Sull’industria dei polli vista Riviera, ovvero l’area vasta a targhe (Pd) alterne

Sull’industria dei polli vista Riviera, ovvero l’area vasta a targhe (Pd) alterne

Quasi incredibile quello che sta accadendo nel comune di Pascoli con l'avallo della Regione. Consumo del territorio e inquinamento a due passi da un tratto di costa che va da Cesenatico a Bellaria. Un centro zootecnico in grado di ospitare circa 300mila polli in un colpo solo. Che fine ha fatto la programmazione fra aree geografiche e vocazioni territoriali?

Qual è l’ossessione della politica negli ultimi anni? L’area vasta. Ne sa qualcosa anche la Romagna.
Gli amministratori pubblici del Pd l’hanno sposata in pieno l’area vasta (si pensi solo a cosa è avvenuto nella sanità), ma il concetto lo digeriscono senza problemi quando ad imporlo sono logiche politiche. Quando il sistema di comando è interessato ad un obiettivo, riesce a fare obbedire tutti i sistemisti. Il meccanismo invece non scatta quando il sistema non si attiva e spetterebbe ai singoli enti applicare la logica dell’area vasta con la propria testa, senza imbeccate. E sembrerebbe questo il caso di cui ci occupiamo.
Cos’è l’area vasta? Il principio è entrato anche nella legislazione regionale e statale. Siamo nel campo di una programmazione capace di guardare un pochino oltre i confini comunali e i gonfaloni amministrativi, non solo per gestire servizi ma anche per pianificare lo sviluppo di territori attigui. Unire le forze, non farsi la guerra, progettare insieme per aree con identità simili.
Tutto il contrario di quanto è avvenuto a San Mauro Pascoli, dove c’è un caso, abbastanza clamoroso anche per l’eco che giustamente sta assumendo, che descrive esattamente l’opposto del pensiero «vastista».
Nei fatti, la paladina dell’area ristretta si è dimostrata la sindaca (Pd) di San Mauro Pascoli Luciana Garbuglia, ma parecchio limitata appare anche la visione della Regione Emilia Romagna a guida Bonaccini (Pd), che invece tende a fare spesso lo splendido in quanto “governatore” illuminato a servizio dei territori. E sullo stesso spartito c’è anche la Provincia di Forlì-Cesena con un presidente Pd.
Il Comune di San Mauro Pascoli, famoso per il poeta e per la calzatura, ha deciso di aprire la porta ad un progetto della serie «parola di Francesco Amadori». Diciamo subito che Amadori stavolta non c’entra e che la società agricola che s’intesta l’opera si chiama Circuito Verde con sede a Roncofreddo. Ma la sostanza è quella. Per la verità no. Perché Amadori ha anche avviato, ormai da anni, allevamenti totalmente all’aperto, polli con «prato pascolo», dicono gli esperti.
Nel caso di San Mauro Pascoli si parla di un gigantesco allevamento di polli «in batteria». Prenderà il posto di un centro zootecnico chiuso da molto tempo, che sarà surclassato sia in termini di superficie che di capacità produttiva. Già il fatto che nel 2021 si pensi ad un allevamento di polli in termini di capacità produttiva industriale fa un po’ rabbrividire e contrasta con una sensibilità ormai diffusissima che ha a che fare con l’ambiente e con l’alimentazione. Ma qui il discorso porterebbe troppo lontano.
Per rimanere con le zampe a terra, limitiamoci all’essenziale: in una zona a confine con territori turistici come Bellaria Igea Marina e Cesenatico, ma in questo tratto di costa ci sono anche le piccole spiagge di San Mauro e Savignano mare, è stato autorizzato, senza coinvolgere i Comuni confinanti, un centro zootecnico per l’allevamento avicolo (polli, galletti, galli, capponi, faraone e pollastre) che passa da 12.268 mq a 14.701 mq e da una capacità produttiva di 245mila capi a quasi 300mila (considerata la rotazione si raggiungono annualmente numeri enormi). Su quella che è stata l’attività di allevamento, sospesa da molti anni, «non è stato possibile reperire, in quanto non disponibili, dati sulla capacità produttiva dell’allevamento», si legge nella documentazione del verbale conclusivo della conferenza di servizi indetta per il rilascio dell’autorizzazione. «La ricerca effettuata presso l’Ausl non ha fornito alcuna informazione». Quindi cos’hanno fatto? Hanno determinato la capacità produttiva pregressa in base a dei calcoli teorici, tenendo conto della superficie dei capannoni esistenti e del fatto che il rispetto della odierna normativa sul benessere animale stabilisce che si possano allevare 20 polli per mq. E sono tanti 20 polli per metro quadro.
