Il perito della Procura: le mura del ponte di Tiberio bucate con le passerelle sono «beni culturali»

Il perito della Procura: le mura del ponte di Tiberio bucate con le passerelle sono «beni culturali»

"Le cortine murarie d'alveo del Marecchia in prossimità del ponte di Tiberio debbono considerarsi beni culturali, in quanto largamente documentate da una vasta letteratura e iconografia della città". E ancora: "difficile affermare che la soluzione progettuale non abbia comportato qualche «alterazione ambientale»". Le conclusioni alle quali è giunto il consulente tecnico incaricato nel giugno del 2018 sono una bomba che si abbatte sui lavori tanto contestati.

Le mura che l’amministrazione comunale ha deciso di “bucare” per posizionare le passerelle al ponte di Tiberio devono essere considerate «beni culturali». E dunque sottoposte a tutela. Lo attesta il consulente tecnico nominato dalla Procura della Repubblica di Rimini a seguito dell’esposto presentato da Italia Nostra e dal Comitato in difesa del ponte di Tiberio (quest’ultimo assistito dall’avvocato Giordano Fabbri Varliero).

Era l’estate del 2017 quando la scelta di rivolgersi alla Procura fu ufficializzata nel corso di una conferenza stampa: “Abbiamo deciso di procedere con un esposto alla magistratura perché non esistono più margini di dialogo e confronto con l’amministrazione comunale, quindi il passo che annunciamo oggi è diventato una necessità”. Moreno Neri spiegava: “Ci siamo subito accorti che gli interventi sul ponte per quanto riguarda la parte storico-archeologica sono stati affrontati con incuria, negligenza, non so come chiamarla. Il parere della Soprintendenza è discrezionale ma all’interno di questa discrezionalità bisogna avere la conoscenza di quel che si sta maneggiando ed eventualmente deteriorando. Negli atti della Soprintendenza si parla delle mura di sponda destra e delle mura di sponda sinistra, solo come mura storiche, in realtà sono medievali-malatestiane restaurate nel 1751, e della seconda metà dell’800. Le varie passerelle non hanno nulla a che fare con l’ambiente in cui vengono inserite”.

Palazzo Garampi rispose ostentando sicurezza e facendo leva sulla riqualificazione di un’area per molti anni lasciata in stato di abbandono, consentendo anche ai portatori di handicap di poter fruire della bellezza del ponte. Tutti concetti ampiamente ripresi, ampliati e rilanciati in occasione della inaugurazione dell’opera.
Ma non tardarono a fioccare le prese di posizione contrarie all’intervento di alcuni nomi di spicco: da Tomaso Montanari a Vittorio Sgarbi al prof. Ettore Maria Mazzola. Fu il Comitato difendiamo il ponte di Tiberio a spendersi e ad approfondire, anche tramite accessi agli atti per visionare progetti e pareri. Non mancarono interrogazioni parlamentari, in Regione e in consiglio comunale.

Sono passati più di tre anni ma ora si apprende che qualcosa si è mosso. Il consulente tecnico è un nome di primissimo piano nel panorama nazionale e anche internazionale, docente universitario, un esperto in restauro dei monumenti con una lunghissima esperienza al suo attivo e con una competenza indiscussa nella conservazione dei beni culturali e ambientali. Nel giugno del 2018 è stato incaricato dalla Procura e alla fine ha stilato una relazione di una decina di pagine.

Per cominciare ha acquisito tutta la documentazione sul ponte, sul vincolo paesaggistico, sulle previsioni del piano regolatore/piano strutturale per quanto riguarda l’area, ma anche le varie relazioni archeologiche. In particolare in una relazione di inquadramento storico-architettonico che risale al 2016, la sponda destra delle mura che contengono il Marecchia viene descritta come il frutto di una lunga serie di interventi databili dall’epoca romano imperiale ai giorni nostri, e proseguendo più verso Porta Galliana le mura risultano di epoca anche più antica. Tutti elementi che consentono di affermare che le mura lacerate con squarci di 50 x 50 centimetri per inserire le mensole che reggono le passerelle, sono un elemento di interesse storico e quindi beni culturali.

