"Ieri dalla Regione è arrivato l’ok agli sport acquatici, lasciando ai comuni le disposizioni di controllo e di accesso per praticarli, stessa cosa può esser fatta per l’arenile”. La giunta di Riccione ha dato mandato al sindaco di appellarsi al Tribunale amministrativo.
“Spiagge chiuse equivale a dire zero estate e zero vacanze, quindi blocco totale di un’intera economia. Ieri poi dalla Regione è arrivato l’ok agli sport acquatici, lasciando ai comuni le disposizioni di controllo e di accesso per praticarli, stessa cosa può esser fatta per l’arenile”. La giunta di Riccione ha dato mandato al sindaco, Renata Tosi, di presentare un ricorso amministrativo per annullamento e riforma del comma 14 dell’ordinanza regionale del 30 aprile con la quale si dispone la chiusura delle spiagge. Un divieto che secondo il Comune di Riccione non risulta motivato da alcuna evidenza scientifica, a dimostrazione della pericolosità della frequentazione della spiaggia da parte della cittadinanza rispetto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19.
E sulla necessità di fondare una ordinanza di divieto alle spiagge su motivazioni oggettive si è espresso anche il costituzionalista Alfonso Celotto.
Sono due i punti che vengono contestati nel ricorso amministrativo che chiede l’annullamento o la riforma dell’ordinanza regionale (nella sola parte in cui chiude le spiagge) in “autotutela”.
“Il Dpcm (27 aprile Gazzetta Ufficiale) all’articolo 1 comma e) per quanto riguarda la riapertura di parchi e giardini, delega i sindaci a gestire la regolamentazione degli ingressi; inoltre nello stesso comma, il Dpcm delega i sindaci alla temporanea chiusura di specifiche aree in cui non sia possibile assicurare altrimenti il divieto di assembramento o il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro”. Secondo l’amministrazione comunale di Riccione “la chiusura eventuale delle spiagge, (ossia specifiche aree citate dal Dpcm), sarebbe dovuta essere una decisione dei sindaci e non della Regione”.
Inoltre “la chiusura dell’arenile da parte della Regione non è stata motivata né da una proiezione statistica di un eventuale aumento di contagi, né con ragioni di ordine pubblico, né con altre condizioni”.
Le ragioni invece per liberare le spiagge secondo l’Amministrazione di Riccione sono evidenti: “ampi spazi che consentono di mantenere ben oltre la distanza di sicurezza interpersonale; qualità dell’aria che favorisce l’ossigenazione e quindi la salute dei cittadini, facilità di controllo per ampia visibilità”. Non solo. “Il permanere nel tempo del divieto di camminare in spiaggia e la chiusura dell’arenile comportano un danno economico, quantificabile, per il settore turistico e commerciale in prospettiva di un atteso e auspicabile ritorno alla normalità”.
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