Ci saranno anche tanti alberi intorno a questo allevamento parecchio intensivo, e pure un impianto fotovoltaico, ma la sostanza non cambia. Sarà una concentrazione di polli, con tutto ciò che questo comporta, con affaccio sulla riviera.
Il progetto ha ottenuto tutte le autorizzazioni e la sindaca Garbuglia si spertica in rassicurazioni, ma scorrendo la solita relazione ci si imbatte in frasi come queste: «…si ritiene comunque che la variazione degli impatti in atmosfera relative agli odori presso i ricettori prossimi, rispetto allo stato attuale, sia dal punto di vista relativo, peggiorativa». Su quanto saranno prossimi, i ricettori, i tecnici possono raccontarcela come meglio credono, ma sarà solo il naso dei residenti e dei turisti a fare la prova del nove. Magari in quei giorni in cui la leggera brezza soffia in direzione monte-mare.
Ancora: «la realizzazione del progetto incrementerà la pavimentazione e quindi il consumo di suolo del 49,7%, passando da 16.657 mq pavimentati totali esistenti a 24.938 mq. Sebbene dal punto di vista idrogeologico tale aspetto sia stato gestito mediante calcolo dell’invariata idraulica e realizzazione di vasca di laminazione, dal punto di vista del consumo del suolo rimane un peggioramento di non poco rilievo».
C’è poi il capitolo acque. Il dilavamento delle aree interessate dalle pavimentazioni affluirà in una vasca di laminazione e poi in un «fosso interpoderale e da qui recapitate allo scolo consorziale Matrice Vecchia». Che a sua volta finisce nel fiume Rubicone (qui).
Se sulla centrale eolica un coinvolgimento degli anti territoriali c’è stato, nel caso delle «pale della pollina» no. I Comuni turistici non hanno avuto voce in capitolo. Il riflesso condizionato dell’area vasta non si è innescato. Nemmeno informalmente, cioè in un amichevole confronto fra sindaci.
Da qui la decisione del primo cittadino di Bellaria Igea Marina, Filippo Giorgetti, di bussare alle porte di Mattarella. Ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Nella delibera del Comune che ha deciso l’estremo «appello» si legge che «il complesso iter amministrativo si è svolto senza quella partecipazione attiva e ragionevole degli amministratori di Enti territoriali interessati, come il Comune di Bellaria Igea Marina, quale territorio confinante, come evidenziato dall’Ente con numerosa corrispondenza sia nei confronti del Comune di San Mauro Pascoli che degli altri enti coinvolti dal procedimento».
L’esito si può prevedere parecchio incerto perché comunque l’autorizzazione ha seguito un iter regolare e completo. L’anomalia è però sicuramente tutta politica. E ne esce fatta a pezzi l’idea di fondo che gli amministratori del Pd hanno strombazzato ai quattro venti, l’area vasta. A targhe alterne.
A sostegno della «battaglia» ingaggiata dal sindaco di Bellaria si è schierata la Iena Giulia Innocenzi con questo post: «Dalla parte del sindaco di Bellaria, che ha fatto ricorso al presidente della Repubblica Mattarella contro il nuovo maxi allevamento di San Mauro Pascoli da 1,5 milioni di polli l’anno!
Tre secchi NO da parte del sindaco Giorgetti:
NO all’inquinamento ambientale che ne deriverebbe
NO alle sofferenze degli animali sfruttati
NO alle prevedibili conseguenze per chi abita lì vicino.
Le terribili condizioni degli allevamenti intensivi sono sempre più conosciute, grazie all’informazione che tutti noi condividiamo ogni giorno, e saranno sempre di più i NO ai nuovi stabilimenti.
L’unione fa la forza e dobbiamo essere al fianco di queste persone coraggiose per invertire la rotta!»

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