I numeri dell'evasione della tassa sui rifiuti a Rimini sono impietosi soprattutto per gli albergatori. Ma condizionare il rilascio o il rinnovo della licenza alla regolarità del pagamento di tributi e tasse non è semplice e presenta anche qualche controindicazione. Mentre da subito l'assessore Brasini potrebbe fare molto per scoraggiare l'evasione.
La Tassa sui Rifiuti urbani (TARI) è da sempre l’imposta più odiata dai contribuenti ed ora lo è anche per gli Amministratori comunali per le difficoltà connesse alla riscossione delle somme dovute dai soggetti che la evadono.
Nei giorni scorsi l’assessore Brasini ha commentato come tale situazione “oltre a penalizzare le comunità di riferimento perché tasse e tributi non versati significano prima di tutto meno opere pubbliche e meno servizi, nutre la concorrenza sleale” ed oltretutto “allo stato attuale, gli Enti Locali hanno rarissimi strumenti per scoraggiare l’infedeltà fiscale“.
La soluzione alla quale sta lavorando Brasini, condivisa con l’Associazione Albergatori di Rimini, Federalberghi e Confcommercio, è quella di un intervento legislativo volto a condizionare il rinnovo od il rilascio di licenze, concessioni ed autorizzazioni, alla regolarità fiscale ed al pagamento delle imposte.
I numeri dell’evasione TARI sono impietosi soprattutto per la categoria degli albergatori visto che nel biennio 2016-2017 ben 143 aziende non hanno versato, per entrambi gli anni, la tassa dovuta per un debito complessivo di oltre duemilioniduecentomila euro. A questi albergatori se ne aggiungono altri 239 come evasori totali (su una annualità) ed ulteriori 181 evasori parziali (su due annualità) per un conto complessivo di un ulteriore milione di euro.
Tra le aziende alberghiere il debitore della maggiore somma è un contribuente che deve versare l’importo di oltre 53.000,00 euro per entrambe le annualità. Se trasformiamo l’imposta dovuta per TARI in superficie dell’immobile si può osservare come la struttura che non ha versato l’imposta (ipotizzando che tali importi siano dovuti per la sola tassa) ha una dimensione di circa 3.400 metri quadrati; mentre mediamente la tipologia delle strutture che non hanno versato in una annualità corrispondo ad aziende di oltre 900 mq.
Nella tipologia “Motel-Meuble e Garni” l’azienda con maggiore evasione, in base alle tariffe, corrisponderebbe ad una struttura media (aperta per l’intero anno) con una superfice di oltre 2.200 metri quadrati. Da questi numeri si deriva come le aziende con vocazione turistica che non versano la dovuta imposta TARI sembrano essere strutture di medie dimensioni piuttosto che i piccoli alberghi.
Un ulteriore dato statistico di interesse per le considerazioni sulla riscossione della tassa sui rifiuti per la categoria alberghi è la superficie complessiva di queste attività economiche presenti sul territorio. In base al numero delle unità immobiliari iscritte al Catasto Fabbricati del Comune di Rimini è verosimile stimare in circa 1.600.000 i metri quadrati potenzialmente assoggettabili alla TARI per le due categorie alberghi e Motel-Meuble-Garni. Sarebbe estremamente interessante conoscere in quale rapporto si trova la reale superficie dichiarata ai fini della TARI.
L’ipotesi di una soluzione normativa, alla quale lavora l’amministrazione di Rimini per condizionare il rilascio od il rinnovo della licenza d’esercizio alla regolarità del pagamento dei tributi e tasse, fa nascere una legittima domanda: questa idea rappresenta realmente la risoluzione al problema oppure potrebbe nascondere altre incertezze?
I tempi necessari alla Pubblica Amministrazione per la verifica del corretto pagamento delle imposte e tributi, in particolare per le casistiche complesse in cui si possono ritrovare alcuni contribuenti per condizioni soggettive od oggettive, potrebbero diventare essi stessi una distorsione al libero mercato?
Condizionare il rilascio od il rinnovo di una licenza alla completa verifica delle imposte è una operazione tutt’altro che semplice e, nei casi di nuova apertura potrebbe significare “fare il processo alle intenzioni” visto che, ad esempio, la TARI si inizia a pagare dopo l’utilizzo di un immobile. Così come appare complesso chiamare in causa in solido il proprietario dell’immobile al pagamento delle tasse locali evase dal soggetto utilizzatore.
A ciò si aggiunge anche la questione che il dovere dedicare risorse al controllo del corretto pagamento delle imposte, per i soggetti che presentano richiesta di rinnovo o rilascio di una licenza, porta a sottrarre risorse alle normali attività di gestione dell’ordinario ed alle attività accertative.
In attesa delle auspicate novità legislative l’amministrazione comunale dovrebbe rafforzare le attività ed i controlli che sono nella sua responsabilità in particolare verso quelle categorie che, in base ai numeri pubblicati, sembrano evadere maggiormente l’imposta della tassa sui rifiuti urbani.
Da subito si dovrebbe quindi scoraggiare l’evasione fiscale completando la conoscenza puntuale degli immobili e dei loro utilizzatori, integrandola con le informazioni necessarie alla determinazione dell’imposta come: la tipologia ed il numero degli immobili, le superfici dei locali e le superfici delle aree scoperte operative (queste ultime di estremo interesse per la tipologia delle attività presenti sul nostro territorio. Aree e superfici che, è facile prevedere, siano utilizzate fuori da qualsiasi controllo TARI durante il periodo estivo).
Le dichiarazioni e le denunce di variazioni possono, anzi dovrebbero, essere predisposte/suggerite dalla stessa Amministrazione con le informazioni dei propri archivi immobiliari, conosciute, verificate ed aggiornate dagli stessi uffici, in una ottica di prevenzione della possibilità di evadere e di collaborazione con il contribuente. La riscossione, per i soggetti che non hanno adempiuto correttamente al pagamento dei tributi, dovrà contare sui primi atti della bollettazione con data di notifica certa e su tempi abbreviati nella verifica del pagamento del dovuto, in modo di attivare quanto prima, se del caso, le attività della riscossione coattiva. Infine, per le casistiche definite dalla legge, si potranno segnalare all’Agenzia delle Entrate le evasioni erariali riconducibili a comportamenti irregolari.
E’ facile supporre che tutto quanto sopra sia già stato attuato dall’amministrazione ma i numeri sulle somme non pagate od evase per la TARI lasciano aperte considerazioni diverse così come anche la convinzione che esistono modelli organizzativi in grado di scoraggiare l’infedeltà fiscale.
Contrastare in modo più efficace l’infedeltà fiscale si può fare e lo si deve fare se si vuole ridurre l’incidenza delle tariffe sui rifiuti nel prossimo futuro visto e considerato che nel 2019, oltre al possibile aumento dei costi conseguenti anche alle somme evase e non recuperate, verranno a mancare alcuni correttivi alla determinazione delle tariffe.
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