Scandalo balneazione, che cosa nascondono Comune e Ausl?

Scandalo balneazione, che cosa nascondono Comune e Ausl?

Il 1° agosto abbiamo rivolto alle autorità tre semplici domande sull’inquinamento del 27-28 luglio, che ha messo in ginocchio la riviera diventando un caso nazionale. Solo l’agenzia regionale protezione ambiente ci ha risposto: i temporali sono stati “intensi” ma niente di “eccezionale e anomalo”, come invece ha scritto il sindaco Gnassi nell’ordinanza di divieto. E mentre i cittadini pagano i rincari in bolletta per fogne e depuratori, il sistema è andato in tilt per 53 millimetri d’acqua in due giorni.

Che cosa è successo al sistema idrico e depurativo della riviera, a fine luglio 2019, nei giorni terribili del mare vietato? Ancora non è dato saperlo nei particolari.

Secondo l’ordinanza di divieto di balneazione emanata dal sindaco di Rimini Andrea Gnassi – datata 30 luglio ma pubblicata solo il 31 – «le forti precipitazioni meteoriche verificatesi nel corso delle giornate del 27 e 28 Luglio hanno prodotto importanti ripercussioni sul sistema di drenaggio urbano dei comuni della costa emiliano romagnola, determinando condizioni eccezionali ed anomale sull’intero territorio comunale e provinciale».
Appuntiamoci queste parole: «condizioni eccezionali ed anomale sull’intero territorio comunale e provinciale».

I divieti di tuffarsi in acqua, come sappiamo, sono diventati un caso nazionale e non solo. Per questo Riminiduepuntozero ha voluto approfondire la vicenda facendo alcune domande alle istituzioni preposte, e cioè Comune di Rimini, Ausl e Arpae.

Questi i nostri interrogativi:
1) in quali altre occasioni, in passato, la circostanza di due giorni di pioggia consecutivi (con una media giornaliera a Rimini di 26,4 mm di pioggia) ha provocato altre crisi simili a quella attuale?
2) che cosa riferiva la nota dell’Ausl – Dipartimento di Sanità Pubblica – U.O Igiene e Sanità Pubblica di Rimini prot.n. 197643/P del 30/07/2019 ricordata (ma non citata letteralmente) nell’ordinanza Gnassi?
3) che cosa è successo, nei dettagli, al sistema fognario e di depurazione del Comune e della Provincia di Rimini fra sabato 27 e martedì 30 luglio 2019?

Le domande sono state rivolte ai nostri interlocutori il 1° agosto, ma a distanza di undici giorni non hanno ancora avuto una risposta completa.
L’unica a risponderci, finora, è stata la dottoressa Roberta Biserni, Responsabile Unità Specialistica Acque – Servizio Sistemi Ambientali ARPAE Area Est: ecco il testo.
«1) Proprio quest’anno un’altra situazione che ha visto la concomitanza di un evento meteorologico piuttosto intenso ed il prelievo programmato delle acque di balneazione si è verificata nel mese di maggio, quando piogge intense si sono abbattute sulla riviera romagnola nei giorni dal 28 al 30 maggio ed il prelievo delle acque è stato eseguito il giorno 31 maggio. La conseguenza anche in questo caso è stata quella di n. 30 non conformità distribuite lungo la costa con i conseguenti divieti di balneazione e campioni aggiuntivi effettuati per verificare il rientro dei valori dei parametri nei limiti di legge.
2) la nota dell’AUSL – Dipartimento di Sanità Pubblica – U.O Igiene e Sanità Pubblica di Rimini prot.n. 197643/P del 30/07/2019 che Lei cita è un atto dovuto per legge da parte dell’Azienda sanitaria verso il Comune interessato, con il quale si propone ai sensi di legge il divieto temporaneo della balneazione nell’acqua interessata dalla non conformità rilevata in occasione dei prelievi programmati effettuati secondo il calendario stabilito dalla Regione Emilia-Romagna, ai sensi dell’art. 4, comma 1, lett. c del d.Lgs. 116/2008 e s.m.i. Se vuole avere ulteriori informazioni in merito, Le suggeriamo di rivolgersi direttamente all’AUSL Dipartimento di Sanità Pubblica – U.O Igiene e Sanità Pubblica di Rimini.
3) le piogge intense che si sono abbattute sulla riviera emiliano-romagnola hanno causato il sovraccarico idraulico delle condotte fognarie, determinando la necessità di aprire i by-pass degli impianti di sollevamento per garantire la sicurezza idraulica delle aree abitate. Inoltre il deflusso superficiale nei campi e nelle aree impermeabilizzate dell’entroterra ha causato un notevole aumento di portata dei corsi d’acqua ed il drenaggio dei suoli delle aree collinari prospicienti la costa, con il conseguente apporto a mare di sostanze nutrienti (composti dell’azoto e del fosforo) e carico microbiologico. A riprova di ciò le non conformità registrate in occasione del prelievo programmato del 29 luglio si sono verificate soprattutto nelle zone limitrofe alle foci dei corsi d’acqua (Lido di Volano nei pressi della foce del Po, Savignano e San Mauro Pascoli – foce Rubicone, Rimini – foce Marecchia, Riccione – foce Marano e Melo, Misano Adriatico – foce Agina, Cattolica – foce Ventena e Tavollo Porto Canale).»

