Identità rurale

Identità rurale

Romagnolità: ben più di simpatia.

Sono un romagnolo del sud, nato tra il mare e l’appennino, a nord la campagna, quel poco che rimane, si stempera verso Cesena, a sud sfuma fra il Montefeltro e la Marca pesarese. Sono orgogliosamente rurale, legato ad un granello di sabbia, un conservatore nella accezione più nobile del termine. La tradizione è guida, riparo, punto di riferimento, identità, figura materna; non accetto l’omologazione, i cibi senza sapore, senza profumo, senza carattere, incapaci di trasmettere emozione al palato e al cuore. Non sono uomo da Mulino bianco, temo la mistificazione che è alla base di ogni strategia di marketing. Nella mia terra, il contratto verbale, la parola, il soprannome rappresentano da sempre la storia della famiglia. L’onore non è la verginità, ma la sacralità dell’essere. Sto parlando del passato, non vorrei che fosse remoto, mi sembra ieri quando mio babbo (e mi bà) mi portava al Foro Boario di Furlè facendomi conoscere un magico serraglio di bestie e di uomini, di uomini e di bestie. Travolti dallo tsunami della globalizzazione, dobbiamo preservare la nostra romagnolità, che non è solo simpatia ma un sentimento identitario, una pulsione dell’animo.
Chi siamo? Siamo romagnoli, Italiani con la erre maiuscola.
Rurali sempre.

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