Santarcangelo come va? Male senza il pronto soccorso

Santarcangelo come va? Male senza il pronto soccorso

Si parla di mesi di chiusura per il punto di primo intervento di Santarcangelo, che potrebbe saltare a piedi pari l'estate 2020. E se in autunno dovesse malauguratamente ripresentarsi la famosa seconda ondata pandemica? Addio...

Ricordate il sibillino comunicato di precisazione che l’Ausl Romagna diffuse dopo le proteste della Lega e di Mauro Ioli sulla chiusura del pronto soccorso di Santarcangelo? Verrà riaperto, non temete, e “la tempistica più adeguata è al vaglio della Direzione, in stretto raccordo con l’Amministrazione comunale”, “quasi superfluo dire che non vi è alcun intento di ridimensionamento del servizio, ma solo la necessità di proseguire con la dovuta gradualità, sapendo che anche se la fase più acuta dell’epidemia è superata, l’emergenza non è finita”. Però si può anche morire di gradualità. I Dizionari della lingua italiana, che la raccontano giusta e la sanno lunga, associano la gradualità alle riforme: l’essere graduale o applicato gradualmente: la gradualità delle riforme. Talmente graduali che slittano sempre in avanti. Per il pronto soccorso di Santarcangelo sta succedendo un po’ la stessa cosa.

Scrive oggi il Carlino – da sempre non certo ostile alla sindaca Parma, anzi… – che “ci vorranno ancora alcuni mesi perché l’ospedale di Santarcangelo torni alla normalità. Lo stato di emergenza e la conseguente riorganizzazione degli ospedali andrà avanti almeno fino alla fine di luglio. Poi ci vorrà tempo (sempre se non ci saranno altri focolai) per ripristinare i reparti e i servizi che sono stati trasferiti o sospesi“. Si sta forse cercando di esprimere il concetto del “campa cavallo”? Il punto di primo intervento del Franchini è chiuso dal 30 marzo e rischia di non rivedere la luce per tutta l’estate, ma c’è anche la chirurgia senologica sballottata (dopo essere stata ridimensionata) altrove, trasferita alla clinica Villa Maria fino a tutto luglio.

“Una situazione di incertezza”, quella del pronto intervento, “che inizia a destare qualche preoccupazione anche tra il personale del reparto. Al momento, è difficile ipotizzare se il Pronto intervento possa ripartire già quest’estate o se invece si dovrà aspettare settembre per un ritorno alla normalità. Nell’incontro dei giorni scorsi la direzione dell’azienda sanitaria ha spiegato che il reparto, quando ripartirà, lo farà al cento per cento, escludendo (come invece è stato paventato da qualcuno) che riapra con orari ridotti, 12 ore al giorno e non più 24 ore su 24. Per la ripartenza, servirà prima trovare personale medico, visto che alcuni dottori in servizio al Pronto intervento di Santarcangelo hanno cominciato a lavorare altrove” (Carlino). Se così fosse, Lega e Mauro Ioli non si erano sbagliati. Se in autunno dovesse malauguratamente ripresentarsi la famosa seconda ondata pandemica di cui parlano gli esperti…, addio pronto soccorso.

Il consigliere comunale della Lega di Santarcangelo, Marco Fiori, agli inizi di maggio scriveva che “già a fine marzo i nostri deputati avevano esposto preoccupazioni circa la repentina chiusura del nostro importantissimo presidio. Il nostro Primo Intervento è primo per accessi in area vasta e riveste una altissima importanza per la popolazione”. Per il consigliere della Lega, che è più volte tornato sul tema, non si può giustificare la chiusura del pronto intervento con l’emergenza da covid-19, e comunque serve “una data certa, sicura e celere per il ripristino“.

“Sarebbe davvero drammatico se dopo i lutti, le sofferenze e le restrizioni che abbiamo patito e che ancora sopportiamo a causa del coronavirus, dovessimo subire un ulteriore danno nell’assistenza sanitaria della nostra Comunità, nonostante l’impegno di maggioranza e opposizione”, fu invece l’uscita di Mauro Ioli. “Il persistere della sospensione operativa del Pronto Intervento presso l’ospedale di Santarcangelo fa temere un suo ridimensionamento o addirittura la sua definitiva chiusura. Dopo le complicazioni causate dalla sua temporanea sospensione operativa, finalizzata a supportare l’emergenza sanitaria provinciale nell’ambito di una razionale logica di condivisione e di reciproco supporto tra presidi ospedalieri, la chiusura definitiva del Pronto Intervento di Santarcangelo sarebbe la beffa per un’intera Comunità che va oltre i confini comunali. Il Pronto Intervento di Santarcangelo potrebbe soccombere in nome di un dichiarato obiettivo di razionalizzazione che in passato nella Sanità pubblica ha già comportato gravi danni. Per esempio con il ridimensionamento dei reparti di terapia intensiva grazie alla strumentale intenzione della riduzione dei costi sanitari, che presto si è negativamente riversata sulla pelle dei cittadini”.

Anche il Comune di Santarcangelo ha “riciclato” un questionario ideato da un Comune emiliano (copiato e riadattato pure dal piano strategico di Rimini) allo scopo di “valutare il presente dopo il lockdown e pensare al futuro che ci attende”. Bontà sua, l’assessore ai Servizi sociali Danilo Rinaldi, spiega che l’amministrazione Parma “intende proseguire un percorso di ascolto e partecipazione già avviato nei mesi scorsi al fine di capire come la popolazione abbia vissuto questo periodo di difficoltà e, più in generale, con quali attitudini si appresti a vivere il prossimo futuro”. Il titolo del questionario è “Santarcangelo, come va?” (chi volesse compilarlo per ricordare al palazzo come va il pronto soccorso, lo trova qui). Male, molto male, se il pronto soccorso di Santarcangelo continuerà a rimanere chiuso e la giunta a mettersi in ascolto dei cittadini solo sulla carta. Mentre i servizi di punta della sua sanità sono in lockdown o in esilio.

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