«Seguite gli indizi e ditemi: quali sono i borghi fortunati e quelli sfortunati e perché?»

«Seguite gli indizi e ditemi: quali sono i borghi fortunati e quelli sfortunati e perché?»

E ditemi anche: perché, nonostante l'anniversario degli 800 anni del passaggio a Rimini di sant’Antonio da Padova, il Tempietto di proprietà comunale versa in quello stato? Lettera.

Qualche tempo fa facemmo una passeggiata per i quattro Borghi riminesi, per cercare di comprenderne le peculiarità positive e le criticità. Oggi due eventi accaduti in seguito in altrettanti due di essi, ci hanno indotto a ritornare sull’argomento.
Tralasciamo innanzitutto il Borgo Marina poiché continua a parlare spesso di sé tramite le cronache locali, per fatti poco edificanti. Un mondo totalmente dimenticato, emarginato; un pessimo esempio di integrazione e gestione sociale del territorio da parte di amministrazioni inadeguate oltreché assenti.
Nella nostra narrazione ricordata in apertura, avevamo anticipato importanti lavori che avrebbero coinvolto il Borgo San Giovanni, ed oggi si è arrivati all’annuncio ufficiale: «Prosegue il progetto di valorizzazione del percorso storico della via Flaminia, porta monumentale di ingresso della città e lungo in cui nasce e si sviluppa il Borgo San Giovanni».
Grande attenzione alla storia locale, e non solo quindi, da parte di un’amministrazione cittadina, che riconosce il ruolo di quel Borgo come terminale della via Flaminia, e porta di ingresso alla città.

Ma c’è qualcosa che non quadra in tutta questa – strana e gratuita – esaltazione del nostro passato, e lo si dimostra nel Borgo S. Andrea. Anche qui iniziava la strada che da Rimini portava a Roma percorrendo tutta la Valle del Marecchia ricca di storia, cultura e arte. Da qui partiva anche quella per il Colle di Covignano con i suoi conventi e chiese delle Grazie e Santa Maria Annunziata Nuova di Scolca, centri di forte religiosità locale oltreché di storia. Ma da qui passava pure l’antica via per San Marino, prima della costruzione dell’attuale Consolare, come attesta quel derelitto migliario che avrebbe il diritto di avere più dignità.

Ciò nonostante questo borgo non ha mai avuto quell’attenzione che storicamente meritava e, anzi, è stato abbastanza bistrattato; non è una questione di campanilismi ma della realtà dei fatti.
Qui nessun arredo di pregio, una pericolosa pista ciclabile complanare al marciapiede, nessuno spazio per lo scarico delle merci, pavimentazioni dozzinali e rattoppate.

La cui sua sola utilità è l’enorme utilizzo a parcheggio intensivo, tanto da sacrificare – leggi cementificare – gli importanti ritrovamenti di un raro edificio termale romano, e non solo, oltretutto fuori le mura urbiche, per una decina di parcheggi in più (!). E per finire la solita pessima organizzazione viaria, che vede una corsia di transito della via Saffi perennemente occupata da auto in sosta, costringendo chi la percorre a farlo contromano.

Poi arriviamo al Borgo fortunato; anzi ora fortunatissimo direi, anche se non per tutti.
Finalmente si è completata la pedonalizzazione del Ponte di Tiberio, senza nemmeno un’alternativa anche di scarsa credibilità, nonostante i siparietti in proposito, ma l’obbiettivo è stato raggiunto. Quale, quello della salvaguardia del monumento? Non direi proprio visto lo scempio fatto nel suo intorno, ma quello della “trasteverizzazione”. Ed ecco come finalmente si impiegano le aree pubbliche dispiegando tavoli e sedie in ogni dove, con improbabili luminarie ed altri ammennicoli vari.

C’è ancora parecchio da fare in tal senso; è un compito duro ma siamo ad un buon punto, e chi l’ha perseguita oggi può esserne soddisfatto e guardare positivamente al futuro… È un fenomeno che sta penetrando anche all’interno di quel sito, incompatibile con le esigenze dei residenti, al pari di ciò che già succede la notte per le vie del Centro Storico a causa della tutta tipica “dolce vita” locale.

Fatte queste premesse possiamo quindi arrivare alle considerazioni finali. Alle nostrane amministrazioni non importa nulla dei caratteri storici, sociali e culturali dei luoghi, ma neppure li vuole in qualche modo riscoprire, anche se spesso ricorre a questo ritornello.
Al contrario, e concretamente, invece li pensa e li trasforma in consumo caotico, anche se ciò ne altera la tipicità storica che avevano acquisito nei secoli.
Fateci caso, i Borghi che hanno ricevuto una maggiore “attenzione”, in ordine d’importanza, sono quelli in cui vige il più alto numero di attività commerciali legate alla triste parola “movida”, e laddove essa è assente si avverte il senso di vuoto di quella cura che dovrebbe essere pari in tutto il territorio, specie nel Centro. Ma anche perché – forse – è da quel mondo che provengono i maggiori consensi elettorali, chissà!
Per chi non fosse convinto, un altro esempio anche se di natura diversa. Quanti denari sono piovuti a Rimini in questi ultimi decenni, e quanti di essi sono stati spesi malamente in opere improbabili, brutte, inutili e sciatte. Ma mai si sono trovati pochi spiccioli per il restauro del bellissimo Tempietto di S. Antonio in Piazza Tre Martiri di proprietà pubblica. Recatevi ad osservarne l’indecoroso stato da vicino, una vera vergogna sotto gli occhi di tutti; e pensate che se non ci faranno un chiringuito la sua sorte non cambierà mai, per lo meno fino a quando le amministrazioni locali, cloni di quella decennale trascorsa, continueranno a perpetrarne i presunti fasti passati.

Salvatore de Vita

Fotografia di Sabrina Belle da Pixabay

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