“Scovare gli asintomatici”: il punto di svolta secondo il virologo

“Scovare gli asintomatici”: il punto di svolta secondo il virologo

In Emilia Romagna fino ad oggi sono stati fatti 8.787 tamponi. In Veneto 25.691. E adesso il prof. Andrea Crisanti annuncia la svolta: si passa da 2mila a 15mila "test" al giorno. Perché uno studio dimostra che la maggior parte delle persone contagiate sono asintomatiche. Quindi serve la diagnosi a tutti coloro che hanno avuto molti contatti umani con potenziali infetti.

Il prof. Andrea Crisanti, docente di virologia e microbiologia all’imperial College di Londra, direttore dell’unità complessa diagnostica di microbiologia della Asl di Padova, e coordinatore dell’indagine epidemiologica su Vo’, dà un’intervista oggi al Corriere della Sera (Andrea Pasqualetto) che fa molto riflettere. Di seguito i passaggi principali.

Professore, cosa pensate di fare?
«Faremo la diagnosi a tutte le persone che hanno avuto molti contatti umani con potenziali infetti. Cioè, oltre a quelle che lamentano una sintomatologia compatibile con l’infezione, anche al personale ospedaliero, alle forze di polizia e ai lavoratori più esposti. Si chiama sorveglianza attiva massiva. L’obiettivo è scovare gli asintomatici perché sono una straordinaria fonte di malattia».

Come sarà finanziato?
«Anche con un importante finanziamento di un grande industriale veneto, non posso dire il nome, che ci permette di raddoppiare i tamponi fin dalla prossima settimana. E attrezzeremo laboratori in tutte le province del Veneto».

Quanti tamponi farete?
«Quindicimila al giorno, contro i duemila attuali».

Perché solo ora un’iniziativa così forte?
«Perché abbiamo avuto i risultati dell’indagine epidemiologica su Vo’, dove si è dimostrato che la maggior parte delle persone contagiate sono asintomatiche. È la prima volta al mondo che viene dimostrata una cosa del genere. Oltre il 50 per cento dei contagiati non accusavano alcun malessere, ma erano una formidabile fonte di contagio. Isolandoli, la percentuale di malati è passata dal 3,2% allo 0,3%, da 88 a 7 infetti, oltre 10 volte in meno».

In base a questi risultati il professore ha messo a punto “la nuova offensiva sanitaria all’epidemia”. Sono tante le categorie a rischio contagio: medici, infermieri, forze dell’ordine, cassiere e tutti coloro che garantiscono i servizi essenziali e si trovano a contatto col pubblico.
Quando si vedranno i risultati?, domanda l’inviato del Corriere al prof. Crisanti. «Bisognerà attendere almeno un mese, il tempo necessario perché il sistema funzioni. Paradossalmente all’inizio ci sarà un’impennata di casi positivi perché avremo molte più diagnosi».

Ad oggi la situazione dei tamponi è questa. In Emilia Romagna ne sono stati fatti 8.787 (2.263 positivi, il secondo dato più alto in Italia dopo la Lombardia), in Veneto 25.691 tamponi (1.595 positivi, terzo dato più alto in Italia), in Lombardia 32.700 tamponi (9.820 positivi). Va precisato che nei primi giorni dell’epidemia, con Lombardia e Veneto colpite pesantemente, si era seguita una metodologia che poi è cambiata, anche perché i laboratori di analisi probabilmente non avrebbero retto l’urto, ovvero quella di eseguire tamponi “a tappeto” anche a soggetti senza sintomi. E i “test” si continua a farli solo in presenza di sintomi che facciano ragionevolmente ipotizzare una infezione da covid-19. La Regione Veneto però, forte di uno studio, si incammina su una strada impegnativa ma molto diversa da quella seguita fin qui. In Emilia Romagna negli ultimi giorni il numero dei tamponi è salito: + 1.187 (8.787) ieri, + 960 (7.600) il 12 marzo, + 1.473 (6.640) l’11 marzo. Dal 5 al 10 marzo hanno viaggiato su questi incrementi giornalieri: +499 (2.884), +252 (3.136), +468 (3.604), +740 (4.344), +263 (4.607), +560 (5.167).

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