Togliere ai poveri per dare ai ricchi: l’aumento Irpef è realtà e non sarà una tantum

Togliere ai poveri per dare ai ricchi: l’aumento Irpef è realtà e non sarà una tantum

"Incrementate la tassa di soggiorno", ha chiesto Rufo Spina, "visto che a Rimini si paga meno di Ostuni, mentre l'incidenza dei turisti sugli abitanti è la più alta d'Italia"

Il raddoppio dell'addizionale Irpef è stato motivato con la necessità di sostenere il progetto di riqualificazione di Rimini nord perché il finanziamento del governo per ora non c'è. Ma in realtà palazzo Garampi ha modificato il regolamento comunale in materia di Irpef e dunque l'aumento, che pesa sulle tasche di lavoratori dipendenti e pensionati, non riguarderà solo il 2019 ma tutti gli anni a venire. Lo show del sindaco contro Croatti e Salvini.

Andrea Gnassi è un Robin Hood al contrario. Invece di colpire l’evasione che abbonda ad esempio nella tassa sui rifiuti, palazzo Garampi mette le mani in tasca ai riminesi che vivono di lavoro dipendente e ai pensionati, e lo fa nel modo più semplice per incassare. La giunta di centro sinistra toglie ai poveri per dare ai ricchi. L’evasione della Tari, 8 milioni di euro l’anno, coinvolge le categorie economiche verso le quali l’amministrazione Gnassi ha invece un occhio di riguardo: albergatori in primis. E così invece di recuperare l’evasione che fa capo alle attività turistiche (in consiglio comunale il sindaco Gnassi ha detto che “i comuni non hanno strumenti di lotta all’evasione e all’elusione”), come invece sta facendo la maggioranza di centro destra a Riccione, stanga con l’addizionale Irpef (che Riccione non applica). Non solo non si recupera l’evasione, ma il sistema ricettivo beneficia di quella costosa macchina degli eventi che proprio ieri il sindaco ha presentato al Fulgor: dalla Molo street parade alla Notte rosa passando per Al meni. Centocinquanta eventi circa. Molti dei quali attirano solo caos e ospiti mordi e fuggi.
Come è possibile che in un bilancio comunale da 180 milioni di euro non si riesca a far saltare fuori 4,8 milioni senza tartassare i soliti noti? “Con una sana spending review nel Comune di Rimini si riuscirebbero a ricavare tranquillamente 7-8 milioni di euro”.

Partiamo dalla stangata. Inizialmente la soglia di esenzione era stata fissata a 10mila euro (fino al 2018 era 17mila). Con la modifica approvata ieri sera in consiglio comunale dalla maggioranza la soglia è diventata di 15mila euro. Ma sono i redditi più bassi ad essere colpiti maggiormente: la proposta di partenza prevedeva un’aliquota dello 0,49% per i redditi fino a 15mila euro, che invece è salita a 0,55%. E’ salita anche l’aliquota dai 15mila ai 28mila euro: da 0,51% a 0,66%, ed è in questo scaglione che si colloca la maggioranza dei contribuenti riminesi. Infine, lo 0,78% per la fascia da 28mila a 55mila, 0,79% per quella da 55mila a 75mila e 0,8 sopra i 75mila. Una decisione che, com’è noto, ha fatto arrabbiare i sindacati, ma il centro sinistra al comando tiene in considerazione il parere di Cgil, Cisl e Uil come Salvini quello delle Ong. “I sindacati devono rispettare l’autonomia delle pubbliche amministrazioni”, secondo il consigliere del Pd Simone Bertozzi.
La manovra porta un incremento del gettito Irpef di 4,8 milioni di euro: “3,7 milioni di euro per il ‘Progetto per la riqualificazione urbana e ambientale e il recupero delle vocazioni identitarie dei luoghi dell’area turistica di Rimini Nord’, l’ampliamento della scuola elementare in località Gaiofana e lavori su altre strutture scolastiche per 500 mila, per la stagione lirica del Galli 160mila euro, il trasporto pubblico locale 130mila euro, ed altro. Pensionati, pagate la lirica!

