Turismo: dall’alto danno i numeri… ma qui “da basso” qualcuno ancora “ha il capire”

Turismo: dall’alto danno i numeri… ma qui “da basso” qualcuno ancora “ha il capire”

"Diamo finalmente agli operatori un Osservatorio che serva al pubblico e alle imprese"

Al di là delle ubriacature da osservatorio e delle strombazzature dei commentatori “interessati”, i chiaroscuri della stagione turistica sono evidenti. Proposte concrete per non dimenticarci che siamo romagnoli, che turisticamente abbiamo fatto miracoli e che, adeguatamente preparati, possiamo ancora farne molti altri.

di Gabriele Bucci

Le opinioni espresse dell’ottimo albergatore Fabrizio Fabbri (leggi Rimini 2.0, “Rimini può tornare up!”) hanno in parte squarciato il velo che occulta la nudità del Re Turismo.
Al di là delle ubriacature da osservatorio – dove i dati sono ancora sconsolatamente quantitativi – e delle strombazzature dei commentatori “interessati”, i chiaroscuri della stagione turistica sono evidenti a tutti coloro che se ne intendono.
Anche l’Assessore Corsini, ravennate perspicace e reattivo, ha compreso che, come si diceva un tempo per i voti elettorali, per farsi una chiara idea di quel che succede, le presenze turistiche non devono solo contarsi, ma, anche e sopratutto, pesarsi.
Questo, di come debba funzionare un Osservatorio per essere un sensore attendibile del fenomeno turistico e di affidabile orientamento delle politiche turistiche pubbliche e private, è un tema vecchio. Ma, purtroppo, resiliente, come direbbero i fini dicitori.
Io stesso, come rappresentate del sistema regionale delle Camere di Commercio, l’ho posto numerose volte nei miei interventi in quella sorta di Parlamentino Regionale del Turismo che è il Comitato di Concertazione Turistica.
Come il tema in oggetto, anche la mia proposta è antica. Ma, mi si permetta, non priva di attualità.
Vediamo perchè.

Gabriele Bucci. “Si chiami a “far sistema” su questo Osservatorio Previsionale il meglio fra le organizzazioni imprenditoriali e del lavoro, gli attori dell’Istruzione e della Formazione di settore, dall’Università ai Centri di Formazione”

PUNTO PRIMO
Innanzitutto, occorre domandarsi perché avere in Regioni due Osservatori – uno predisposto formalmente da Unioncamere e l’altro dall’ISTAT – che fanno la stessa cosa e sovente si contraddicono fra loro.
Secondo me ne basta e avanza uno.
La Regione scelga quello che predilige, chieda eventualmente di aggiustarne la metodologia e fornisca finalmente una lettura univoca dei movimenti turistici.
Si risparmia sui costi e si liberano risorse per fare quello che serve di più alle imprese turistiche ed a Regione e Comuni nonché alle loro strutture di servizio come APT e Destinazioni Turistiche.

