Nel Documento Unico di Programmazione 2018-2020 per il teatro polettiano che sta per essere inaugurato, l'amministrazione comunale parlava di "modelli di gestione alternativi alla gestione diretta”. Ieri in consiglio l'inversione ad u comunicata dall'assessore Brasini: nel primo triennio sperimentale sarà palazzo Garampi a farsene carico. In base a quale modello gestionale?
“Ad oggi l’ipotesi più probabile e opportuna è che ci sia una gestione diretta da parte dell’amministrazione comunale”. Lo ha detto ieri l’assessore Brasini in consiglio comunale rispondendo alla interrogazione di Marzio Pecci (Lega) sul teatro “Amintore Galli”. La prima cosa che viene da pensare è che il Comune già strombazza da tempo l’inaugurazione ma ancora è alle “ipotesi” sulla gestione. In un passaggio iniziale del suo intervento Brasini ha parlato di “probabile”, successivamente ha detto “lo scenario oggi più probabile e certo”. Comunque sia, fra quattro mesi si alzerà il sipario sul teatro polettiano e questo è il quadro.
Brasini fa dunque sapere che la fase sperimentale iniziale, che partirà dal prossimo autunno “e avrà la durata di almeno tre stagioni teatrali”, sarà a guida comunale e palazzo Garampi si augura che la qualità della programmazione messa in campo nel triennio possa consentire “di beneficiare dei contributi del Fus” (Fondo unico dello spettacolo, assegnati dal ministero per i Beni, attività culturali e turismo). Per questo il cartellone – ha spiegato Brasini – degli spettacoli lirici, sinfonici e balletto (per la prosa si avrà la continuità con le stagioni del Novelli), “dovrà essere di rango”. Un’altra ragione che depone a favore della gestione diretta comunale è quella di “carattere fiscale“: “Già oggi la stagione teatrale del Novelli è codificata come attività commerciale, quindi rilevante ai fini Iva. La detrazione Iva in fase di realizzazione del Galli presuppone una continuità anche nella fase di gestione al fine di mantenere la detraibilità dell’Iva, e quindi per un certo numero di anni il Comune dovrà gestire direttamente il Galli, che genera una attività che ha rilevanza ai fini Iva”.
Ma i temi dell’Iva e del Fus l’amministrazione comunale non li aveva chiari anche quando ha redatto il Documento Unico di Programmazione 2018-2020? Nel DUP gli attuali amministratori scrivevano che Museo della Città, Biblioteca Gambalunga e Cineteca Comunale “rimarranno in gestione diretta”, mentre il Teatro Galli e gli spazi teatrali civici, andranno a terzi: “Si può fin da ora osservare che, salve diverse motivate scelte, le limitate risorse finanziarie disponibili nella parte corrente del bilancio, unitamente ai limiti stabiliti dal Legislatore alla spesa di personale, orientano la scelta delle formule gestionali verso i modelli di gestione alternativi alla gestione diretta”. E aggiungevano: “Gli anni 2018-2020 si dovranno caratterizzare, in prima battuta, per l’analisi del contesto del mercato nei diversi settori delle attività culturali (prosa, musica, cinema, arti figurative, ecc.) e la conseguente formulazione all’Amministrazione delle proposte di gestione dei contenitori culturali. In una seconda fase dovranno essere gestite le procedure preordinate alla scelta del contraente ed avviata concretamente la gestione”. Che dire: viva la programmazione!
Ci sveneremo, strada facendo, per alzare il sipario del Galli? L’assessore al Bilancio, Gian Luca Brasini, ha già messo le mani avanti: “Questo genere di attività culturale, anche se esternalizzata, non potrà essere in utile o a pareggio di esercizio. E’ ovvio che la produzione di spettacoli di quel tipo e la capienza del nostro teatro, presuppongono il fatto che direttamente o indirettamente un contributo dal pubblico ci dovrà sempre essere”.
Non è un po’ approssimativo questo affronto del problema? Noi lo abbiamo scritto ad aprile e nel dicembre dello scorso anno che quello della gestione sarà il vero punto dirimente per il presente e il futuro del Galli: “L’amministrazione comunale per il momento ha inondato la stampa di veline sui lavori che proseguono e sugli addobbi interni al Galli. Ma non ha detto una parola su come gestirà il nuovo teatro Galli e con quali risorse. Come pensa di far quadrare i bilanci. Rischia di risultare un’opera che, oltre ad essere costata una follia, provocherà un bagno di sangue per essere mantenuta in vita”. E per essere propositivi e concreti avevamo anche analizzato le gestioni dei teatri di Ravenna, Pesaro, Parma e Roma. Chi l’ha detto che non potrà essere in utile o a pareggio l’attività del Galli? La Fondazione Ravenna Manifestazioni ha bilanci in sostanziale pareggio. Bene se la passano il Regio di Parma e il Teatro dell’Opera di Roma. In quel di Pesaro (Rossini Opera Festival) sfornano bilanci col segno più.
Sveglia, il sipario sta per alzarsi.
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