Sabrygrad vs Tosilandia. L’intervista/1

Sabrygrad vs Tosilandia. L’intervista/1

Dialogo con Sabrina Vescovi sul tracollo del PD ("è in crisi perché non corrisponde più alle attese di ricambio e di proposta annunciate da Matteo Renzi"), su Renata Tosi, Donald Trump (che interpreta la realtà meglio della sinistra), sull'aeroporto, sui migranti, sul ‘gender’ nelle scuole, sull’eutanasia, su Dio, sul tradimento, sull’aldilà e su quel giorno in cui le scoprirono un tumore. E di Gnassi dice: ha fatto fare a Rimini un grande salto nel futuro ma "è un Sindaco ingombrante".

Elogio della leggerezza al Governo
La parete è piena di fogli. Appuntamenti, incontri, visite elettorali. Poco più di una settimana per costruire ‘Sabrygrad’. La mappa di Riccione è dissezionata per seggi, come si segnano i quarti della vacca e del maiale. Sabrina Vescovi, ‘Sabry’ per gli intimi – “ma i vezzeggiativi non li sopporto” – è in orario. 9 di mattina, quartier generale del PD, viale Ceccarini ‘alta’. Viso squadrato, occhi fermi, ogni tanto l’improvvisata di un sorriso, a smorzare la severità della zarina. Alterna l’inglese – per le questioni professionali – al dialetto riccionese – per quelle politiche. “Lo so, sono seriosa. Ma non posso farne a meno. Nella vita ho sempre dovuto fare tutto da sola. Sempre. Non è stato facile. Prometto che se sarò al Governo mi circonderò di assessori più leggeri”. Cioè, si contorna di sudditi. “No. Ma Riccione ha bisogno di leggerezza”. A proposito, quanti assessorati ha promesso per essere eletta? “Nessuno. Vorrei un Governo snello. Quando si tratta di decidere bisogna essere in pochi. Ma buoni”. Partiamo con il dialogo, secco, alternando minchiate a cose serie, in puro stile anglosassone.

Identità di genere (gender). Va insegnata nelle scuole?
“Personalmente, mi pare giusto. Ma trattandosi di un argomento delicato, che interviene sulle sensibilità personali, non ritengo che debba essere un’imposizione”.

Che cosa intende per ‘famiglia’?
“I miei figli, Alice e Filippo. Il porto sicuro in cui ritornare. La casa”.

I suoi figli come hanno preso la candidatura? Soffrono?
“Ho la fortuna di avere due figli straordinari, autonomi. Alice ha 15 anni e mi chiama ‘Mamma Boss’, è contenta, sa che questa è una fase della mia vita. Filippo, che fa la terza media, è più coinvolto. Ma ha paura che questa sfida mi tenga lontana da lui”.

Immigrazione: come la pensa? Riccione apre le braccia ai migranti oppure no?
“Riccione è il luogo del mondo e accoglie le persone. Il Sindaco gestisce gli arrivi e i flussi nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, in accordo con la Prefettura, compatibilmente alla capacità del territorio di saper accogliere, facendo dell’accoglienza un’occasione di integrazione vera e non semplicemente un luogo in cui ghettizzare. In ogni caso, con lungimiranza, Riccione, dalla fine degli anni Novanta, ha previsto che il flusso migratorio sarebbe stata una dinamica in evoluzione. Da allora abbiamo tre stabili, in viale Piemonte, viale Toscana e viale Puglia, atti a ospitare un totale di circa 90-100 richiedenti. Altri Comuni sono costretti a ospitare i migranti negli alberghi, che sono centri turistici. A Riccione questo non accadrà”.

L’evento che le ha cambiato la vita.
“Il tumore che mi hanno trovato durante il taglio cesareo, quando è nata Alice. Quell’episodio mi ha messo addosso l’urgenza di vita che ho”.

Riccione: la descriva con un aggettivo.
“Libertà”.

Qual è la sua strategia per vincere il ballottaggio? Alleanze, scambi di poltrone, serietà?
“Serietà, serietà, serietà. E sincerità”.

Il progetto del suo programma che preferisce, che le darà più gioia realizzare?
“Dare a Riccione una cultura civica nuova, fatta di partecipazione generosa e non interessata”.

Più astratti di così si muore. Mi dica un progetto concreto.
“Punto molto sul Palazzo del Turismo tramutato in Palazzo della Cultura. Ma bisogna pensarlo minuziosamente, per bene”.