“Aumentate la tassa di soggiorno”. Sul filone turistico di cui sopra, Carlo Rufo Spina ha messo sul tavolo un altro elemento interessante. Per numero di presenze turistiche Rimini, con circa 8 milioni di presenze, si colloca al quinto posto in Italia dopo Roma, Milano, Venezia e Firenze. “Se dividiamo i residenti di questi comuni per il numero di presenze abbiamo l’incidenza di turisti per abitante: Roma 8,7 turisti per ogni abitante, Milano 7,9, Venezia 40, Firenze 24,4 e Rimini 53,3. Rimini ha il record italiano, probabilmente anche europeo, secondo me ci avviciniamo al record mondiale. Una città che ha un così grande impatto dal punto di vista turistico deve alzare l’imposta di soggiorno anziché gravare su tutti i riminesi. La tassa di soggiorno fino al 2018 gravava a Rimini in media per 0,80 centesimi per turista, da quest’anno 1,06 euro. L’introito passerà da circa 7 milioni di euro a 8,7 milioni. A Roma la tassa di soggiorno media è di 5 euro, a Milano, Venezia e Firenze 3,5 euro, a Rimini – che pure ha l’incidenza più alta nel rapporto turisti-abitanti – 1,06 euro. L’assessore Brasini ha detto che Rimini è paragonabile a Ostuni, dove la media è di 1,5 euro, ben superiore alla nostra. Portare la tassa di soggiorno a 1,5 euro farebbe introitare al Comune di Rimini 12 milioni di euro all’anno”. Gli ha risposto Muratori (Patto civico): “Il turista che viene a Rimini non ha un soldo da sbattere con l’altro… Ma chi verrà dopo (la giunta Gnassi, ndr) potrà anche permettersi di alzare la tassa di soggiorno perché si troverà una città migliorata e quindi attrattiva per un turismo più qualificato”.

Intermezzo: lo show del sindaco. I buoni e i cattivi. Da una parte ci sono i Comuni e dall’altra i governi. In particolare quello gialloverde (“che non sta facendo nulla”) è il male assoluto. Lo Stato non aiuta, anzi alleggerisce le finanze dei Comuni, che devono quindi muovere le poche leve e a loro disposizione. E’ stato questo il filo rosso dell’intervento fatto da Andrea Gnassi nel dibattito sul salasso Irpef, che è rimasto in aula giusto il tempo per dire la sua e poco di più. Il sindaco ha ammesso candidamente che “interveniamo sull’Irpef perché è l’unico strumento che hanno i comuni”. Poi ha sciorinato una serie di numeri per dimostrare che nel colpire i contribuenti con l’addizionale Irpef Rimini è in una buona compagnia (“il 40% dei comuni italiani applica un’aliquota quasi tre volte più alta di quella tenuta finora da Rimini e con un’esenzione più bassa”), insomma, così fan quasi tutti. Anzi, anche i Comuni della regione Emilia Romagna salassano ancora di più. Rimini punta sugli investimenti, spende più degli altri comuni romagnoli emiliano-romagnoli nel sostegno all’handicap. Ha poi inframmezzato questi concetti con pesantissime dichiarazioni all’indirizzo del senatore 5 stelle Marco Croatti. L’ha definito “senatore a sua insaputa” e l’ha dipinto come un burattino: “Gli hanno detto di fare il comunicato per sparare contro i comuni (sul bando periferie, ndr) e l’ha fatto, poveretto…”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, Gnassi l’ha bollato come “Brachetti”, “il trasformista”, che se ne va in giro una volta vestito da poliziotto, una da vigile del fuoco e così via.
Gli investimenti, come quello del bando periferie, faranno decidere gli albergatori a riqualificare, grazie anche al fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti: “Oggi ero con 200 albergatori e sono pronti”. Probabilmente quelli che hanno partecipato al seminario Operazione incoming al Fulgor.

Patto per le tasse. E’ toccato a Mirco Muratori di Patto civico presentare l’emendamento impopolare, che ha così esordito: “Lo presento io ma è di tutta la maggioranza”. Non sparate sul pianista. E Rufo Spina si è divertito a punzecchiare: “Muratori fa il sacco delle botte della maggioranza”. Tutto regolare anche secondo Enrico Piccari, capogruppo del Pd: “Il Comune non vuole arretrare sul fronte dei servizi e degli investimenti”.

“Una volta difendevate le fasce più deboli”. La “frittata amara” dell’incremento Irpef, ha detto Gioenzo Renzi (Fratelli d’Italia) “colpisce circa 50mila contribuenti Irpef, per la maggior parte i redditi medio-bassi, lavoratori dipendenti, pensionati, piccoli artigiani e commercianti, categorie che già subiscono una pressione tributaria che supera il 50%. Dieci anni di crisi economica, un territorio interessato da 30mila disoccupati, un precariato di migliaia e migliaia di giovani, tante famiglie che non riescono a pagare le bollette, gli anziani che risparmiamo sulla luce e sul riscaldamento per arrivare alla fine del mese, questo è il contesto del quale la manovra non tiene conto. Ma voi la percepite la rivolta di questi giorni contro le bollette del gas? La gente non ce la fa, questa è la realtà”. Renzi ha anche puntato il dito contro la pressione tributaria: “Alla data di insediamento del sindaco Gnassi, nel 2011, la pressione tributaria era di 590 euro pro capite, ed oggi è salita a 863 euro. Succede tutto questo perché la maggioranza aumenta la spesa corrente, passata da 175 a 177 milioni e si limita alle ‘manovre’ facili: aumentare le tasse ai cittadini. Una volta difendevate le fasce più deboli… Sarebbe stato sufficiente accendere un mutuo chirografario in attesa del finanziamento del governo sul progetto di Rimini nord invece …”. Tema, quello del mutuo, sollevato anche da Gennaro Mauro. Invece l’aumento non sarà una tantum ma duraturo. E anche per questo la motivazione del bando periferie a sostegno dell’aumento Irpef non è credibile: “Con la modifica al regolamento comunale per l’applicazione dell’addizionale Irpef, l’incremento peserà anche negli anni futuri. Le amministrazioni locali devono fare affidamento sulle proprie risorse, questa è la rivoluzione, dallo Stato centralista non dobbiamo pretendere niente, servono buone pratiche, basta assistenzialismo di Stato, dobbiamo contare sui nostri mezzi”.