La relazione del consulente tecnico riconosce al Comune di avere agito nel quadro di previsioni regolarmente pianificate sia nello strumento del piano strategico che nel Psc e nel Masterplan. Ma questo è sufficiente a supportare la decisione di “violare” un bene storico? In fondo negli stessi studi che l’amministrazione comunale ha commissionato alla ditta che ha svolto le ricerche conoscitive, emergeva il valore storico del bene. E’ lo stesso Comune a mettere per iscritto nella convenzione con la ditta in questione, che in sponda sinistra le mura sono ottocentesche e in sponda destra medievali. Perché allora non ne ha tenuto conto?

Il consulente tecnico si sofferma anche sulle autorizzazioni concesse dalla Soprintendenza di Ravenna, che, va ricordato, ha ritenuto gli interventi compatibili con le norme di tutela e i valori paesaggistici, dando il via libera. Anzi, la Soprintendenza non si è limitata ad autorizzare, ma nei suoi nulla osta ha condiviso in pieno la qualità progettuale dell’intervento. Eppure (e questo è stato più volte rimarcato anche da chi presentò gli esposti e nel dibattito che si sviluppò sulla stampa: qui,  qui e qui) la lapide – A FVNDAMENTVM – RESTITVT – PEC. PUBL. – A.D. MDCCLI – databile 1751 (fra l’altro inizialmente rimossa per perforare le mura) attestava un restauro antico di secoli e soggetto a tutela. Secondo il consulente tecnico della Procura, le passerelle hanno alterato la prospettiva e le condizioni ambientali preesistenti. Non ci sarebbero quindi dubbi sul fatto che le cortine murarie in prossimità del ponte di Tiberio vadano considerate beni culturali. E nemmeno sul fatto che l’area del ponte di Tiberio, per l’estensione di 150 metri dalle sponde, vada considerata bene culturale paesaggistico.

Il Comune è intervenuto dopo avere acquisito tutte le autorizzazioni e i lavori si sono attenuti a tali autorizzazioni – riconosce il consulente della Procura – ma, stando sempre alla relazione dell’esperto, di fatto le “finestre” aperte nelle mura di via Bastioni non sono compatibili con la preservazione del bene storico e artistico e anzi risultano pregiudizievoli per la loro conservazione e integrità. Pur accettando che l’intervento abbia voluto valorizzare la percezione e la fruizione del bene, e risolvere il problema della promiscuità fra traffico e pedoni in via Bastioni, quantomeno il risultato finale risulta inestetico e modifica la percezione della bellezza del ponte. In qualche modo, dunque, ci sarebbe anche l’alterazione ambientale.

Le passerelle sospese e quella galleggiante vennero inaugurate fra marzo e settembre 2018. Cosa succederà adesso? Chi vivrà vedrà. Di certo sono molto soddisfatti coloro che hanno puntato i piedi e deciso di rivolgersi alla magistratura: “Mi sembra che la relazione del consulente tecnico confermi la bontà della nostra battaglia”, dice Moreno Neri, che ha ottenuto la relazione del CT a seguito di accesso agli atti. “Fra l’altro leggendola ho potuto rendermi conto di un aspetto decisivo che risultò subito chiaro nella fase di raccolta del materiale in vista dell’esposto, e cioè che Comune e Soprintendenza non ci fornirono tutta la documentazione in loro possesso, alla quale invece il consulente ha avuto accesso. Da questa emerge che i due enti sapevano benissimo, perché disponevano anche di relazioni archeologiche che lo attestavano, che stavano intervenendo su mura medievali e malatestiane in tal senso così “largamente documentate da una vasta letteratura e iconografia e non da ultimo per la presenza della lapide risalente al 1751″, sostiene il consulente della Procura”.

COMMENTI

DISQUS: 0