Siccità diffusa ma anche decine di milioni di metri cubi di acque depurate che finiscono in mare anziché utilizzati in agricoltura. E poi miasmi degni di un girone infernale poco compatibili con una città turistica. E quali sono le cause dei batteri fecali alla foce del Marecchia? Servono analisi svolte da un ente indipendente. Huston, abbiamo un problema. Anzi: Hera, ne abbiamo più d'uno. Andrea Gnassi riuscirà a fare la voce grossa con la multiutility bolognese? Intervista a Luigi Camporesi.
L’estate riminese ha portato a galla, è proprio il caso di dirlo, il problema acqua: da quella potabile per la siccità diffusa, all’acqua reflua e ai suoi effetti su salute, balneazione e vivibilità. “Per l’uomo che non deve chiedere mai… a Hera, è venuto il momento di trattare queste problematiche con l’attore principale”. Luigi Camporesi, Obiettivo civico, va diretto al problema.
E l’attore principale è Hera, ma lo ritiene credibile che il sindaco di Rimini possa fare la voce grossa con la multiutility?
“Viste le modalità di assegnazione ad Hera dei lavori per il PSBO – il piano di potenziamento della rete fognaria riminese – episodio che grida vendetta, considerato che l’appalto per 154 milioni di euro è stato affidato in modo diretto dal sindaco, senza alcun bando di gara, e valutati i relativi rapporti di forza, è decisamente improbabile che Gnassi alzi la voce per realizzare finalmente un progetto degno di un paese civile”.
Quale progetto?
“Il riutilizzo delle acque depurate, un progetto che finalmente porterebbe effetti fortemente positivi sulla qualità delle acque di balneazione: i turisti si potrebbero addirittura ritrovare a bagnarsi in acque cristalline se le componenti eutrofizzanti contenute nelle acque di scarico dei depuratori finissero in prima battuta ad alimentare stagni di stoccaggio e terreni agricoli”.
Trovando così una soluzione alla richiesta di acqua per l’agricoltura…
“Esattamente. Anche questa estate si è letto delle richieste degli agricoltori di accedere alle risorse idriche ancora disponibili per scongiurare gli effetti della siccità, richieste che sono ormai ricorrenti, anno dopo anno. Da un lato la siccità è un evento sempre più frequente, dall’altro si continuano a sprecare ingenti quantitativi di acque reflue depurate – diverse decine di milioni di metri cubi/anno in effetti – che potrebbero essere utilizzate in agricoltura, magari dopo avere subito un ulteriore passaggio di fitodepurazione. L’attore principale è ancora una volta HERA, che gestisce tra l’altro l’impianto principale di depurazione di Santa Giustina, che scarica nel fiume Marecchia”.
Ma chi garantisce sulla qualità delle acque in uscita dal depuratore?
“La salubrità delle acque reflue dopo la depurazione deve essere posta sotto controllo continuo e costante. Risulterebbe che ARPA effettui analisi con campionamenti ad intervalli di tempo regolari di due settimane. Tutto ciò che accade in quell’intervallo di tempo, è evidentemente demandato all’autocontrollo di Hera. Ma ricordo che in ambito privato le società vengono controllate da enti esterni indipendenti…”
Ad esempio?
“L’Istituto Mario Negri controlla in tempo reale le acque reflue delle industrie della Val di Sangro in Abruzzo, fra cui FIAT (SEVEL) e Honda. Se si considera che Hera è la stessa società i cui dirigenti intendevano bruciare in maniera nascosta e in un inceneritore standard i rifiuti altamente tossici che ancora dovrebbero essere sotto la sede centrale di Bologna, presso l’ex gassificatore di Via Berti Pichat 2/4, a me non dispiacerebbe un ente controllore terzo, tanto più se consideriamo i numeri dei bagnanti, mi sembrerebbe il minimo da fare. Anche questa è sicurezza del turista, un argomento caldo in questi giorni”.
Ci sono stati dei divieti di balneazione durante l’estate alla foce del Marecchia, a suo parere quale la causa?
