L’Osservatorio che ci “regala” 5 milioni di presenze in più dell’Istat ci costa 160mila euro

L’Osservatorio che ci “regala” 5 milioni di presenze in più dell’Istat ci costa 160mila euro

I numeri elaborati da Trademark a confronto con quelli ufficiali

Turismo, il balletto assurdo dei dati prosegue anche quest’anno. Esempio: al casello di Rimini nord un calo di traffico dell’1%, ma la Regione commenta: «per i tecnici è segno di “ripresa economica”». E così Bonaccini e compagni possono farsi propaganda grazie ai soldi pubblici. Per la Riviera giugno preoccupante con forti perdite sui mercati esteri, mentre secondo l'Osservatorio gli stranieri farebbero registrare +8.6%.

Arriva agosto e come di consueto squillano le trombe dirette dalla bacchetta del presidente di turno: «boom del primo semestre 2018: 19 milioni di presenze, +6,9%». E’ il titolo del comunicato dell’Osservatorio sul turismo regionale, su carta intestata di Regione e Unioncamere (l’unione degli enti camerali) Emilia-Romagna. Nei primi sei mesi dell’anno sarebbero arrivati – dice la prima tabella – un totale di 5.811.000 turisti (+8% sull’analogo periodo del 2017) e sarebbero stati venduti 19.397.000 pernottamenti, cioè 1.258.000 in più dell’anno scorso («+6,9%»).

Un primo commento di Riminiduepuntozero ha già segnalato le discrepanze fra questi numeri, questi commenti e il parere di chi il turismo lo pratica in prima persona, cioè imprenditori e associazioni di categoria, tutti all’insegna di un calo.

Ma è vero che c’è stata una crescita del 7%? La domanda sorge spontanea, perché la medesima Regione Emilia-Romagna rende pubblici (pur senza squilli di tromba, cioè senza annunciarli tramite i giornali) anche altri dati, che sono quelli ufficiali registrati secondo metodi e procedure dell’Istat, albergo per albergo, pensione per pensione, campeggio per campeggio, comune per comune. E proprio questi dati ufficiali Regione-Istat [foglio elettronico disponibile a questo link] fotografano una realtà diversissima da quella strombazzata dall’Osservatorio: turisti (arrivi totali) 5.093.133 pari a +3,6% sull’anno scorso; pernottamenti (presenze totali) 14.806.500 pari a +4%.

Calcolatrice alla mano, la differenza fra i dati è abissale: l’Osservatorio conta 717.867 turisti (arrivi) in più e addirittura 4.890.500 presenze (pernottamenti) in più dell’Istat, eppure sempre di Regione si tratta. Se fosse vero, equivarrebbe a dire che le presenze turistiche regolarmente denunciate dagli esercizi ricettivi alle autorità previste dalla legge sono 5 milioni in meno di quelle effettive.

Entriamo nel dettaglio di ciò che ci riguarda più da vicino, cioè non il pentolone dei movimenti regionali ma il turismo della sola riviera adriatica emiliano-romagnola.

Ci vengono in aiuto i dati della Regione-Istat suddivisi territorialmente. Per i “Comuni della Riviera” questi sono i dati provvisori ufficiali del semestre gennaio-giugno: arrivi (cioè turisti) 2.406.545 pari a un aumento del 2.4% sull’analogo periodo dell’anno scorso; presenze (cioè pernottamenti) 8.994.400 (+1.1%). Gli arrivi dunque sono cresciuti rispetto al 2017, mentre le presenze sono state sostanzialmente stabili.
Meglio della costa vanno altri comparti, come “Grandi Comuni” e “Comuni Appennino”, tanto che nel fare la somma il totale regionale del primo semestre segna +3.6% negli arrivi e +4% nelle presenze come già detto.
Andando ad analizzare la suddivisione mensile di questi dati, si scopre che i Comuni della Riviera hanno segnato nel mese di giugno un preoccupante -0.6% di arrivi e -3.3% di presenze. A pesare sul cattivo andamento dell’inizio dell’estate sono state soprattutto le perdite sui mercati esteri (-13% arrivi, -17% presenze). Al contrario invece è andato bene, benché su di una base numerica molto minore, il mese di maggio: arrivi +19%, presenze +22%.

I numeri (Regione-Istat) della Perla Verde. Riccione e Cattolica fanno molto meglio di Rimini

Cattolica

E Rimini

Ed ora ricordiamo i dati dell’Osservatorio turistico regionale per il comparto Riviera. Il verdetto è diversissimo da quello delle autorità ufficialmente deputate a raccogliere le statistiche. Nella riviera emiliano-romagnola i primi sei mesi (gennaio-giugno 2018) avrebbero infatti visto l’arrivo di 2.758.000 turisti (in aumento del 4.5% sull’anno precedente) e la vendita di ben 11.859.000 presenze (pernottamenti), pari a un aumento del 4.3%. Quindi l’Osservatorio “vede” sulle nostre spiagge oltre 350mila turisti (arrivi) in più dell’Istat; quanto ai pernottamenti, cioè al vero e proprio fatturato turistico, l’Osservatorio calcola quasi 3 milioni di presenze in più (precisamente il divario è di 2.864.600).

