Sicurezza e decoro urbano: a che punto siamo?

Sicurezza e decoro urbano: a che punto siamo?

Aggressioni, atti vandalici, furti, degrado di alcune zone anche centrali. La situazione non migliora. Il candidato sindaco Jamil Sadegholvaad dal 2011 ha la delega alla "sicurezza e legalità". Non ci sono solo i rapporti annuali del «Sole 24 Ore» a valutare i risultati in questo campo, ma anche la semplice osservazione di quello che accade. Abbandonare questo poco invidiabile podio deve essere una priorità.

Centro di Rimini. Sono circa le 20 dell’ultimo sabato di gennaio. Una professionista esce dal proprio studio. Si avvia a piedi verso casa, dopo una giornata di lavoro. In rapida sequenza, la donna viene aggredita da due figuri. In qualche modo, avendo in borsa importanti documenti di lavoro, resiste all’assalto del primo, che scappa. Per portare a termine la rapina, il secondo galantuomo la scaraventa a terra procurandole ferite che richiederanno decine e decine di punti di sutura alla testa. Alla coraggiosa signora resterà in dote il ricordo del terrore vissuto e presumibilmente il timore, in futuro, di camminare da sola per strada, nelle ore serali.

Piazzale Gramsci.

Ma ci sono altri episodi che rendono inquieta e preoccupante la vita riminese. Il 31 dello stesso mese il consigliere comunale Filippo Zilli pubblica un video con ragazzini che alle 18 si affrontano in corso d’Augusto a pochi passi dall’omonimo arco e da via Serpieri. Se le danno di santa ragione. Come specificato da alcuni residenti nell’esposto fatto alla Procura della Repubblica, i luoghi citati rappresenterebbero i campi d’azione preferiti da bande di giovani che imperversano in zona. Rimanendo nel quartiere, un nutrito campionario di parcheggiatori abusivi opera in piazzale Gramsci. Condividono il territorio con un gruppo di aficionados del tetrapack, sbandati alcoolmuniti e ceffi di varia etnìa che nelle ore meno frequentate del tardo pomeriggio di qualche tempo fa hanno pure pensato bene di infastidire e minacciare pesantemente alcune signore, poi rifugiatesi dentro il mercato coperto.
La comunità festaiola della Vecchia Pescheria non sta messa meglio. Sono sempre del fine settimana scorso i devastamenti ai “dehor”, gli atti vandalici a danno di tavoli, sedie, funghi da riscaldamento. Le risse tra giovani entrano in scena, previo appuntamento “social”, dopo l’imbrunire. È l’ultimo grido dell’imbecillità di gruppo. Ma la moda è la moda e va seguita.

Il degrado umano prosegue nel nuovissimo piazzale della stazione, preda dei soliti intoccabili, e all’invaso del ponte di Tiberio, affascinante scenario eletto come teatro dallo spaccio locale, traslato da un arco a un ponte, ma rispettando l’ambientazione romana. La quisquilia finale, poi chiudo.
Venerdì scorso, quindi notizia fresca, tre ragazzi, due dei quali tunisini (il terzo eroe poiché scappato, non si sa se sia un connazionale), come da cliché, pluripregiudicati e irregolari in Italia, bastonano un negoziante di Miramare che tenta proditoriamente di sottrarsi all’autofinanziamento alimentare dei tre. Ah sì? Bottigliata in testa e lancio di succhi di frutta al gestore da parte del trio per coprirsi l’uscita di scena dal minimarket. Allertata, la polizia intercetta i magrebini. Questi, consci del ventre, più che molle, flaccido, della giustizia italiana, sanno che rischiano ben poco e aggrediscono anche i poliziotti, ma dopo breve ma intensa colluttazione i due nordafricani rimasti (il più vispo si è dematerializzato) la “pula” riesce a trascinarli ai Casetti. E speriamo che colà non rubino le serrature. Ma state certi che a brevissimo li riavremo tra noi. Cambieranno forse genere merceologico, ma torneranno più ganzi e più forti che prìa.
Ora, ci rendiamo conto che non si parla certo di efferati delitti, tuttavia quei pochi elencati sembrano segnali inconfondibili di grave disagio per la popolazione. E insieme, danno la misura del basso livello qualitativo della sicurezza in cui stiamo sguazzando. Nostro malgrado e a nostro pericolo.
In città ci si interroga sull’efficienza della Pubblica Amministrazione che tra pochi mesi vedrà l’elezione di un nuovo sindaco. Si mormora che forse sarà partorito da una costola di quello vecchio… Ma questo è soltanto un petulante bisbiglìo biblico. Che però invita a un fugace accenno all’Amministrazione riminese.
Jamil Sadegholvaad, dal 2011 è assessore con deleghe alla sicurezza e legalità, igiene pubblica, lavori pubblici, attività economiche. Un assessorato ampio, impegnativo. Si può tranquillamente affermare che sia fondamentale ai fini di una buona amministrazione della città. Non sfuggirà a nessuno che Sicurezza e Legalità siano parte cruciale del mandato ricevuto. È innegabile che amministrare una città come Rimini non sia facilissimo, ma è pure vero, senza ricorrere a trite metafore ciclistiche, che nessuno ti prende per un orecchio e ti costringe a farlo, per cui a chi chiede (e ottiene) di occuparsene si pretende lo faccia al meglio, assessore o sindaco che sia.
ll decreto legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”, introduce nuove misure volte a potenziare l’intervento degli enti territoriali e delle forze di polizia nella lotta al degrado delle aree urbane, nella prospettiva di un efficace coordinamento di azioni integrate tra i soggetti coinvolti a vario titolo. A tale scopo, il decreto individua quali piani d’intervento la sicurezza integrata e la sicurezza urbana. […].