PUNTO SECONDO
Quel che serve di più, infatti, non è qualcosa che misuri a posteriori come è andato il turismo.
Questo gli operatori lo sanno già perché vedono come va da loro, sanno osservare molto bene cosa succede ai colleghi (o concorrenti), ne parlano tra di loro ai banchi della Marr o del CAAR o si telefonano per domandarsi alla riminese: “Alora…”.
E, se non hanno tempo e voglia di andare a vedere sui siti altrui, glielo dicono gli stessi turisti quando li estenuano con una infinità di chiamate prima di prenotare e, per ottenere le migliori condizioni, gli snocciolano i prezzi e le camere disponibili della concorrenza.
Per esperienza posso dire che non c’è cosa che li faccia più irritare che il sentire di risultati strabilianti quando il loro personale osservatorio veritieramente dice altro.
Allora io dico: se proprio questioni di opportunità politica e/o obblighi istituzionali ce lo impongono, si mantenga pure in vita questo Osservatorio Quantitativo.
Ma mettiamo in campo contemporaneamente qualcosa di molto più utile per i privati e per il pubblico.
Per prima cosa si realizzi un Osservatorio sul campo.
Si creino una serie di occasioni per ascoltare gli operatori turistici, e lo si faccia immediatamente a fine stagione!
Ma ascoltiamoli tutti, anche quelli che non sono associati, gli “operatori turistici della strada”.
E, fra quelli iscritti alle Associazioni, si ascoltino non solo i rappresentanti eletti nei consigli, anche quelli che non si sentono rappresentati.
Cosa direbbero, infatti, fra gli albergatori di Rimini, quella quasi metà di votanti che, alle ultime elezioni, hanno votato contro la rielezione della Rinaldis?
Di sicuro, per fare un solo esempio, non ne condividono certo le idee sulla permanenza del vincolo di destinazione alberghiera, grossissimo nodo da scogliere per attivare un processo di riqualificazione dell’offerta ricettiva.
Ma questo è solo un esempio fra i numerosi, ma spesso taciuti, punti di dissenso rispetto al pensiero dominante, al dogma turistico professato dai “soliti (fortunati) noti” che tiene contemporaneamente banco e in stand by parte della riviera.
Se la Regione vuole un quadro realistico ed esauriente, ogni tanto “si disintermedi”, ascolti direttamente il popolo degli operatori turistici (e qui mi becco di sicuro l’accusa di populismo, ma subito rimando gli eventuali detrattori alla lettura di “Popolo vs Democrazia di Yoscha Mounk o di “Popolocrazia” di Ilvo Diamanti e Marc Lazar, nessuno dei quali in odore di populismo).
Ne sentirebbero delle belle sul turismo, di “oneste e sincere” come canta il Vasco.
E, senz’altro, queste servirebbero loro almeno quanto le teorie di marketing turistico che sono abituati ad ascoltare dai loro “fedelissimi” consulenti e relatori di progetti promo-commerciali.

PUNTO TERZO
Diamo finalmente agli operatori un Osservatorio che serva al pubblico e alle imprese, un Osservatorio Previsionale.
Un chiaro, affidabile ed attendibile sensore che indichi, sulla base di analisi e dati scientificamente probanti, su quali mercati, su quali target, su quali tendenze e, soprattutto, su quali prodotti turistici scommettere nel tempo, dalla stagione successiva al prossimo decennio.
Un Osservatorio Previsionale che, anno dopo anno, crei un valore aggiunto di conoscenza turistica, non teorica ma concretamente applicabile.
E che dia agli operatori chiavi di lettura sul futuro e orientamento al mercato.
Costituisca la base della politica turistica pubblica: incentivi per l’aggregazione (perchè da soli non si va da nessuna parte), formazione imprenditoriale continua, strumenti per fare marketing, risorse per spingere sulla qualità e l’innovazione.
Si chiami a “far sistema” su questo Osservatorio Previsionale il meglio fra le organizzazioni imprenditoriali e del lavoro, gli attori dell’Istruzione e della Formazione di settore, dall’Università ai Centri di Formazione.
Le risorse non mancano di certo, fra Bilancio Regionale e delle Camere di Commercio, Fondi Sociali Europei, Fondi Interprofessionali, Fondi di Enti Bilaterali, Fondi per Centri Assistenza Tecnica e così via.
E si ponga chiaramente l’obiettivo primario: concentrarsi veramente sul prodotto turistico.
Quello che i turisti ci chiedono e non quello che pretendiamo noi di dar loro.
Quello che ha un presente, ma anche un futuro.
Quello che altri non possono dare come lo diamo noi.
Certo serviranno anche politiche turistiche adeguate di tipo sovracomunale (mobilità e trasporti, qualità della vita e ambiente, salute e benessere, alimentazione ed enogastronomia, cultura ed eventi, etc.), ma intanto cominciamo da noi.
Guardiamo in faccia la realtà, rompiamo lo schema usuale, usciamo dall’area di comfort, cerchiamo di essere più visionari e di credere di più nel nostro futuro.
Non dimentichiamo mai che siamo romagnoli, che turisticamente abbiamo fatto miracoli e che, adeguatamente preparati, possiamo ancora farne molti altri.

COMMENTI

DISQUS: 0