E’ singolare che tale discostamento dai dati Istat della Riviera, e la stima di vertiginoso aumento rispetto al 2017, siano attribuiti dall’Osservatorio alla crescita delle presenze estere, che sarebbero passate da 2.5 milioni a quasi 2.8 milioni (+8.6%), mentre al contrario l’Istat ne ha registrate 2.028.487, cioè 705mila in meno. Del resto la differenza è notevole anche nei pernottamenti degli italiani: 6.965.913 secondo la Regione-Istat, 9.126.000 secondo la Regione-Osservatorio, cioè 2.160.087 in più.

Insomma, va dato per assodato che la Regione usa nel turismo due pesi e due misure, a seconda della convenienza comunicativa o di qualche altro fattore che a noi poveri mortali sfugge.
Ma pur concedendo ai nostri strateghi bolognesi la loro “botta d’orgoglio” – pagata da noi contribuenti – permettiamoci almeno un ragionamento su come funziona veramente una vacanza. Per quanto riguarda la Riviera, secondo i dati dell’Osservatorio il rapporto tra presenze e arrivi – ovvero la permanenza media del turista – nel primo semestre 2018 sarebbe di 4,3 giorni, stabile rispetto all’analogo periodo del 2017. Invece, secondo i dati ufficiali della Regione-Istat, la permanenza media in gennaio-giugno 2018 in Riviera è stata solo di 3,7 giorni: fra le due rilevazioni c’è una bella differenza di più di una mezza giornata, con tutto quello che ciò comporta in termini di divergenze nei fatturati e nell’indotto.

Un altro aspetto apertamente contraddittorio è quello degli “arrivi autostradali in riviera”, indicatore utilizzato dall’Osservatorio tramite – citiamo – una “elaborazione TMI (Trademark Italia) su dati Autostrade per l’Italia”. Mettendo assieme i caselli di Ferrara sud, Ravenna, Forlì, Cesena nord, Cesena, Valle Rubicone, Rimini nord, Rimini sud, Riccione e Cattolica, nel periodo gennaio-giugno 2018 gli arrivi autostradali sono stati 13.523.480. Secondo questa tabella l’aumento di arrivi rispetto al 2017 è solo dello 0,4%. Nei dati parziali si segnala fra l’altro il casello di Rimini nord con una diminuzione di quasi un punto percentuale. Eppure il comunicato della Regione recita al proposito: «i tecnici considerano emblematico di “ripresa economica”» i soli 50mila veicoli arrivati in più, rispetto all’anno scorso, in dieci caselli. Come possa un aumento dello 0,4% di traffico autostradale generare un aumento del 4,5% di arrivi turistici è un mistero.

Che siano arrivati in aereo? Non sembra possibile, visto che nell’unico aeroporto disponibile in Riviera (Rimini) nel primo semestre 2018 gli aerei sono stati solo 48 in più dell’anno precedente ed i passeggeri 11.532 in più, ma parliamo della somma di arrivi e partenze (dati Assaeroporti; totale commerciale, numero totale degli aeromobili in arrivo/partenza; totale commerciale, numero totale dei passeggeri in arrivo/partenza, inclusi i transiti diretti cioè i passeggeri che transitano in un aeroporto e ripartono utilizzando un aeromobile con lo stesso numero di volo dell’arrivo).

Dunque come possono essersi concretizzati in Riviera 118mila arrivi turistici in più dell’anno scorso (secondo i numeri dell’Osservatorio)? Scartata l’autostrada e scartato l’aeroporto, restano la Marecchiese, la E7 e la Romea. Senza dimenticare chi arriva in bicicletta e/o a piedi. Così, fra un indicatore e l’altro, si possono “inventare” – cioè ritrovare, secondo il significato etimologico della parola – anche 5 milioni di pernottamenti non pervenuti alle autorità.

Per il lettore che voglia curiosare fra le tabelle dell’Osservatorio ed i commenti entusiastici dei politici, forniamo il link al comunicato.

Nota bene: si diceva dei costi sostenuti dai contribuenti per l’Osservatorio regionale sul turismo. Trattasi di un totale di euro 160.000 (centosessantamila) per l’anno 2017, di cui 105mila euro sborsati dalla Regione Emilia-Romagna e 55mila euro da Unioncamere, anch’esso ente pubblico quindi finanziato con soldi dei contribuenti e delle imprese. Vedi delibera di Giunta Regionale n. 677 del 22/05/2017. Grazie a questa (nostra) spesa, i politici del Pd possono esibire le seguenti sboronate:
«Turismo. Per l’Emilia-Romagna è boom anche il primo semestre 2018: 19 milioni di presenze, +6,9% rispetto allo stesso periodo 2017»;
Andrea Corsini, assessore al turismo: «I dati dell’Osservatorio segnano un percorso virtuoso che già nel 2017 ha registrato il record di quasi 57 milioni di presenze, numeri straordinari e importanti anche per l’occupazione e il Pil regionale»;
Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna: «la nostra regione quest’anno ha conquistato il primo posto della graduatoria delle dieci migliori destinazioni europee […] Credo sia anche il frutto del nostro impegno».

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