Tomaso Montanari tuona contro gli “assurdi lavori” al ponte di Tiberio

Tomaso Montanari tuona contro gli “assurdi lavori” al ponte di Tiberio

Un altro autorevole esperto affonda le passerelle by Andrea Gnassi & C, anzi & S(oprintendenza).

Ai due esposti alla procura della Repubblica di Rimini, presentati da Italia Nostra e dal Comitato difendiamo il ponte di Tiberio, alle prese di posizione contrarie al progetto, arrivate da Vittorio Sgarbi e dal prof. Ettore Maria Mazzola, dopo che l’Ordine degli architetti della provincia di Rimini ha parlato di “un’occasione mancata” e dopo le diverse interrogazioni presentate in Comune, in Regione e in Parlamento, è un altro nome di peso a criticare l’intervento. Si tratta del prof. Tomaso Montanari, docente di Storia dell’Arte moderna all’università di Napoli, che dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto l’onorificenza di commendatore “per il suo impegno a difesa del nostro patrimonio”, ma soprattutto noto al grande pubblico per aver condotto su Rai 5 “La libertà di Bernini” e “La vera natura di Caravaggio”.

Proprio lui, l’11 settembre ha inserito il caso Rimini, ovvero gli ormai tristemente famosi comparti 3 e 4 del progetto Tiberio, in un articolo pubblicato su Repubblica (quotidiano per il quale collabora) dal titolo emblematico: “Chi protegge il paesaggio”. Prende le mosse dall’articolo 9 della Costituzione (“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) per sostenere che “nei fatti è accaduto esattamente l’opposto, perché l’assedio giuridico e politico alla «Repubblica» dell’articolo 9 non è stato condotto in nome del diritto dei cittadini a una maggiore partecipazione nella difesa di questi loro beni comuni, ma, al contrario, in nome del consumo di quei beni da parte di amministratori infedeli: insomma, si è colpita la parola «Repubblica» per affondare la parola «tutela».”
L’elevazione costituzionale della tutela e della sua attribuzione a tutta la Repubblica – ha scritto Montanari – “ha anche un significato più profondo, quanto trascurato. Nel senso di vigilanza e impegno civile, dopo il primo gennaio 1948 essa spetta ad ogni articolazione della Repubblica: e cioè a ogni cittadino, alle istituzioni (come la scuola, o l’università), alle amministrazioni pubbliche di ogni grado o genere. E dobbiamo essere capaci di leggere in questa chiave i tanti conflitti che si innescano intorno al governo del territorio”. A Rimini, par di capire, cittadini che manifestano il loro impegno civile non mancano, ma per farsi ascoltare devono tentare la carta della magistratura.

Chiara la premessa, si passa all’esame dei conflitti. E fra i quattro o cinque citati su scala nazionale c’è anche quello riminese: “È il caso dei mille comitati italiani costituiti per salvare un pezzo del Paese a loro prossimo, e caro: a Rimini si presentano esposti in procura per difendere il Ponte di Tiberio, insidiato da assurdi lavori promossi dai poteri pubblici“.
“Si tratta di battaglie difficili”, ha spiegato Tomaso Montanari, “sia che si combattano contro forti interessi speculativi sia che abbiano il loro avversario nella inerzia delle amministrazioni. La loro sola possibilità di successo è incontrare l’interesse della stampa e dunque riuscire a colpire l’opinione pubblica. La politica dei professionisti ha sempre guardato con sufficienza a questo mondo, liquidato anche di recente con battute sprezzanti sui «comitatini» locali. È un grave errore, perché è anche — e ormai forse soprattutto — attraverso questa rete di cittadini che possiamo sperare di salvare la forma (naturale, artistica, culturale) dell’Italia. È attraverso questa spontanea e diffusa magistratura del territorio che la Repubblica, nonostante tutto, tutela”.

Queste le personalità che si oppongono a quel che spesso viene definito uno “scempio”. A favore, due consiglieri regionali del Pd, alcuni abitanti del Borgo e poco altro, ma soprattutto il teorico del dialogo fra “un castello medievale e un teatro ottocentesco“, Andrea Sigismondo Malafesta.

Fotografia da tomasomontanari.it

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