Nel 1992, a 22 anni, una giovanissima Sabrina Vescovi entra in Consiglio comunale a Riccione, con il Sindaco Masini; nel 1999 diventa Presidente del Consiglio comunale con la Giunta Imola. Cosa la spinge a fare politica?
“Sono cresciuta nel valore della partecipazione civica. Ho sempre sentito il bisogno di fare qualcosa per la mia città”.

Lei, come il suo avversario al ballottaggio, fa politica da una vita: non è ora di un ricambio generazionale? In fondo, non rappresenta certo una novità nella politica locale…
“Cos’è, mi volete rottamare a 47 anni? Io ho un valore aggiunto: la politica la vivo come un hobby, l’ho affiancata a una esperienza imprenditoriale che mi ha permesso molte altre esperienze. Insomma, non vivo di politica. E non vivrò di politica neppure se dovessi fare il Sindaco. Per me la politica è una vocazione sociale. Va detto, però, che una certa consuetudine, una preparazione alla politica è fondamentale per risolvere i problemi, oggi”.

Legge elettorale: qual è la migliore?
“Dico la verità, non ho avuto tempo di seguire approfonditamente il dibattito parlamentare. Rimango affezionata al maggioritario. Le proposte attuali sono a mio avviso dei punti di mediazione eccessivamente al ribasso”.

Il politico del passato che la ispira, quello di oggi in cui si riconosce.
“In questo momento storico ritengo che Papa Francesco stia parlando di politica più di molti politici. Ho, poi, una ammirazione per Sandro Pertini”.

Come interpreta il tracollo – per non dire il disastro – del PD sul territorio riminese?
“Direi un tracollo sul piano nazionale. Certamente, una prolungata azione di governo stimola le persone a chiedere il cambiamento, è giusto. Il PD è in crisi perché non corrisponde più alle attese di ricambio e di proposta annunciate da Matteo Renzi. Quanto al locale, penso che contino le persone e la loro capacità più che i partiti. Io, d’altronde, sono appoggiata solo dal PD; Renata Tosi ha con sé tre partiti…”.

L’accusa dice: 70 anni di governo ‘rosso’ sono abbastanza, ora basta. La sinistra ha fatto tante cose belle ma anche troppe porcherie, governando secondo lo schema cooperativo dei favori agli amici di partito. Cosa risponde?
“Respingo totalmente questa analisi. La mia esperienza personale mi dice che non esiste alcun sistema ‘amicale’ o di ‘amici di partito’. Al contrario, ho sempre visto Governi che hanno dialogato con la città, per il bene della città. Riccione ha un’anima di centrodestra, eppure ha sempre, o quasi, votato centrosinistra. La polemica sulla rete degli amici è pretestuosa, costruita ad arte. Riccione ha sempre risposto alle buone azioni di governo, senza considerare il colore politico. Lo dimostra il fatto che a Riccione per anni si è votato centrodestra a livello nazionale, continuando a votare centrosinistra in ambito locale. I riccionesi sono pragmatici e scelgono chi ha le capacità per governare”.

Che musica ascolta?
“Di tutti i tipi. Vado ai concerti dei Coldplay. Ma mi piacciono infinitamente le colonne sonore di Ennio Morricone”.

Il film preferito?
L’attimo fuggente. Mi ha appassionato Lezioni di piano. Non dimentico mai Il nome della rosa”.

Cosa cambierebbe di sé?
“Vorrei togliermi la corazza che la vita mi ha costruito addosso”.

…e di Riccione?
“L’autoreferenzialità. L’eccessiva convinzione di sentirsi i migliori nel mondo, che è un limite alla ripartenza”.

Si ritiene fortunata?
“Certo”.

Le piace Donald Trump?
“Assolutamente no. Rappresenta il contrario di quello che penso della politica. Tuttavia, gli riconosco la capacità di sapersi adattare alla realtà. Una capacità che la sinistra pare aver smarrito. Detto questo, a mio avviso la politica deve essere un passo avanti alla realtà”.

Nel 2022 il Comune di Riccione, sotto il Governo suo o della Tosi, compirà 100 anni. Qual è il modo migliore per giungere a quella data, fatidica?
“Fare ritornare Riccione grande nell’immaginario collettivo, come è giusto che sia. Non essere più una destinazione di risulta, ma la prima scelta nel panorama turistico nazionale”.

Cosa pensa della sua avversaria, Renata Tosi?
“Penso che sia una donna straordinariamente determinata. Penso però che la determinazione non debba sfociare in ossessione”.