“Devono essere eseguite indagini ovviamente ma, considerato che il fiume Marecchia è in secca da tempo, e l’unico apporto di acque dovrebbe essere quello del depuratore di Santa Giustina, viene da domandarsi quale sia la provenienza dei batteri fecali rinvenuti in concentrazioni oltre i limiti di legge e che hanno determinato il divieto di balneazione presso la foce del Fiume Marecchia nelle settimane scorse. I batteri fecali sono stati trovati alla foce, quindi ritengo si possano ipotizzare due cause: la contaminazione può provenire da scarichi non autorizzati (ed è molto probabile) oppure dal depuratore stesso. Come si fa ad escluderlo se non vengono eseguite analisi indipendenti con alta frequenza? C’è poi un altro aspetto importante…”
Quale?
“Le acque del fiume incidono ovviamente sulla salubrità di quelle delle falde a valle degli scarichi del depuratore. Anche in questo caso, non risultano bollettini pubblicamente disponibili, che certifichino i campionamenti e le analisi ad intervalli stretti e regolari. Più verosimilmente i controlli vengono effettuati solo nel momento in cui ci si appresta ad estrarre le acque di falda per uso potabile. Detta in altri termini, se i pericolosi batteri fossero provenienti dal depuratore, potrebbero teoricamente finire anche nelle falde a volte utilizzate per l’estrazione di acqua potabile a valle della Statale Adriatica. Un motivo in più per chiedere che certe questioni non debbano rimanere di esclusiva pertinenza degli attori attualmente protagonisti, ma diventare oggetto di dibattito pubblico e azione politica”.
C’è poi la nota puzzolente, con conseguenti proteste dei cittadini: in una città turistica non è proprio un problemuccio da nulla, o no?
“Assolutamente inaccettabile. I miasmi sono segnalati in divere zone della città, e vanno dal forte (Viserba, Borgo San Giuliano), all’insopportabile nella “sfortunata” frazione di Santa Giustina, i cui abitanti devono evidentemente scontare qualche pena atavica nei confronti del Partito Democratico, che ha li piazzato un depuratore fra i più grandi d’Europa e, già che c’era, un biodigestore. Senza trascurare il depuratore di Riccione, che sta emanando fetori simili, come già era accaduto in anni passati”.
Quali le cause a suo parere?
“La provenienza mi sembra evidente: l’impianto fognario. Sulle cause, anche in questo caso, dovrebbe rispondere mamma Hera. Del resto, anche il vecchio impianto di Via Marecchiese ha sofferto per anni degli stessi problemi, fino al momento in cui non si è deciso di intervenire sulla catena dei processi depurativi. Il caso del nuovo e ampliato depuratore di Santa Giustina dimostra, una volta di più, che gli impianti industriali multimilionari non sono oggetti magici ma, al contrario, sistemi complessi che necessitano di competenze di profilo elevato per essere gestiti al meglio delle loro potenzialità. Gli abitanti di Santa Giustina e Riccione meritano un intervento celere e mirato. E’ stato fatto in passato, può essere rifatto anche oggi”.
Sta di fatto che un rimedio va trovato al più presto.
“Nella città dell’ospitalità non è accettabile che a Viserba e Bellariva si accolgano i turisti (ma il discorso vale non di meno per i residenti) con miasmi degni di un girone infernale. Hera è ben pagata, lo si può affermare senza tema di smentita considerati gli utili del gruppo. Facesse quindi il proprio mestiere, che non è evidentemente quello di sponsorizzare in modo più o meno occulto le campagne elettorali di sindaci amici, e intervenga sugli impianti fognari in modo appropriato ad una città civile, specie se turistica”.
Sponsorizzare campagne elettorali?
“I riminesi hanno ricevuto un opuscolo pagato da Hera (quindi da noi) pochi mesi prima delle elezioni 2016, con una bella foto del Taglianastri. A mio parere è una cosa inaudita, come peraltro ripeto in consiglio comunale ad ogni buona occasione”.
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