Un altro sfregio a Castel Sismondo: il “nebulizzatore” nell’area del fossato

Un altro sfregio a Castel Sismondo: il “nebulizzatore” nell’area del fossato

Dopo avere steso sull'antico emiciclo davanti alle torri un tappeto di cemento e marmo rosa, arriva un'aggiunta in stile fru-fru, consistente in un'ampia vasca di acque con nebulizzatori per creare un effetto fellinesco. L'impianto idrico affonda per alcuni metri. Se a Rimini nessuno insorge, chiediamo aiuto ai fiorentini.

“EDIFICO’ UNO CASTELLO, FORTEZZA MIRABILE, AL SIGNOR GISMONDO DI RIMINO”.
Così Antonio Manetti (1423-1497), fiorentino, architetto militare, primo biografo e giovane amico di Filippo Brunelleschi (1377-1446), rivela l’autoria del nostro Castel Sismondo, opera del più grande architetto di tutti i tempi, l’unica sopravvissuta, ma per poco.

“PRIMO VERSUS URBEM AMBITU EMICICLI FORMAM HABENS PROMURALIS VIX CREDIBILI RELATU, PROFUNDITASQUE PIRRAMIDUM INSTAR PROCLIVIS A FUNDAMENTIS ERRIGITUR“ [Viene eretto un PROMURALE a stento descrivibile, come prima area di difesa verso la città, e un muro profondo inclinato dall’assetto simile alle piramidi].
Così Roberto Valturio, contemporaneo di Sigismondo Pandolfo Malatesta.
Va spiegato che con il termine “promuralis” il Valturio intende complessivamente la prima cerchia delle difese del castello, comprendente l’area ai piedi delle sei torri, la falsabraga con il muro merlato basso, il fossato, e il contro muro di contenimento.
Il fossato non era un fossato acqueo, come nel castello di Ferrara, anche se in caso di assedio veniva steso un velo d’acqua sulla sua superficie per creare una sorta di tappeto fangoso, era come fortificazione e come insieme di costruzione parte integrante della rocca, progettazione intera brunelleschiana. Il castello intero comprendeva le sei torri, il mastio, l’ala di Isotta, la corte verso Rimini, la falsabraga, il fossato e la controscarpa.
Per sfortuna di Rimini, quando il senese Gaetano Milanesi, scopritore della biografia di Antonio Manetti da cui proviene il brano d’apertura, comunicò ai Riminesi la sua scoperta, i Riminesi, forse Carlo Tonini, non capirono la straordinaria fortuna che gli era capitata, l’aumento di prestigio mondiale che gli sarebbe venuto dall’unica opera ossidionale del Brunelleschi sopravvissuta, e il mainstream culturale di Rimini, cioè il gruppo di intellettuali che orienta la cultura della città, respinse la grande scoperta e tuttora la respinge.

IL CONSIGLIO COMUNALE DEL 16 LUGLIO 2020

Dopo avere perduto l’occasione di reintegrare la struttura edilizia del castello con i suoi pieni e vuoti, e con il ripristino della visibilità della metafora principe delle piramidi, e dopo avere steso sull’antico emiciclo davanti alle torri un… tappeto di cemento e marmo rosa in stile neopataca, il consiglio comunale in simbiosi con l’amministrazione comunale più distruttiva di opere archeologiche, storiche ed estetiche dai tempi della distruzione del Kursaal e della tentata trasformazione del Tempio Malatestiano in un Condominio Malatesta – voci tremende suffragate dai diari di Bernard Berenson – hanno deciso di accostare al sopraddetto tappeto di cemento e marmo rosa stile neopataca, un’aggiunta in stile fru-fru, consistente in un’ampia vasca di acque con nebulizzatori per creare un effetto fellinesco – avete presente il nebbione di Amarcord – che sembra un’idea tanto cretina che se te la raccontano non ci credi. Non si può essere tanto stupidi, pensi.
Invece sì, si può essere, e per far funzionare tutto l’ambaradam acqueo i Consiglieri jes-man – ma ci sono Consiglieri che dicono no, no, no, perché non tutti sono d’accordo, c’è qualcuno che ha mantenuto la freddezza e la chiarezza della ragione nella corte nebulizzata del despota -, i Consiglieri jes-man hanno approvato un impianto idrico che si sprofonda 4 metri, dove? Dentro il fossato, sulla controscarpa?

COSA C’È DENTRO IL FOSSATO, NELLA CONTROSCARPA E NELLA FALSABRAGA SEPOLTE

Dentro il fossato, e nello spessore della controscarpa e della falsbraga, il compianto castellologo Dino Palloni si aspettava di trovare, se si fosse scavato, delle gallerie con feritoie, come quelle della rocca di Cesena, per prendere alle spalle il nemico sceso nel fossato, o anche delle capponiere, ossia delle gallerie basse nel fondo del fossato con aperture per i tiri. Scavando nel fossato davanti alla rocca di Mondaino in angolo con la falsabraga del palatium è stata trovata una capponiera con due cannoniere dell’epoca di poco posteriore a quella della signoria di Sigismondo.
Inoltre, come ormai dovremmo sapere tutti, il fossato venne riempito con i resti della prima cattedrale di Rimini, Santa Colomba. Rimini è una città ancora ricchissima di archeologia e di storia, ma gli amministratori e gli imprenditori edili si sono dati e si danno da fare per impoverirci di quei valori storico-artistici che la rivista Limes l’anno passato aveva individuato come uno dei quattro punti su cui contare per la rinascita dell’Italia.
Un vecchio imprenditore edile mi raccontava, in parte vergognandosi, in parte allargando le mani, come per dire “così va il mondo a Rimini”, dei mosaici che nella sua vita aveva fatto distruggere per tirar su gli sciatti e poco robusti palazzoni di cemento armato… Ma perché non li avete staccati e venduti nel mercato antiquario clandestino, prendendo molti soldi, gli chiedevo, almeno sarebbero ancora vivi in qualche museo degli States. Distruggere mosaici romani per fare un fondamento in cemento armato è come bruciare nel camino una costosissima poltrona d’antiquariato per riscaldarsi… Ma questo vecchio, mio coetaneo, non aveva la minima idea dei valori archeologici, o storici o artistici.

APPELLO A FIRENZE E AI FIORENTINI

E’ vero che è stato il sindaco di Firenze Matteo Renzi a distruggere le Soprintendenze archeologiche, dopo un secolo di gloriosa attività invidiataci dal mondo, per affidarle agli architetti, il personale delle Sovrintendenze ai monumenti, che è come se in un ospedale un dirigente eliminasse il reparto di cardiologia per affidarne le competenze ai medici di oculistica.
Tuttavia voglio sperare che vi siano Fiorentini colti e non colti ma che amino il loro cupolone, uniti a noi Riminesi dei valori culturali in un gemellaggio culturale, che si prendano a cuore il castelllo riminese del Brunelleschi e che, appena questa amministrazione comunale si sarà estinta – tutto passa – ci offrano quel collegamento con l’Italia e con il mondo che finora non c’è stato e che ci aiutino a pulire l’interno del castello dai ciaffi fellineschi e a demolire i cementi e le sciatte vasche d’acqua nebulizzata sul promurale. Certamente avremo buttato via dei milioni di euro. Ma sarà, speriamo, per l’ultima volta.

Fiorentini aiutateci a salvare e a valorizzare l’unico castello rimasto del vostro immenso Filippo Brunelleschi che venne a Rimini nell’estate e autunno del 1438. Aiutateci a farlo conoscere in Italia, in Europa e nel mondo.

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