Appuntiamoci queste parole: «evento meteorologico piuttosto intenso», «piogge intense», «notevole aumento di portata dei corsi d’acqua». E prendiamo atto che la risposta della dottoressa Biserni non contiene gli aggettivi «eccezionale» e «anomalo» che compaiono nell’ordinanza Gnassi.

In attesa della risposta alle nostre domande da parte del Comune di Rimini e dell’Ausl, che confidiamo arrivino a stretto giro di posta, abbiamo fatto un ulteriore approfondimento. C’è stato qualcosa di «eccezionale» o di «anomalo» nelle piogge di quei giorni, tale da provocare uno sconquasso simile?

La risposta ce la dà il “Rapporto dell’evento meteorologico dal 26 al 28 luglio 2019”, reso noto da Arpae Emilia-Romagna – Struttura Idro-Meteo-Clima.
Nel riassunto a pagina 2 si legge: «L’ingresso di una saccatura Atlantica nel Mediterraneo Occidentale e la conseguente formazione di un minimo depressionario sul Mar Ligure, determina condizioni di forte instabilità su tutto il centro-nord Italia. Gli effetti più significativi sull’Emilia Romagna si verificano tra il 27 e il 28 luglio, con rovesci e temporali diffusi su tutto il territorio regionale che, localmente, assumono carattere di forte intensità con associate forti raffiche di vento, nubifragi e grandinate».

Vediamo alcuni dettagli.
A pagina 8 si parla di «intensa fenomenologia»;
a pagina 12 di «precipitazioni a carattere di rovescio temporalesco»;
a pagina 13 di «precipitazioni a carattere di nubifragio» ma soltanto in alcune località in provincia di Parma e Piacenza il 27 luglio; quanto al 28 luglio, il rapporto precisa che «non si registrano cumulate orarie (di precipitazioni, ndr) superiori ai 30 mm, mentre risultano significative le cumulate registrate nell’arco dell’intera giornata». Le “cumulate” più alte, elencate in una tabella, riguardano alcune località di sei province (nessuna a Ravenna e Rimini).
Gli “effetti al suolo” sono limitati: «in Romagna, nel Ravennate, vengono segnalati danni in tre stabilimenti balneari a causa delle intense raffiche di vento e la caduta di diversi pini», più un altro pino crollato a Riccione.
Nel rapporto si rivela molto interessante il capitolo sulle allerte diramate: quella valida per il 27 (colore giallo per criticità temporali; colore verde per criticità idrica e idrogeologica); per il 28 invece spunta il colore giallo anche per la criticità idrogeologica ma «con particolare riferimento agli effetti sul reticolo idrografico minore».

Insomma, due giorni di temporali, ma in nessuna delle 24 pagine del Rapporto si leggono aggettivi come “anomalo” o “eccezionale”, parole usate invece nell’ordinanza Gnassi. E soprattutto, le cumulate significative non riguardano il territorio della riviera né l’entroterra riminese.
Nelle due giornate “incriminate” dall’ordinanza del sindaco, le precipitazioni sono state misurate nella stazione meteo “Rimini Urbana” rispettivamente in 22 e 30,8 mm di pioggia.
Dunque c’è qualcosa che non torna: come è possibile che due giorni di temporali – intensi ma non anomali né eccezionali – abbiano mandato in tilt il sistema fognario di un’intera provincia?
Sorge spontanea un’ulteriore domanda: i depuratori che cosa stanno facendo? Si comportano bene oppure no?

Ricordiamo che ai cittadini riminesi il potenziamento delle infrastrutture della depurazione sta costando milioni di euro, raccolti attraverso i rincari delle bollette.
Bollette nelle quali i contribuenti pagano quattro capitoli di costo:
costi generali; acqua; fognatura; depurazione.
I cittadini pagano per la fornitura di acqua, per il servizio delle fogne e per quello della depurazione dei reflui. Ma bastano 53 millimetri di pioggia per mandare in vacca sia le fogne che i depuratori. E’ normale? Non ci pare. Ma forse è proprio questo a risultare «eccezionale», anzi, «anomalo», per dirla con le parole di Gnassi.

Fotografia: © Regione Emilia-Romagna-Fotoreporter (Marco Nirmal Caselli)

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