Se non guidasse Riccione, quale comune vorrebbe governare? Perché?
“New York. Perché è la capitale della multiculturalità”.

La prima cosa da fare a Riccione.
“Rimettere in sesto viale Ceccarini. Deve tornare splendida, è l’icona della nostra città”.

La seconda.
“Mettere attorno a un tavolo categorie e protagonisti per ragionare sulla regolamentazione della musica e sulle attività accessorie in spiaggia. Poi, avviare il forum del ‘piano strategico’”.

Il progetto da qui a dieci anni, da lasciare in eredità alle amministrazioni future?
“La riqualificazione dell’area portuale e del patrimonio urbano privato”.

Cioè: colonie e Savioli…
“Esattamente. La vera eredità, però, è che Riccione torni ad essere grande. C’è bisogno di un rinascimento culturale e di immagine”.

Lei ha condotto il PD riccionese al peggior risultato elettorale della sua storia al primo turno: di chi è la colpa?
“I fattori sono tanti. Sapevamo in partenza che la sfida era in salita. Per quanto mi riguarda, non sono riuscita completamente a dimostrare di potere essere io il rappresentante di un mondo moderato che rifugge dagli schemi dei partiti”.

Accusano: dietro la Vescovi c’è il vecchio che avanza, Daniele Imola, ad esempio. Insomma, è sempre il solito PD, il brodo riscaldato dell’arcaica politica da cui lei si farà manovrare. E’ vero?
“No. Il PD non è una gabbia. E io non mi faccio ingabbiare da nessuno, mai. Anzi, se mi ingabbiano mi scompongo”.

Questione aeroporto: cosa ne pensa?
“Penso che abbiamo la necessità di rilanciarlo. Aprendo un dialogo con il privato che lo gestisce, individuando una strategia che contempli un forte ausilio della politica”.

Così l’aeroporto tornerà ad essere una pista di atterraggio per i politici del PD in cerca di poltrone…
“Ancora con questa storia delle poltrone? Non le ha mai sfiorato l’idea che fare politica in un comune così piccolo sia, in fondo in fondo, un servizio?”

A proposito di ‘servizio’. Dicono: se vince la Vescovi Riccione sarà succube di Rimini e di sua Eminenza Andrea Gnassi…
“Ancora argomenti pretestuosi. Il Sindaco ha un ruolo e competenze definite per la gestione del proprio territorio. Riccione, molto banalmente, non può prescindere dal sistema che la circonda, che comprende Rimini, ma anche Cattolica, San Leo, Santarcangelo. Inutile rivendicare la ‘riccionesità’ se si è fuori dalle grandi partite regionali. Quanto a Rimini: attraverso una massiccia operazione di rilancio, ha fatto un grande salto nel futuro. Per Riccione è una opportunità, una sfida a diventare la punta di diamante del ‘sistema Riviera’. Gnassi è un Sindaco ingombrante, certo. Basta saperlo”.

Perché un riccionese dovrebbe votarla?
“Perché so perfettamente cosa c’è da fare per rimettere in carreggiata questa città”.

Chi è la prima persona che inviterebbe, una volta diventata Sindaco, come simbolo del suo Governo?
“Ennio Morricone. Sogno un grande concerto sulla spiaggia, rivolti verso il mare, con le sue arie aperte, che esplodono…”.

Una parola chiave di questa campagna elettorale è ‘tradimento’. Lei è stata tradita, tradisce, si vendica?
“Sono una persona che ha buona memoria, mettiamola così. Ma non mi vendico, mai. Non voglio usare le mie energie verso cose che non le meritano. Sono capace di immedesimarmi negli altri, e riesco a capire se un tradimento è fatto in buona o in mala fede. Se è in buona fede, tendo a perdonare e a ricucire lo strappo”.

Dicono che lei sei autoritaria: è vero?
“Diciamo che mi impongo. Non sono autoritaria. Tendo a imporre il mio pensiero”.

Cosa pensa dell’eutanasia?
“Sono per la tutela della libertà di scelta. Soprattutto se una malattia costringe a vivere una non vita”.

Crede in Dio?
(pausa) “Sì”.

E’ praticante?
“No”.

Cosa c’è dopo la morte?
“Penso che ci sia il mistero della vita che giustifica la vita. Non è dove andiamo a finire dopo, ma da dove veniamo il vero mistero della vita”.

COMMENTI

DISQUS: 0