Decoro urbano 1.

L’atto normativo pare dunque indicare che la sicurezza dei cittadini derivi anche dal decoro urbano. Ed è un concetto condivisibile. Ma a Rimini, a sommesso parere di chi scrive, decoro e riqualificazione non sembrano essere una priorità. Alla reclamizzata, ma poco applicata “Valorizzazione dei Centri Storici”, di botto associo mentalmente la lurida tenda caliginosa, così da anni, di corso Giovanni XXIII. A parer mio, e sarà pure una fissazione, ma quella (ex) tenda unta e bisunta rappresenta la cartina al tornasole della decenza locale: se potesse essere immersa in un bicchiere da laboratorio colmo di “decoro riminese”, il colore della cartina virerebbe verso il rosso intenso che denuncia sì acidità, ma volendo, anche vergogna.

Decoro urbano 2.

In più occasioni, Rimini 2.0 ha tentato di smuovere il pachidermico deretano delle istituzionali locali pubblicando articoli, immagini, interviste e proteste dei cittadini. L’intento? Provocare un qualche effetto, una replica, una smentita. Invece, la reazione sortita è stata pari a quella di una piuma che accarezzi la pelle corazzata di un rinoceronte. E infatti il fenomeno è esteso a tutta la zona di Borgo Marina. E a proposito di Marina: Marina Centro, ormai ce la siamo giocata. La cialtroneria non ha fretta, si insinua un po’ tutti i giorni con la puntuta determinazione della radichetta che poco alla volta, giorno dopo giorno finisce per fessurare la pietra. Tollera, lascia correre, chiudi un occhio, chiudi pure l’altro, tappati il naso e il gioco è fatto. Ecco Marina Centro. Non è teoria campata in aria che il degrado diffuso predisponga il terreno adatto alla proliferazione di piante infestanti che, manco a dirlo, sono quelle della criminalità. Pure quella “organizzata”. Del resto, il complicato periodo economico fa temere che ben presto diversi alberghi e varie attività turistiche migreranno verso rapaci mani mafiose, anche straniere, da sempre ingolosite dal ricco saccheggio che offre la riviera. In attesa di futuri sviluppi, speriamo positivi, come di consueto arriva l’annuale classifica del “Sole 24 Ore”.

Decoro urbano 3.

Questa è stilata sulla base dei dati forniti dal dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. La graduatoria delle province viene calcolata sul rapporto tra delitti emersi e popolazione Istat della provincia al 1 gennaio 2020. Per la media tra denunce fatte ogni 100mila abitanti, la classifica delle province italiane più pericolose è così formata: Milano prima, Firenze seconda e Rimini terza. La tipologia dei reati ci vede al primo posto per omicidi volontari consumati, tentati omicidi, furti con strappo e rapine; secondi per infanticidi e terzi per stupefacenti. Solo quarti per furti in esercizi commerciali e associazione per delinquere. Quelli di associazione di tipo mafioso, ci relegano alla settima piazza e via via, a calare, verso tutti gli altri delitti in cui non eccelliamo, ragione per la quale Firenze ci scalza dalla seconda posizione dello scorso rilevamento. Stiamo migliorando, considerando che le ultime sei rilevazioni ci hanno visto per ben quattro volte medaglia d’argento (anni ’19, ’18, ’17 e ’15). Il 2016 è saltato? No, tranquilli. In quell’anno Rimini è salita sul gradino più alto con un prezioso oro al collo. Quest’anno dobbiamo perciò accontentarci di una modesta medaglia di bronzo, ma è pur sempre podio.

Il podio della (in)sicurezza.

Di sicuro, i riminesi gradirebbero invece precipitare quanto prima verso la parte bassa della classifica. Per la cronaca, a valori invertiti vince Oristano (106a) seguita da L’Aquila (105a) e Potenza (104a). Onore al merito. Attendiamo con scarsa fiducia i dati del prossimo anno.
Per ingannare l’attesa, sarebbe utile mettere pesantemente mano a un vero ripristino del decoro e della sicurezza della città. Gnassi passa per un sindaco “che fa”. Per fare fa, ma poi bisogna vedere se le “azioni” siano quelle giuste. È un peccato avventurarsi a testa bassa in progetti azzardati, per molti versi discutibili e difatti discussi (chi legge il nostro giornale coglierà al volo i riferimenti). Ma alcune scelte, purtroppo, evidentemente condivise dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, hanno lasciato studiosi ed esperti, stupiti e indignati. Italia Nostra, salvo novità dell’ultima ora, sta ancora attendendo sviluppi all’ultimo esposto fatto alla Procura della Repubblica. Non si sa nulla nemmeno di quelli relativi al ponte di Tiberio, presentati dal Comitato omonimo e da Italia Nostra. Va aggiunto che polarizzare le forze solo in una direzione e lasciare in balìa di se stesse le vie delle Regine, motori produttivi di capitale importanza per l’economia locale, e un intero quartiere del centro, pare operazione assai controproducente. Non vorremmo mai che Rimini finisse per apparire come una signora in ghingheri (se vogliamo, anche un po’ grezzotta) che fende vanitosa la folla, lasciando dietro di sé un disdicevole afrore ascellare.

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