) per l’attività dell’Osservatorio, in tutto qualche milione di euro, fossero stati messi a disposizione della riqualificazione delle strutture ricettive.
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