Non ci si può fidare di questi amministratori. “L’aumento dell’addizionale Irpef è un provvedimento iniquo che massacra le famiglie, i pensionati e tutto il ceto medio”, secondo Mario Erbetta di Rinascita Civica. Il quale ha sostenuto che “che già al momento dell’approvazione del bilancio preventivo si era coscienti che a marzo, grazie allo sblocco dello Stato sugli aumenti della tassazione comunale avvenuto con la legge di stabilità, si sarebbe fatta una variazione di bilancio aumentando l’addizionale Irpef per evitare problemi con la Corte dei Conti e per portare nuovi introiti in parte corrente. La scusa di tassare pensionati e lavoratori per eseguire i lavori sul lungomare di Rimini nord risulta tale proprio perchè la nuova tassa porta fondi alla parte corrente e solo indirettamente libera fondi in parte investimenti. Prova ne è che non è prevista alcuna temporalità dell’aumento delle aliquote che invece rimarranno tali fino a che una nuova delibera non le cambi”. Sono venuti meno, ha detto Erbetta, “5,5 milioni di euro di multe e 300.000 euro di introiti dai parcheggi e sono aumentati i costi di organizzazione del teatro (che avevo quantificato in almeno 2 milioni all’anno per i prossimi tre anni contro la previsione ottimista di euro 800.000 a bilancio) e i costi del personale” e alla luce del “disavanzo e della copertura impropria con gli oneri di urbanizzazione c’era bisogno di una imposta che portasse linfa alla parte corrente in modo stabile, liberando gli oneri e riportandoli nel capitolo investimenti”.
“Non ci si può fidare di un’amministrazione” nella quale “l’assessore al bilancio dice che i conti sono tutti in ordine e che non si accenderanno nuovi mutui e il sindaco lo contraddice un’ora dopo dicendo che accenderà un mutuo da 20 milioni di euro per rifare “il sopra” della città”.

Menti argute. “E’ proprio vero che i riminesi si meriterebbero un’amministrazione diversa, più virtuosa e scrupolosa nella gestione delle risorse pubbliche e nella programmazione degli interventi sul territorio. Non solo sarebbe un loro diritto ma, a conti fatti, sarebbe il più meritato dei traguardi”. Parola di Matteo Zoccarato, Lega. “Le scelte politiche di questa Amministrazione hanno comportato, nel corso degli anni, un’impennata delle spese correnti che oggi, in qualche modo, sono chiamati a coprire. E per le menti argute del Partito Democratico, la scelta più scontata, nonché la più immediata, non poteva che essere quella di pescare nelle tasche di dipendenti e pensionati”.

Operazione di vigliaccheria politica. Fra il pubblico in consiglio comunale ieri sera c’era anche il senatore Croatti, almeno fino ad una certa ora, insieme ad altri attivisti del meetup grillipensanti, così come i rappresentanti sindacali. E oggi il parlamentare grillino commenta: “Il Comune deve assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Non è avvenuto questo ieri sera. Abbiamo assistito ad una operazione di vigliaccheria politica. Il Sindaco di Rimini ha accusato il governo per giustificare le sue incapacità di amministratore e i problemi di bilancio del comune. L’amministrazione incolpa in particolare le incertezze sui finanziamenti del bando delle periferie. Che al contrario, lo ribadisco nuovamente, arriveranno a Rimini Nord come promesso dallo stesso premier Conte. E i cittadini riminesi devono saperlo. Se le risorse del bando arriveranno, come garantito dal governo, verranno restituite ai cittadini le risorse provenienti dall’aumento Irpef? E se questo aumento è davvero causato da questi finanziamenti “incerti”, significa che le aliquote Irpef il prossimo anno torneranno ai livelli precedenti?”.

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